Da L’Aquila il perdono è una virtù civica e religiosa

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Per le otto messe della Perdonanza a L’Aquila, previste dal 28 al 29 agosto sul prato antistante la basilica di Collemaggio, potranno partecipare 1.000 fedeli per ogni celebrazione, per un totale di 8.000 persone. Solo per la celebrazione eucaristica del 28 agosto alle ore 19 i fedeli dovranno munirsi dell’apposito braccialetto verde, secondo le modalità che saranno specificate dal Comitato Perdonanza per controllare gli accessi al prato della Basilica. 

Per tutte le altre celebrazioni in programma, nel rispetto del numero previsto dal Protocollo CEI-Governo, i fedeli, sempre muniti di mascherina e seguendo le indicazioni degli operatori della sicurezza, potranno accedere al prato liberamente prendendo posto nelle sedie predisposte dal Comitato che saranno opportunamente distanziate e igienizzate, come previsto dalle normative.

Oltre i volontari dell’Ufficio liturgico diocesano, sul prato sarà presente anche il personale della safety security messo a disposizione dal Comune dell’Aquila. Inoltre chi vorrà accedere a Santa Maria di Collemaggio, potrà farlo, attraverso la Porta Santa che sarà aperta dal card. Zuppi la sera del 28 agosto e che resterà aperta fino alla sera del giorno successivo, tenendo conto che non potrà essere superato il limite di 200 persone all’interno della basilica stessa. Dovranno essere seguite le indicazioni del personale addetto alla sicurezza.

Per l’occasione l’arcivescovo metropolita della diocesi, card. Giuseppe Petrocchi, ha invitato i fedeli a dare valore al ‘fuoco’, che ha animato papa Celestino: “Il fuoco è un fenomeno avvincente: ma le fiamme possono guizzare e protendersi in molte lingue perché c’è un combustibile che le alimenta. Il fuoco si accende e arde perché c’è un supporto che brucia e si consuma. Esaltare il fuoco della Perdonanza significa dare valore all’ ‘anima celestiniana’ che lo genera, soprattutto nella dimensione dell’amore che sa portare cristianamente il peso delle difficoltà quotidiane”.

La Perdonanza è un’occasione di conversione: “L’evento, che prende inizio, non si esaurisce in un semplice gesto rituale: ma intende attivare una conversione motivata e concreta. Quest’anno possiamo prendere l’impegno a vivere, con carità evangelica, i numerosi disagi e gli inconvenienti legati alla pandemia da Covid19”.

In questa situazione il cardinale ha sottolineato che la fedeltà tutela il bene comune: “Ciò comporta accettare con prontezza le privazioni imposte dalle circostanze, facendosi carico, con pazienza, delle rinunce e dei fastidi provocati dalla lotta contro questo temibile contagio. Talvolta può costare fatica obbedire alle norme e restrizioni decretate per contenere l’epidemia, ma la fedeltà convinta e obbediente tutela il bene comune: cioè il bene individuale e pubblico”.

Ed il rispetto civico è una virtù: “La disciplina civica, se risponde a regole giuste, è una virtù: umana e cristiana. Preghiamo per le vittime del contagio e per le loro famiglie, così pure per i malati a causa di questa infezione. Insieme agli atteggiamenti di adesione alle disposizioni legittime mirate a promuovere gli interessi generali, occorre moltiplicare l’attenzione verso le persone che attraversano gravi difficoltà, sapendo che la carità cancella una moltitudine di peccati”.

Infine  ha invitato i fedeli a non chiudere i propri ‘cuori’ a chi è in difficoltà: “In particolare va rivolta una partecipe prossimità al mondo del lavoro, fortemente messo in crisi dalla recente pandemia. Pensiamo gli operai, agli artigiani, ai commercianti, agli impiegati, ai professionisti, agli imprenditori che hanno subìto seri danni economici nello svolgimento delle loro attività. Essi hanno bisogno non solo della nostra simpatia ma di una solidarietà fattiva e coraggiosa.

Apriamo il cuore pure a quanti bussano alle nostro porte, provenienti da paesi lacerati da guerre e devastati dalla povertà, nella convinzione che la questione fondamentale da affrontare non è ‘se’ aiutarli, ma ‘come’ aiutarli, in modo adeguato e lungimirante.

Nella generosa sollecitudine Aquilana comprendiamo anche gli esclusi, a qualunque categoria appartengano, e  gli indigenti, che alla precarietà economica spesso uniscono problemi di emarginazione sociale”.

Infine nel saluto ai turisti l’arcivescovo ha ricordato che la Perdonanza è stata riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio Immateriale dell’Umanità: “Rappresenta per tutti noi aquilani un motivo aggiuntivo di impegno a rendere questa celebrazione un momento fondamentale di incontro fra le persone, sulla base dell’esperienza del perdono che è grazia ricevuta, vissuta e data”.

Il riconoscimento dell’Unesco ha sottolineato fondamentale il perdono: “La Perdonanza ha una radice spirituale, evangelica. L’idea che muove Celestino V è quella di estendere sempre di più l’atteggiamento del perdono ricevuto e dato come stile di vita quotidiano delle persone.

Però tutto ciò che è autenticamente evangelico è anche pienamente umano, nella sua interezza, come ciò che è pienamente umano è tendenzialmente evangelico, cioè esprime valori che ritroviamo nella Parola di Dio. Allora la Perdonanza è al tempo stesso evento ecclesiale e sociale”.

Ed ha concluso affermando che il perdono costruisce la città: “La Perdonanza, dunque, ci dice che l’amore che sa rimuovere gli ostacoli dell’egoismo dà la precedenza alla verità e al bene. E’ un amore che costruisce la città di Dio, cioè la Chiesa-comunione, ma anche la città dell’uomo”.

(Foto: Diocesi de L’Aquila)

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