Da Rimini Draghi indica la strada della ripresa economica

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Un’analisi sulla crisi attuale e le possibilità di ripresa economica dopo il periodo segnato dalla pandemia di Coronavirus: la relazione di Mario Draghi ha così inaugurato la XLI edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, mettendo a tema ed affrontando i più urgenti problemi internazionali. Negli scorsi mesi l’emergenza sanitaria si è drammaticamente sommata a quella economico-finanziaria esplosa nel 2008, determinando una delle peggiori cadute nella storia del PIL mondiale, analoga a quella del secondo dopoguerra.

Perciò, introducendo l’incontro, il presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, Bernhard Scholz, ha sottolineato l’intenzione di “metterci alla ricerca di cosa conta nella vita. Il titolo di questa edizione è un invito a guardare noi stessi, gli altri e la realtà con profonda gratitudine perché è solo da uno sguardo così che si può ripartire”.

L’ex presidente della BCE ha ringraziato per l’impegno etico che gli organizzatori del Meeting hanno profuso anche quest’anno e che non si ferma alle incertezze ma che trova nelle difficoltà nuovo vigore: “12 anni fa la crisi finanziaria provocò la più grande distruzione economica mai vista in periodo di pace.

Abbiamo poi avuto in Europa una seconda recessione e un’ulteriore perdita di posti di lavoro. Si sono succedute la crisi dell’euro e la pesante minaccia della depressione e della deflazione. Superammo tutto ciò.

Quando la fiducia tornava a consolidarsi e con essa la ripresa economica, siamo stati colpiti ancor più duramente dall’esplosione della pandemia: essa minaccia non solo l’economia, ma anche il tessuto della nostra società, così come l’abbiamo finora conosciuta; diffonde incertezza, penalizza l’occupazione, paralizza i consumi e gli investimenti”.

Nel discorso inaugurale Mario Draghi ha sottolineato il valore della speranza: “La società nel suo complesso non può accettare un mondo senza speranza; ma deve, raccolte tutte le proprie energie, e ritrovato un comune sentire, cercare la strada della ricostruzione. Nelle attuali circostanze il pragmatismo è necessario.

Non sappiamo quando sarà scoperto un vaccino, né tantomeno come sarà la realtà allora. Le opinioni sono divise: alcuni ritengono che tutto tornerà come prima, altri vedono l’inizio di un profondo cambiamento.

Probabilmente la realtà starà nel mezzo: in alcuni settori i cambiamenti non saranno sostanziali; in altri le tecnologie esistenti potranno essere rapidamente adattate. Altri ancora si espanderanno e cresceranno adattandosi alla nuova domanda e ai nuovi comportamenti imposti dalla pandemia. Ma per altri, un ritorno agli stessi livelli operativi che avevano nel periodo prima della pandemia, è improbabile”.

Riprendendo le parole della ‘preghiera per la serenità’ di Reinhold Niebuhr l’ex presidente della BCE ha lanciato un messaggio più di natura etica per affrontare le sfide post covid: “Nel secondo trimestre del 2020 l’economia si è contratta a un tasso paragonabile a quello registrato dai maggiori Paesi durante la seconda guerra mondiale.

La nostra libertà di circolazione, la nostra stessa interazione umana fisica e psicologica sono state sacrificate, interi settori delle nostre economie sono stati chiusi o messi in condizione di non operare.

L’aumento drammatico nel numero delle persone private del lavoro che, secondo le prime stime, sarà difficile riassorbire velocemente, la chiusura delle scuole e di altri luoghi di apprendimento hanno interrotto percorsi professionali ed educativi, hanno approfondito le diseguaglianze.

Alla distruzione del capitale fisico che caratterizzò l’evento bellico molti accostano oggi il timore di una distruzione del capitale umano di proporzioni senza precedenti dagli anni del conflitto mondiale”.

A questo punto ritornano opportune le parole dell’economista John Maynard Keynes per sconfiggere l’incertezza: “Questa incertezza, caratteristica dei percorsi verso nuovi ordinamenti, è stata poi amplificata dalla pandemia. Il distanziamento sociale è una necessità e una responsabilità collettiva.

Ma è fondamentalmente innaturale per le nostre società che vivono sullo scambio, sulla comunicazione interpersonale e sulla condivisione. È ancora incerto quando un vaccino sarà disponibile, quando potremo recuperare la normalità delle nostre relazioni. Tutto ciò è profondamente destabilizzante.

Dobbiamo ora pensare a riformare l’esistente senza abbandonare i principi generali che ci hanno guidato in questi anni: l’adesione all’Europa con le sue regole di responsabilità, ma anche di interdipendenza comune e di solidarietà; il multilateralismo con l’adesione a un ordine giuridico mondiale.

Il futuro non è in una realtà senza più punti di riferimento, che porterebbe, come è successo in passato, si pensi agli anni ‘70 del secolo scorso, a politiche erratiche e certamente meno efficaci, a minor sicurezza interna ed esterna, a maggiore disoccupazione, ma il futuro è nelle riforme anche profonde dell’esistente. Occorre pensarci subito.

Ci deve essere di ispirazione l’esempio di coloro che ricostruirono il mondo, l’Europa, l’Italia dopo la seconda guerra mondiale. Si pensi ai leader che, ispirati da J.M. Keynes, si riunirono a Bretton Woods nel 1944 per la creazione del Fondo Monetario Internazionale, si pensi a  De Gasperi, che nel 1943 scriveva la sua visione della futura democrazia italiana e a tanti altri che in Italia, in Europa, nel mondo immaginavano e preparavano il dopoguerra.

La loro riflessione sul futuro iniziò ben prima che la guerra finisse, e produsse nei suoi principi fondamentali l’ordinamento mondiale ed europeo che abbiamo conosciuto. È probabile che le nostre regole europee non vengano riattivate per molto tempo e certamente non lo saranno nella loro forma attuale. La ricerca di un senso di direzione richiede che una riflessione sul loro futuro inizi subito”.

Ed ha lanciato alcune  idee per una crescita sostenibile: “Il ritorno alla crescita e la sostenibilità delle politiche economiche sono essenziali per rispondere al cambiamento nei desideri delle nostre società; a cominciare da un sistema sanitario dove l’efficienza si misuri anche nella preparazione alle catastrofi di massa.

La protezione dell’ambiente, con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita, è considerata dal 75% delle persone nei 16 maggiori Paesi al primo posto nella risposta dei governi a quello che può essere considerato il più grande disastro sanitario dei nostri tempi.

La digitalizzazione, imposta dal cambiamento delle nostre abitudini di lavoro, accelerata dalla pandemia, è destinata a rimanere una caratteristica permanente delle nostre società. E’ divenuta necessità: negli Stati Uniti la stima di uno spostamento permanente del lavoro dagli uffici alle abitazioni è oggi del 20% del totale dei giorni lavorati”.

In questi mesi la pandemia ha provato la coesione sociale dell’Europa: “Da questa crisi l’Europa può uscire rafforzata. L’azione dei governi poggia su un terreno reso solido dalla politica monetaria.

Il fondo per la generazione futura (Next Generation EU) arricchisce gli strumenti della politica europea. Il riconoscimento del ruolo che un bilancio europeo può avere nello stabilizzare le nostre economie, l’inizio di emissioni di debito comune, sono importanti e possono diventare il principio di un disegno che porterà a un Ministero del Tesoro comunitario la cui funzione nel conferire stabilità all’area dell’euro è stata affermata da tempo”.

Ed ha concluso la relazione affermando che solo la solidarietà può unire l’Europa: “Ma non dobbiamo dimenticare le circostanze che sono state all’origine di questo passo avanti per l’Europa: la solidarietà che sarebbe dovuta essere spontanea, è stata il frutto di negoziati. Né dobbiamo dimenticare che nell’Europa forte e stabile che tutti vogliamo, la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà”.

E solidarietà significa essere accanto ai giovani: “Dobbiamo essere vicini ai giovani investendo nella loro preparazione. Solo allora, con la buona coscienza di chi assolve al proprio compito, potremo ricordare ai più giovani che il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro”.

La prima giornata quindi è stata una riflessione sul Covid 19 con racconti esperienziali, come ha sottolineato Giorgio Moretti, amministratore Delegato Dedalus: “L’intero ecosistema della cura e della salute ha bisogno di strumenti adeguati. In tanti Paesi abbiamo visto la mancanza di modelli organizzativi e strumenti operativi per affrontare le emergenze. La comunità clinica e sanitaria deve trovare il modo studiare il potenziale di questi strumenti”.

Mentre Marco Trivelli (DG Welfare Regione Lombardia), è partito dalla sua esperienza appena conclusa come Direttore Generale degli Spedali Civili di Brescia: “La pandemia ha dimostrato tutte le capacità e vulnerabilità del sistema. Tutte le persone che lavorano in sanità hanno una grande vocazione clinica e nessuno ha perso la traccia ideale del lavoro. Di certo, però, non basta la competenza personale per curare.

Perché il nostro lavoro, come evidenziano anche alcuni dati del PIL, non crea valore? Per un certo approccio, che si evidenzia nel lato clinico. Quando si concepisce il lavoro solo per competenza e personalità, si rischia di scivolare nella corporazione… Per creare valore occorre sapere leggere e rispondere ai bisogni, senza fermarsi alle competenze”.

(Foto: Il Sussidiario.net)

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