La salvaguardia del Creato per una nuova sobrietà

Fiore blu
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Ormai da tre anni la Chiesa italiana ha scelto il giorno del 1 settembre per celebrare la giornata per la salvaguardia del creato. Il messaggio di questo anno è ‘Una nuova sobrietà per abitare la terra’. Un’occasione per riflettere sulla ‘famiglia umana’, che abita la terra, perché “davvero il pianeta è la casa che ci è donata, perché la abitiamo responsabilmente, custodendone la vivibilità anche per le prossime generazioni”.

Dopo una attenta analisi della situazione mondiale, in cui sfruttamento eccessivo delle risorse primarie si intreccia con gravi forme di inquinamento, a scapito dei soggetti più svantaggiati, “che sono meno in grado di difendersi dalle loro conseguenze”, la Chiesa traccia una possibile strada da percorrere. “Emerge dalla questione ambientale una triplice esigenza di giustizia: verso le future generazioni, verso i poveri, verso il mondo intero. Un forte appello si leva verso le comunità che riconoscono nel Dio della Scrittura la sorgente di ogni giustizia: è un impegno a cui esse devono fare responsabilmente fronte”.

Riprendendo il messaggio comunitario, lanciato unitariamente a Sibiu dalle Chiese, in cui è stata espressa preoccupazione per la creazione di Dio, invocando “una maggiore sensibilità e rispetto per la sua meravigliosa diversità”. La sfida della Chiesa è una nuova sobrietà: “Occorre, infatti, un nuovo stile di sobrietà, capace di conciliare una buona qualità della vita con la riduzione del consumo di ambiente, assicurando così un’esistenza dignitosa anche ai più poveri e alle generazioni future. È il richiamo formulato dal Santo Padre in occasione della Solennità dell’Epifania 2008: c’è bisogno di una speranza grande che faccia ‘preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi ed alla miseria di molti’; solo ‘adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle risorse, sarà possibile instaurare un ordine giusto e sostenibile’.

Una sobrietà che la Chiesa, nel corso della sua millenaria storia, ha sempre richiamato. Infatti, nelle quattro virtù cardinali la sobrietà corrisponde alle parole ‘prudenza’ e ‘temperanza’. In questo senso la Dottrina Sociale della Chiesa al n^ 486 è chiara: “I gravi problemi ecologici richiedono un effettivo cambiamento di mentalità che induca ad adottare nuovi stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti. Tali stili di vita devono essere ispirati alla sobrietà, alla temperanza, all’autodisciplina, sul piano personale e sociale. Bisogna uscire dalla logica del mero consumo e promuovere forme di produzione agricola e industriale che rispettino l’ordine della creazione e soddisfino i bisogni primari di tutti. Un simile atteggiamento, favorito da una rinnovata consapevolezza dell’interdipendenza che lega tra loro tutti gli abitanti della terra, concorre ad eliminare diverse cause di disastri ecologici e garantisce una tempestiva capacità di risposta quando tali disastri colpiscono popoli e territori”.

Ed il Catechismo della Chiesa Cattolica al n^ 1809 definisce in questo modo la temperanza (sobrietà): ““La temperanza è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati… La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore… Nel nuovo testamento è chiamata moderazione o sobrietà. Noi dobbiamo vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo”. Ecco, la Chiesa invita, da secoli, a rispettare la terra, che non è nostra proprietà, ma ci è stata affidata affinchè “la coltivasse e la custodisse” (Gen. 2, 15). A questo proposito più di trenta anni fa, uno scrittore, Ernst F. Schumacher, scrisse un libro fondamentale per l’analisi dei tempi odierni, ‘Piccolo è bello’ (1973), in cui affermava: “Nel contesto dell’intera tradizione cristiana, non c’è forse corpo dottrinale che sia più rilevante e appropriato alla pericolosa situazione moderna delle dottrine meravigliosamente sottili e realistiche delle quattro Virtù Cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza… (Prudenza) significa l’opposto di un atteggiamento verso la vita piccolo, mediocre, calcolatore, che rifiuti di vedere e valutare qualsiasi cosa la quale non riesca a promettere un immediato vantaggio utilitario”.

Per questa tradizione cattolica nel rispettare il creato la Chiesa cattolica sprona i credenti ad ‘una vera e propria conversione ecologica’, partendo da una situazione concreta, i rifiuti: “Una sobrietà intelligente potrà anche contribuire a rendere meno gravoso il problema della gestione dei rifiuti, prodotti in quantità crescenti dalle società industrializzate… Promuovere la sobrietà nel consumo significa anche imparare ad apprezzare i beni per la loro capacità di durare nel tempo, magari per usi diversi da quelli originari, piuttosto che per l’attrattiva della confezione”. In questo senso la Chiesa sollecita i cittadini a praticare in modo efficace la raccolta differenziata per un futuro sostenibile e per il bene della comunità sociale: “Una politica dei rifiuti non può essere efficace se gli stessi cittadini non divengono protagonisti della loro gestione attiva, favorendo il diffondersi di comportamenti corresponsabili in tutti i soggetti coinvolti. Laddove crescono relazioni armoniose e giuste, anche la gestione delle risorse diventa un’occasione di progresso e orienta a un rapporto più rispettoso e armonioso con il creato”.

Perciò, come cristiani e cittadini, siamo chiamati ad interrogarci sulle sfide lanciate dalla Chiesa italiana in questo messaggio, lasciandoci provocare dalla lettera di padre Alex Zanotelli, che scrive a proposito della situazione dei rifiuti a Napoli: “Sono convinto che Napoli è solo la punta dell’iceberg di un problema che ci sommerge tutti. Infatti, se a questo mondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l’11% del mondo consuma l’88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti. I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto, a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà”.

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