Da Rimini un invito a scoprire il sublime
A Rimini il Meeting dell’Amicizia fra i popoli sta volgendo a termine ed emerge sempre più un itinerario chiaro: emergenza, ricerca, prevenzione, rilancio e sostenibilità, partendo dal monito lanciato da papa Francesco (‘Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla’), come Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà, e Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia e Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, hanno provato a dare una prima lettura sistematica alle lezioni che possiamo dire aver imparato dalla pandemia, rispondendo agli interventi di Enrico Giovannini, portavoce ASviS; Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS di Roma; Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità, e Alberto Vacchi, presidente di IMA.
Definendo la natura dell’emergenza, Arcuri ha affermato: “il Covid-19 non è un evento, statico e circostanziato nel tempo e nello spazio… Siamo di fronte ad un flusso: non circoscritto, dinamico ed imprevedibile. Ed è per questo che ci ha colti impreparati. Stiamo imparando a fronteggiarlo rincorrendone gli sviluppi». Questa situazione, dunque, richiede che la ritrovata libertà di questi mesi, dopo il sacrificio imposto dai mesi di lockdown, sia accompagnata da un forte senso di responsabilità, alla ricerca di un equilibrio ragionevole tra rischi collettivi e desideri individuali”.
Riflettendo sul contributo della ricerca nella gestione della crisi, continua Ippolito, ci si aspettava da anni un’epidemia; ma la si attendeva da un virus influenzale, e non da un coronavirus, come invece è accaduto. Per questo il Codiv-19 è stato accolto da un iniziale scetticismo; non ci si aspettava una pandemia come quella in corso, così come non ci si aspettavano così tanti morti nei Paesi sviluppati, ha concluso il direttore dello Spallanzani:
“La lezione che impariamo dalla lotta al coronavirus è che serve un modello nazionale, una guida forte e una catena corta per arrivare preparati a queste situazioni. Bisogna investire nella ricerca sulle malattie infettive e fare ricerca sulla preparazione, garantendo la continuità di cura e di monitoraggio soprattutto in vista dell’autunno”.
E proprio pensando all’autunno, Arcuri pone l’accento sull’importanza che avrà, il prossimo 14 settembre, il momento di riapertura delle scuole: “Si tratta di un passo necessario non solo per i fini di istruzione, ma anche e soprattutto per avviare un processo di ritorno alla normalità collettiva… Dobbiamo lavorare tutti, come comunità, per raggiungere questo obiettivo: un accettabile livello di sicurezza in tutte le prossime fasi della ripresa”.
Guardando al monito che si recupera dal percorso fatto finora nell’ambito della prevenzione, prosegue Locatelli, l’Italia è stato il primo Paese occidentale ad essere investito da un’ondata epidemiologica di quella che era un’infezione a tutti gli aspetti sconosciuta:
“Le morti dei nostri concittadini hanno artigliato le nostre coscienze e ci hanno messi di fronte alla fragilità umana. In quella drammatica situazione, il sistema sanitario universalistico italiano ha dato una cruciale prova di resilienza, assicurando a tutti i cittadini le più efficaci terapie nei diversi contesti, e approntando risorse strutturali e infrastrutturali per aumentare i posti letto nelle terapie intensive”.
Facendo eco a questo avvertimento, Arcuri riporta l’attenzione sugli sforzi straordinari fatti dal SSN durante l’emergenza, ricordando come siano stati quasi raddoppiati i posti letto in terapia intensiva (da 5179 a 9447) e sub-intensiva (da 6525 a 35mila ca.) in poco meno di tre mesi:
“Questo sforzo, tuttavia, è stato figlio dell’ansia e dell’emergenza. Ora abbiamo il dovere di lasciare il nostro Paese in una condizione migliore di quella che abbiamo trovato all’inizio dell’emergenza. E in questo senso vanno gli investimenti voluti dal ministro Speranza, rivolti soprattutto a garantire ulteriori posti letto in terapia intensiva (3600) e sub-intensiva (4800) e a rafforzare la rete dei presidi medici territoriali”.
A questo si è ricollegato Giovannini, toccando l’ultimo punto in programma, la sostenibilità: “E’ una parola che sembrava esserci venuta quasi un po’ a noia. Eppure, mai come durante la pandemia le persone hanno capito la chiara connessione che esiste tra salute e ambiente, tra economia e società». Richiamando quanto ricorda Papa Francesco, «non possiamo vivere sani in un pianeta malato… Sviluppo sostenibile significa soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza pregiudicare che quelle future possano fare altrettanto”.
A questo punto è stata interessante la riflessione sul tema del Meeting, sviluppata dal prof. Joseph Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard, che ha osservato che “quando sentiamo la parola sublime la associamo subito alla natura, creazione di Dio, ma, conoscendo Heschel, non credo che lui avesse in mente questo tipo di meraviglia”.
Il relatore ha infatti osservato che il termine ‘meraviglia’, anche nel suo significato in italiano, può indicare anche un atteggiamento negativo, ovvero la sorpresa di fronte ad un fatto o comportamento che ci ferisce: “Pensiamo ai nazisti che hanno ammazzato, a milioni, ebrei, rom, omosessuali: di fronte al questo fatto sorge spontanea la domanda: Dio dov’era? Mi meraviglio che lo abbia permesso. Ma lo stesso interrogativo sorge davanti alle tragedie causate da fenomeni naturali (tsunami, terremoti, lo stesso Covid): “E tu, Dio, dove sei? Mi meraviglio della tua assenza”.
Weiler ha trovato le risposte all’inerzia di Dio nel Vecchio Testamento. Dio ha creato l’uomo capace distinguere tra bene e male: Caino dopo l’assassinio del fratello si lamenta con Lui della severità della punizione, ma è perfettamente conscio di aver commesso una azione cattiva. Dio ha lasciato all’uomo la piena libertà di scegliere le sue azioni (ricordando come don Giussani abbia molto insistito su questo).
Il discernimento e il libero arbitrio sono le caratteristiche essenziali dell’essere umano: Dio ha voluto creare l’essere che, a sua somiglianza, fosse libero di capire e decidere, perché solo per libera scelta l’amore dell’uomo ha un valore per Dio.
Nondimeno, il relatore ha fatto notare come siano sempre riscontrabili, nelle tragedie umane o naturali, azioni dell’uomo espressione di amore e bontà, che parimenti suscitano meraviglia, citando i cattolici che, a Trieste, a rischio della vita, protessero, durante la seconda guerra mondiale, i suoi familiari ebrei, ed ha citato l’abnegazione di medici ed infermieri nell’emergenza della pandemia: “E’ il comportamento umano che crea la meraviglia che produce il sentimento del sublime”.