Benedetto XVI, profeta di pace in Libano

Condividi su...

Giovanni Paolo II la annunciava con forza profetica, Benedetto XVI la spiega con intellettuale entusiasmo. Quello che li accomuna è che per entrambi la pace non è una parola, ma una realtà viva. E’ questo che convince i giovani. Quello che dice il Papa ha il suono della realtà. A Beirut i ragazzi di Benedetto del 2012 hanno ascoltato un papa dolce e a tratti commosso, ripetere: “non abbiate paura”. Ma anche metterli in guardia dalla tentazione del facile consumismo, delle amicizie solo virtuali, della cultura della morte. Una pace che significa gioia anche nella sofferenza perché è amore e rispetto. Un messaggio totalmente rivoluzionario quello del Papa, parole pronunciate a pochi chilometri da dove uomini violenti confondevano il “rispetto” con la sopraffazione. Ci voleva coraggio per il Papa ex professore di teologia ad essere un messaggero profetico.

“ Chi vuole costruire la pace deve smettere di vedere nell’altro un male da eliminare” dice Benedetto nel sole di una domenica mattina ai 350 mila che sono lì per ascoltarlo. Ai giornalisti in aereo il Papa aveva spiegato che bisogna “rispettare nell’altro non soltanto la sua alterità, ma, nell’alterità la reale essenza comune di essere immagine di Dio, e trattare l’altro come un’immagine di Dio.” Ecco, immagine di Dio. Nessun credente che sia davvero tale può prescindere da questa verità: l’altro immagine del creatore. E se è così come si possono ammettere violenza e morte? Ai media il Papa chiede un aiuto specifico proprio per far “passare” questo messaggio: “Importante qui è il lavoro dei giornalisti, che possono aiutare molto per mostrare come la violenza distrugge, non costruisce, non è utile per nessuno.” La proposta operativa concreta è la preghiera, la carità, ma anche un impegno sociale che sappia tener testa alle due “nuove realtà” che investono il Medio Oriente: “la laicità con le sue forme talvolta estreme, e il fondamentalismo violento che rivendica una origine religiosa.”

Nella Ecclesia in Medio Oriente c’è la ricetta per una vera “primavera” della regione, c’è la condanna della “abilità manipolatrice di certuni” che insiema alla “comprensione insufficiente della religione” sono alla base del fondamentalismo. Gli “antidoti” sono la famiglia, l’educazione dei bambini e dei giovani, il rispetto del ruolo della donna (aspetto non indifferente in una società fortemente maschilista e patriarcale) , la formazione catechetica e religiosa in genere. Chi conosce davvero Cristo non può cedere alla violenza in nessuna sua forma, dice il Papa ai cristiani del Libano e del Medio Oriente. Ma dice anche che la comunione tra i cristiani è la sola testimonianza di pace. E’ l’unico mezzo per essere in comunione con tutti gli uomini, con tutti i credenti. Chiede che la vita sacramentale sia vissuta in pienezza, con lo sguardo alla autentica economia della salvezza, “in un’epoca in cui la dimensione escatologica della fede si è indebolita e il senso cristiano della storia, come cammino verso il suo compimento in Dio, si smorza a vantaggio di progetti limitati al solo orizzonte umano”. Ma la pace va oltre il limite umano. Lo ha detto al Presidente della Repubblica il Papa. La pace è profezia che sa superare le “guerre piene di vanità e di orrori”, ma anche “la disoccupazione, la povertà, la corruzione, le diverse dipendenze, lo sfruttamento, i traffici di ogni sorta e il terrorismo.”

La pace si costruisce imparando a “fare scelte libere e giuste, che possano andare contro-corrente rispetto alle opinioni diffuse, alle mode, alle ideologie politiche e religiose. L’affermarsi di una cultura di pace ha questo prezzo! Occorre evidentemente bandire la violenza verbale o fisica. Essa è sempre un oltraggio alla dignità umana, sia dell’autore sia della vittima.” La pace è l’ammirazione che il Papa prova per il coraggio dei giovano siriani che sono venuto ad ascoltarlo: “Dite a casa vostra, ai familiari e agli amici, che il Papa non vi dimentica. Dite attorno a voi che il Papa è triste a causa delle vostre sofferenze e dei vostri lutti. Egli non dimentica la Siria nelle sue preghiere e nelle sue preoccupazioni. Non dimentica i mediorientali che soffrono. E’ tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza e alle guerre.” La pace è quella del rispetto degli immigrati “sfruttati senza potersi difendere con contratti di lavoro più o meno limitati o legali…vittime di infrazioni delle leggi locali e delle convenzioni internazionali”, scrive Benedetto nella Esortazione post sinodale. La pace, quella che il mondo ha visto nei tre giorni della presenza del Papa in una città dove ancora le ferite delle guerre sono visibili, “il mondo arabo e il mondo intero avranno visto, in questi tempi agitati, dei cristiani e dei musulmani riuniti per celebrare la pace.”

La pace vera è quella che ha dato la forza a Benedetto XVI di essere in Libano senza mai aver avuto un dubbio, è quella che lo ha spinto a dire sulla pista dell’aeroporto domenica sera : “il vostro calore e il vostro cuore, che mi hanno dato il desiderio di ritornare. Ve ne ringrazio in modo particolare. Dio vi benedica per questo!”

Free Webcam Girls
151.11.48.50