Addio alla gloriosa “finanza veneta”. La Cattolica trasformata da coop in spa e lascia Verona per Trieste. Rivoluzione senza… Vangelo

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La Cattolica Assicurazioni, storico istituto assicurativo veneto, lascia Verona per Trieste e da cooperativa è diventata società per azioni. La trasformazione, approvata ieri 17 agosto dall’Assemblea dei soci della compagnia, era passo obbligato per far entrare Generali in Cattolica, dopo che l’Ivass – l’authority sulle assicurazioni – ha chiesto alla compagnia di raccogliere, in tempi brevi, almeno 500 milioni di euro per rafforzare la sua solidità patrimoniale.

Come si legge sul sito ufficiale della compagnia, il Gruppo Cattolica è uno dei maggiori attori del mercato assicurativo italiano e può contare su una raccolta premi di quasi 7 miliardi di euro a fine 2019. Circa 3,6 milioni di clienti si affidano alle soluzioni assicurative e ai prodotti distribuiti da Cattolica e dalle altre società del Gruppo. Cattolica è l’unica società cooperativa di settore quotata alla Borsa di Milano, dove è presente dal novembre 2000.

Al voto di trasformazione da coop a spa hanno partecipato 2.700 dei soci aventi diritto: a favore della spa i votanti si sono espressi in 1.910 (70,74%) e contrari in 785 (29,07%), superando così il quorum di due terzi richiesto per l’approvazione della delibera. La trasformazione in società per azioni, che avrà efficacia dal primo aprile 2021, è un passaggio fondamentale per l’intesa con il Gruppo Assicurazioni Generali, che con 24,4% del capitale è diventato l’azionista di controllo del Gruppo Cattolica e che si è impegnata a iniettare fino a 300 milioni di euro (54 milioni di nuove azioni al prezzo di 5,55 euro l’una, il 54% in più della quotazione del 24 giugno) in Cattolica Assicurazioni. Questa intesa tra la Cattolica e il Leone dovrebbe portare ad una collaborazione soprattutto nei settori gestione dei patrimoni, salute e riassicurazione: i cambiamenti più sostanziali di maggior interesse per i clienti.

Ma c’è da notare ancora un altro cambiamento e non di poco conto. Questa rivoluzione “cattolica” ha visto anche la scomparsa nello statuto della professione di fede nel Vangelo, come ha ricordato Alessio Mannino su Il Fatto Quotidiano di ieri, 17 agosto: “Cattolica. La guerra di Verona: Generali deve temere solo Papa Bergoglio. La fides vacilla, il ratio (solvency) traballa. Non sarà più cattolicissima, la Cattolica Assicurazioni che a fine luglio, trasformandosi col 70% dei voti in Spa, ha messo a Statuto la scomparsa della professione di fede nel Vangelo, mentre vedeva l’indice di solvibilità andare sulle montagne russe”.

Come ha ricordato Edoardo Andrein ieri su VicenzaPiù, in un articolo dal titolo “Cattolica, rivoluzione senza… Vangelo. Papa Francesco darà la ‘benedizione’ Generali?”: “Dopo le perdite per la partecipazione azionaria nella Banca Popolare di Vicenza acquisita sotto la presidenza Gianni Zonin, l’ex ceo di Cattolica Alberto Minali, che ha lanciato la compagnia di assicurazione veneta con sede a Verona verso il mercato, operazione osteggiata dalla Curia di Verona per la difesa della dottrina sociale della Chiesa, è stato nominato ad inizio agosto nel Consiglio Vaticano per l’economia da Papa Francesco per vigilare su strutture e attività amministrative e finanziarie delle istituzioni collegate con la Santa Sede”.

On. Zanettin: finanza veneta addio, la nostra classe dirigente non all’altezza

Di questa “rivoluzione cattolica”, Giovanni Coviello aveva parlato a caldo con l’On. Pierantonio Zanettin per VicenzaPiù del 31 luglio 2020. Zanettin è un deputato vicentino, componente della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario”, che da tempo segue con attenzione, partecipazione e crescente competenza le questioni, spesso tutt’altro che solo tecniche, che hanno a che fare con la finanza veneta e del nordest. “Ma sarebbe meglio dire quello, ben poco, che ne rimane dopo la sparizione di Antoveneta e, prima ancora, dopo l’improvvida milanesizzazione di Banca Cattolica del Veneto, il primo passo di fatto dell’attuale colosso Intesa Sanpaolo, che ha sfruttato il doppio flop, tutto ancora da vivisezionare, di Banca Popolare di Vicenza, di cui l’avvocato vicentino era anche azionista storico ‘fin da quando ci misi su spinta di mio padre i miei primi risparmi’, ci raccontò, e di Veneto Banca”, riporta Coviello introducendo l’intervista con l’On. Zanettin, che segue.

On. Zanettin, come giudica il voto di oggi?
Ho detto anche in altre occasioni che ormai la trasformazione di Cattolica in SpA era inevitabile, dopo che l’IVASS, aveva imposto un aumento di capitale di 500 milioni, pena il commissariamento della società. In questo modo la società potrà essere adeguatamente valorizzata, dopo molti anni di risultati deludenti, che hanno lasciato l’amaro in bocca ai soci e penalizzato le quotazioni del titolo.

Come spiega allora che quasi il 30 per cento sei soci ha votato contro?
Non sono socio e non ho partecipato all’assemblea, ma presumo sia stata una forma di protesta contro chi sedeva in Consiglio di amministrazione e per molti anni ha detto no alla trasformazione in spa, tranne proporla, ora, in fretta e furia, sotto il diktat dell’autorità di vigilanza ed a condizioni capestro.

Ma è chiaro che oggi votare contro la trasformazione era del tutto autolesionistico per i soci. Secondo lei almeno Warren Buffett, detto l’oracolo di Omaha, sarà contento?
Warren Buffett a suo tempo ha acquistato circa il 9 per cento di Cattolica dalla Popolare di Vicenza, ora in LCA, a 7,35 euro per azione. A distanza di alcuni anni non si può dire che abbia fatto un affare, ma almeno con la trasformazione in spa, riduce un po’ le sue perdite.

Generali invece fa un affare.
Non c’è alcun dubbio. Assume il controllo della quinta compagnia assicurazioni italiana, pagandola a prezzo di saldo. Acquisterà infatti il 24,4 per cento del capitale di Cattolica a 5,5 euro per azione, quando la stessa società, da cooperativa, ad inizio anno quotava 7,50 per azione.

Con la trasformazione di Cattolica Assicurazioni in Spa, le cooperative ed il voto capitario scompaiono definitivamente dalla borsa italiana.
Il realtà non è proprio così, perché la Banca Popolare di Sondrio è rimasta cooperativa. È l’unica quotata, tuttavia credo che nell’arco di qualche mese dovrà certamente anch‘essa cambiare pelle.

Il Veneto invece perde l’ultimo grande asset finanziario.
È molto triste constatare che la classe dirigente della nostra regione non si è dimostrata all’altezza delle sfide dell’ultimo decennio. Dopo il crac delle popolari venete, anche Cattolica Assicurazioni se ne va, stavolta in direzione Trieste. Per fortuna era quotata e questo ha consentito ai risparmiatori di salvare, almeno parzialmente, il loro investimento.

Ma ora di finanza di peso in salsa veneta non è rimasto più neanche il profumo.

La battaglia legale in tribunale

È del 3 agosto la notizia che i vertici di Cattolica Assicurazioni – il Presidente del Cda Paolo Bedoni, il Direttore generale Carlo Ferraresi e il Segretario del Cda Alessandro Lai – risultarono indagati dalla procura di Verona, accusati di “illecita influenza sull’assemblea”, con immediata sofferenza in Borsa. L’accusa riguarda tre riunioni dei soci avvenute ad aprile 2019, a giugno 2020 e l’ultima lo scorso 31 luglio, quando la Guardia di finanza, su mandato della Procura e in seguito ad accertamenti ispettivi della Consob, ha acquisito una serie di documenti nella sede della compagnia assicurativa veronese. Il reato contestato trattava della raccolta dei voti e delle deleghe non avvenute in modo corretto.

La prima assemblea contestata, di aprile 2019, era avvenuta quando ancora alla guida della società c’era Alberto Minali, mentre le ultime due, di giugno e luglio 2020, hanno visto l’intervento di un rappresentante designato indipendente, Computershare Spa, e a causa del Covid, si leggeva in una nota di Cattolica, “meccanismi di raccolta e di voto soltanto informatici e senza il coinvolgimento della società e di sue strutture; donde l’impossibilità per queste di intervenire o incidere sul voto espresso dai soci”. Nell’assemblea del 31 luglio fu approvata la fine della forma cooperativa che resisteva da oltre 100 anni e la trasformazione di Cattolica in società per azione.

Nell’udienza di ieri 17 agosto al Tribunale delle Imprese di Venezia, il giudice ha preso atto e si è riservato ogni decisione sul ricorso presentato da 34 soci possessori dello 0,03% del totale delle azioni di Cattolica Assicurazioni, per ottenere la sospensiva della delibera dell’Assemblea straordinaria del 27 giugno scorso sull’aumento di capitale di 500 milioni di euro, sotto indagine anche della Guardia di Finanza.

Il fronte contrario all’accordo con Generali, coordinato dall’Associazione CasaCattolica, contesta in particolare “il disatteso articolo dello Statuto” che prevede l’unanimità per la trasformazione della forma societaria e il ritardo con cui Cattolica ha reso noto l’accordo che ha portato ad una fusione con Generali. CasaCattolica aveva presentato il Progetto CATTOLICA 1896 per affermare Cattolica quale unica vera public company assicurativa quotata italiana, preservando e facendo leva sui suoi valori fondativi di oltre 130 anni di storia.

Da parte sua, Cattolica ha presentato una memoria in cui contesta ogni punto del ricorso presentato dai 34 soci, difende “l’assoluta correttezza e regolarità delle operazioni assembleari oggetto dell’indagine”, spiega che “le delibere assunte nell’assemblea del 31 luglio 2020 sono valide a tutti gli effetti e l’importante operazione con Generali proseguirà come previsto” e garantisce immediata e piena collaborazione nei confronti dell’autorità giudiziaria.

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