Al Meeting la vita si automantiene

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Anche la seconda giornata del Meeting dell’Amicizia tra i popoli, in svolgimento a Rimini, è stata incentrata sul ‘mistero’ della vita grazie a Tommaso Bellini, professore di Fisica Applicata all’Università degli Studi di Milano, e Giorgio Dieci, professore di Biochimica all’Università di Parma, ambedue membri di Euresis, che hanno documentato ulteriormente il tema fondamentale dell’interdipendenza, come ha sottolineato il prof. Dieci:

“Oggi possiamo osservare e indagare la vita, ma questa è uno stato che esperiamo, un orizzonte in cui siamo immersi. Quindi vorremmo mostrarvi scenari che meritano stupore. Ma ad essi corrisponde uno stato di essere soggetti vivi, che vogliono dare e ricevere senso in una prospettiva nel mondo e sul mondo, cosa impossibile senza altri viventi”.

I due accademici si sono alternati nella presentazione degli elementi costitutivi dello stato vivente, in un’articolata rassegna divulgativa che parte dalle proteine e dagli acidi nucleici, e ne analizza le funzioni alla luce del concetto di interdipendenza.

Il dato dimostrabile è che non si tratta solo di chimica: nei viventi, è una chimica che non procede alla cieca ma secondo istruzioni, formando molecole specializzate e selettive rispetto alla interazione reciproca in opportuni contesti. Il materiale chimico viene assemblato, destrutturato e riutilizzato, ma le proteine mantengono sempre la loro identità. Perciò ogni vivente si identifica, più che con la materia di cui è fatto, con un processo dinamico che si automantiene.

Di solito si pensano i viventi come qualcosa di statico, ma non è così. Basta considerare i processi di crescita e di sviluppo a tutti i livelli, micro e macroscopico. E qui interviene un altro ordine di funzioni, quelle relative alla forma e alla trasformazione.

Con parola greca, metabolè, da cui metabolismo. Esso comprende anche la trasformazione tra varie forme di energia, ma è solo un aspetto. Si può invece parlare di trasformazione di porzioni di mondo secondo una coreografia. Ed un elemento di questa coreografia è che gli esseri viventi si autocostruiscono, a differenza delle macchine.

Questo filo rosso evolutivo sembra non sfiorare i temi più importanti dei problemi odierni, come il lavoro, ma è il fulcro della vita, come ha sottolineato Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’ISTAT: “A gennaio Istat è partita sperimentando il lavoro da casa, per dare flessibilità positiva a chi aveva carichi di famiglia; poi questa modalità è diventata una necessità, che ha portato risultati interessanti a livello di produttività.

La tendenza di fondo del mercato del lavoro, anche prima della pandemia, è quella di una riduzione del lavoro degli operai e della crescita del lavoro di livello medio e medio/alto. C’è stata una caduta drammatica dei livelli occupazionali nei due mesi di chiusura e poi una successiva ripresa che non ha riportato il tasso di occupazione ai livelli precedenti”.

Infine ha incentrato il discorso sugli aspetti dello smart working: “Lo smart working ha elementi positivi, in quanto può dare risposte alla conciliazione figli/famiglia/lavoro, tuttavia ha anche aspetti problematici e bisognerà trovare soluzioni equilibrate. Uno degli aspetti negativi è quello di tagliare i rapporti sociali e umani che si realizzano lavorando insieme. Coloro che sono tenuti a prendere decisioni”.

E le decisioni devono essere prese dalla politica, che si basa sulla fiducia, come hanno sottolineato Patrick J. Deneen, professore di Scienze Politiche all’Università di Notre Dame, e Luciano Violante, presidente emerito Camera dei Deputati.

Una democrazia, quella contemporanea, che non può prescindere dai diritti; ma che necessita al contempo di tornare ad interrogarsi sull’importanza dei doveri, istituzionali e civici, come ha sottolineato Violante: “Non siamo infatti di fronte ad una crisi, ma ad una trasformazione (ad un ‘cambiamento d’epoca’, per usare le parole di papa Francesco) che ha bisogno di nuovi strumenti democratici, che interpellano la responsabilità di tutti”.

In questa prospettiva il ruolo dei cittadini, nella realtà americana così come in quella europea, si afferma come centrale, ha osservato Deneen: “La pratica dei diritti e dei doveri non cresce dal nulla, ma affonda le radici nella riscoperta civica di valori religiosi come quelli della carità, del perdono, del rispetto”.

Questo grado di democrazia si nota soprattutto dalla qualità sanitaria, come ha documentato Lucio Corsaro, direttore generale MEDI-PRAGMA: dai suoi dati risulta un drastico calo degli accessi agli ospedali e agli ambulatori dei medici di base e degli specialisti (pediatri, oculisti, dentisti, dermatologi…) per paura del Covid. Il 68% delle persone interpellate lo scorso giugno ha detto di non aver fatto alcuna visita in questo periodo nonostante il 48% ne avesse necessità.

La gente ha avuto paura del contagio ed era convinta che le strutture sanitarie fossero luoghi ‘privilegiati’ per contrarre il virus. La pandemia ha rivoluzionato le modalità dei rapporti medico-paziente: per il 74% si sono svolti per telefono, per il 60% attraverso i social, e per il 25% tramite email. Quanto alle vaccinazioni, solo il 62% ha detto che ricorrerà al vaccino anti Covid.

Una percentuale bassa, se si pensa che per arrivare ad una immunità di gregge la percentuale dovrebbe essere del 75%. La crisi, oltre ad evidenziare carenze e lacune, ha aggravato un aspetto allarmante: le persone che hanno rinunciato a curarsi perché non avevano i soldi necessari sono passate dal 7% al 12%.

(Foto: Meeting dell’Amicizia tra i Popoli)

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