Sars-CoV-2. Divulgazione scientifica – Parte 9: Alcune considerazioni sulla situazione della pandemia COVID-19

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Mi è stato girato il testo che segue, da un post Facebook di ieri notte 15 agosto 2020 di Giovanni Parrella, salernitano, dirigente medico della III Divisione presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli, un’azienda sanitaria pubblica ad alta specializzazione che comprende l’ospedale Monaldi (ad indirizzo prevalentemente pneumo-cardiovascolare), il Cotugno (ad indirizzo infettivologico ed epatologico) e il CTO (ad indirizzo ortopedico-riabilitativo).
Un testo “divulgativo”, che dice le cose in modo sintetico e con chiarezza, con molti dati e cifre che devono far riflettere. Come fa riflettere anche la sua frase conclusiva: “ Ringraziate sempre il Padreterno (o chi per esso) di non aver mai vissuto il COVID-19 in prima persona né come medici, né per fortuna vostra come pazienti”. E da appuntare: “Che lo dica il salumiere sotto casa (…) è terrorismo mediatico pazienza, lo accetto pure. Che lo dica un primario di Malattie Infettive no”.
Il fatto che il governo ha allentato la cinghia per salvare la stagione turistica, ha fatto pensare alla massa “che non pensa e non legge”, che “il #coviddi non esiste più”. Ma staremo a vedere a fine settembre com. e la mettono. Intanto, non abbassiamo la guardia e restiamo prudenti.

Aggiornamento, 22 agosto 2020

Il 16 agosto 2020 ho pubblicato il testo che segue, che avevo ricevuto di un amico, come ho spiegato nell’introduzione.
Oggi sono stato avvisato che l’autore ha pubblicato il 20 agosto un post successivo, di cui faccio copia incolla:

«Alcune doverose precisazioni dopo il post di ferragosto.
1) il post, scritto sul mio profilo pubblico (profilo personale e non professionale: è la pagina di Giovanni parrella, non di Giovanni Parrella medico specialista in malattie infettive), nasceva come rivolto ad una ‘ristretta’ cerchia di amici e conoscenti, non aveva certo l’intento divulgativo che mio malgrado ha raggiunto. Avessi voluto fare divulgazione, lo avrei fatto a mezzo stampa, mezzo TV o altro media.
2) il post l’ho ovviamente scritto io, GIOVANNI. Evitate quindi se possibile di tempestare l’amico e collega ROBERTO PARRELLA di messaggi, chiamate, piccioni viaggiatori e quanto altro, trattasi di semplice omonimia.
3) non era assolutamente un messaggio allarmistico-catastrofico (l’esordio d’altronde parla chiaro: ho parlato di situazione nettamente migliorata, di piccoli focolai sparsi e di convivenza con la malattia) nè tanto meno un invito ad un nuovo lockdown (primo perché la decisione spetta ai politici; secondo perché ho scritto nero su bianco che il lockdown resta l’unico rimedio in caso di epidemia FUORI CONTROLLO e che misure di distanziamento sociale, applicate spontaneamente e responsabilmente, potrebbero e dovrebbero bastare). Il motivo per cui il lockdown funziona è di una banale e lapalissiana ovvietà: con un virus che si trasmette per via aerea direttamente o tramite oggetti contaminati, chiudere tutto significa applicare le più rigide ed estreme misure di distanziamento sociale, intervenendo radicalmente sulla modalità di trasmissione. Erano ‘semplici’ consigli alla luce del lieve peggioramento della situazione epidemiologica e della diffusione mondiale della malattia (quella si allarmante), per cercare di evitare quanto accaduto a marzo di quest’anno, consapevoli della gravità sociale e clinica della malattia.
4) le 2 righe dedicate a Bassetti non vanno estrapolate dal contesto generale del mio discorso chilometrico. E non c’era alcun intento denigratorio, ma la semplice costatazione di un’uscita alquanto infelice sull’importanza epidemiologica dei nuovi contagiati, in termini di diffusione della malattia ed inevitabili futuri sintomatici da ricoverare nei giorni seguenti. La matematica non è un’opinione e i dati su contagi e ricoveri sono a portata di tutti».

A questo punto sono doverose alcune precisazioni da parte mia:

  1. Ho pubblicato il post originale di Giovanni Parrella perché non solo era scritto bene, ma – anche se non in toto condivisibile – era interessante, pieno di buon senso, in un momento in cui tutti sparano cavolate roboanti, esprimendo pensieri intelligenti in modo chiaro e pacato. Ne hanno parlato anche altri giornali. Mai fatto confusione con suo amico Roberto Parrella, Primario nella stessa Azienda Ospedaliera dei Colli, in cui suo omonimo è Dirigente Medico, come da me correttamente individuato (bastava consultare il suo profilo Facebook).
  2. Ho pubblicato dopo aver verificato che era “pubblico” non “privato” (senno non avrei potuto leggerlo, non avendo amicizia Facebook).
    Ho l’impressione che Giovanni Parrella non ha le idee chiare sul concetto di “privato” sui social. Non esiste un contesto “privato” sui social, soprattutto su questi argomenti e in questo momento. Prima di postare qualcosa bisogna riflettere e soprattutto rendersi conto del fatto che una volta postato, avrà vita suo… viene diffuso. Se non riesci a capire questo, non stare sui social. Se non vuoi che un tuo scritto non viene diffuso, non pubblicarlo, non inviarlo a nessuno, lasciarlo nel cassetto.
    In un commento Giovanni Parrella scritto: “Forse non è chiaro il concetto, eppure l’ho scritto in italiano anche alquanto fluente. Non ho bisogno di prendere iniziative e di riflettere, sulla mia bacheca faccio quel che voglio e come voglio. Che si tratti di coronavirus o di salernitana. Se voglio farmi intervistare, lo (ri)faccio. Se voglio pubblicare sull’argomento, lo (ri)faccio. Esiste una sottile linea di confine tra divulgazione, anche non voluta, e rottura di scatole, non solo al sottoscritto che fondamentalmente se ne frega ma anche a colleghi omonimi. E per inciso, sempre sulla mia bacheca e per il coerentissimo discorso di riflettere prima di prendere qualsiasi iniziativa, ‘la prossima volta scrivi una mail ai tuoi amici’ lo scrive a qualche suo congiunto, non ad una persona con la quale si interfaccia per la prima volta su un social, appunto”.
    Non sono sicuro come dover interpretare questo commento, e quello che recita: “Quello che non mi capacito è che abbia avuto tutto sto risalto per aver scritto cose che per me restano ‘ovvietà’”
  3. Inoltre, prima della pubblicazione, come di consueto, ha anche raccolto informazioni su Giovanni Parrella (visto che non lo conosco) e anche se il suo post “non era assolutamente un messaggio allarmistico-catastrofico”, tra i suoi colleghi di lavoro è stato definito “tendenzialmente un po’ pessimista”, “un po’ catastrofista”. Ciononostante avevo ricevuto assicurazione che “alcune delle sue osservazioni trovano riscontro e che tutto dipenderà dal prossimo settembre se ci sarà una ripresa della ‘curva’ dopo le spiagge e piazze affollate, incrociamo le dita, attenzioniamo”.
    Intanto, la situazione certamente non è tranquilla: ieri si sono registrati 947 casi e se continua così, una stretta sarà inevitabile, o si rischia di vanificare tutto.
    Va anche ricordato che la scienza si basa sul riscontro dei risultati. Un risultato può definirsi scientificamente esatto quando l’esperimento ripetuto più volte da lo stesso risultato. Non ci si può basare solo su quello che la propria testa vede ed esamina. Può darsi che dovremo dare ragione a Giovanni Parrella. Mi auguro di no, ma per il momento non è il caso di uscire con delle cose strampalate.
  4. Successivamente alla pubblicazione, ho inviato il link del mio articolo a Giovanni Parrella e gli ho chiesto l’amicizia Facebook, che ha accettato, senza commentare la pubblicazione o fare delle osservazione sulla “diffusione” del suo post.
    Subito dopo sono stato avvisato che aveva cambiato lo stato del suo post da “pubblico” a “privato”. Una mossa che serve a poco, come spiegato al punto 2. Adesso ci tiene a sottolineare che il suo profilo è “pubblico” (il motivo? mistero) – superfluo, perché tutti i profili Facebook sono pubblici – evitando di menzionare che ha cambiato lo stato del suo post da “pubblico” a “privato”.
    Quindi, non è vero – come sostiene Parrella (Giovanni) – che il suo post “nasceva come rivolto ad una ‘ristretta’ cerchia di amici e conoscenti”, quindi “privato”. Era nato come un post “PUBBLICO” (Tutti).
  5. In conclusione, prima si atteggia, poi si amareggia (come già detto, se non aveva intento divulgativo, non doveva postare: i social sono più divulgativi di qualsiasi “stampa, mezzo TV o altro media”).
    Conosciamo altri casi di personale sanitario, che dopo delle pubblicazioni sono stati richiamati dal Direttore dell’ospedale in cui lavorano e hanno dovuto fare abiura. Senza dubbio c’è qualche diktat non scritto nella comunità scientifica, per cui non è possibile diffondere informazioni per non allarmare la popolazione. D’altronde, se il livello medio di cultura sfiora lo 0,1% non hanno tutti i torti…
    V.v.B.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
A proposito delle precisazioni


Egregio Editore di Korazym.org, ovviamente le precisazioni non erano rivolte alla sua testata multimediale, che è stata una delle poche a prendersi la briga di verificare persino chi ero e cosa facevo. Né tantomeno avevo motivi per cui obiettare qualcosa, visto l’intento che vi prefissate. Le precisazioni erano dovute ad una serie di problematiche sorte dopo la pubblicazione del mio post sulla mia bacheca che, per quanto luogo pubblico e social, resta appunto la mia bacheca: forzature di quel che avevo scritto, confusione con Roberto, estrapolazione di frasi dal contesto generale, dulcis in fundo le due righe dedicate a Bassetti. E ribadisco che, per quel che vi riguarda, non ho nulla da obiettare. Anzi, siete stati probabilmente tra i più scrupolosi. Detto questo, di Covid-19 sulla mia bacheca ho scritto da febbraio (probabilmente al sud siamo stati tra i primi a trattarlo), sempre ad uso e consumo dei miei lettori amici di fb. Sull’argomento ho rilasciato interviste sia su giornali che televisive, prevalentemente locali. Il post del 15 agosto ha avuto una risonanza che francamente non mi aspettavo tra i colleghi (perché ho scritto cose che dovrebbero essere ovvie pure per loro). E mi sono ritrovato mio malgrado, assieme a tante persone che avevano apprezzato quanto da me scritto, una marea di antivaccinisti, complottisti e analfabeti funzionali. Resomi conto che la visibilità del post era ‘tutti’ e non ‘amici’ l’ho resettata su amici, perché quello era l’intento primario, non certo ergermi a mastro come qualcuno ha pensato. Non ho avuto alcuna intimidazione da parte della mia direzione sanitaria, presumo anche per il fatto che fondamentalmente non ho arrecato danni di immagine e perché il 99% delle cose da me scritte fosse verificabile e vero. Né soprattutto mi sono amareggiato e atteggiato, semplicemente ho ritenuto più corretto far ritornare il messaggio nel suo contesto iniziale da me concepito.
Giovanni Parrella
25 agosto 2020

Giovanni Parrella in una foto dal suo profilo Facebook del 1° gennaio 2020.

Alcune considerazioni sulla situazione della pandemia COVID-19
di Giovanni Parrella

1) Come ampiamente preventivato, la situazione italiana è nettamente migliorata a partire da maggio 2020, grazie a misure probabilmente draconiane ma assolutamente necessarie (e ci ritornerò dopo). In questo momento si “convive” con la malattia, che allo stato attuale decorre in maniera endemica con piccoli focolai sparsi qua e la per la nazione. Il virus, checché ne dica qualche collega evidentemente affetto da problemi di memoria di fissazione/a breve termine (tradotto: così smemorato da essersi dimenticato quanto successo a marzo e aprile anche dalle sue parti), è sempre lo stesso ed è sempre capace di fare danni. In questo momento la riduzione della mortalità è dovuta essenzialmente a 2-3 fattori: drastico abbassamento dell’età media dei nuovi contagi (mentre prima sfiorava i 60 anni, ora si viaggia sui 36); condizioni sfavorevoli per il virus che abbassano la carica infettante (con 40 gradi all’ombra goccioline di saliva, starnuti e liquidi biologici potenzialmente contaminanti evaporano praticamente in tempo reale!); miglioramento della gestione terapeutica (“abbiamo” il remdesevir, abbiamo qualche altro “antivirale” utile nella prima fase; sappiamo meglio gestire la fase sintomatica con antinfiammatori e anticoagulanti; teniamo pure il plasma, per la gioia dei fan del collega mantovano). Non di meno e nonostante qualche infelice uscita di qualche collega all’ombra della Lanterna, è un virus che continua a far paura per la letalità grezza dei ricoverati: i dati parlano chiaro, su poco meno di 8500 nuovi infetti italiani nell’ultimo mese la percentuale di decessi è pari al 2%. DUE PER CENTO. Venti volte l’influenza, nonostante in questo momento il virus circoli dal punto di vista epidemiologico col freno a mano per i motivi di cui sopra. E con buona pace dei laureati su internet, visto che l’ISS-Istat ha già verificato che nell’89% dei deceduti il Sars-CoV-2 è stato causa primaria del decesso, agendo quanto meno da cofattore nei restanti 11%.

2) Ci sono segnali, dal punto di vista epidemiologico, comunque allarmanti. La curva dei contagi dopo mesi di calo/stazionarietà, è in aumento. Così come ospedalizzazioni e ricoveri in intensiva/sub intensiva (che si erano praticamente svuotate a fine maggio-inizio giugno!), anche se di poco. Ed è in aumento a Ferragosto, come detto in condizioni sfavorevoli per il virus. Ora, che lo dica il salumiere sotto casa che 629 contagi a Ferragosto è terrorismo mediatico pazienza, lo accetto pure. Che lo dica un primario di Malattie Infettive no, in quanto dovrebbe sapere (o perlomeno ricordare, si tratta come già detto di risalire a marzo-aprile di quest’anno) che 629 infetti oggi equivalgono a 60-100 ricoverati nei prossimi giorni, perché la matematica non è un’opinione e su 100 infetti un 10-15% richiede l’ospedalizzazione per la gravità della malattia. Non si scappa, anche ad Agosto. Anzi, nel momento in cui torneremo dai 30-40enni infetti, come adesso, ai 60enni, come ad inizio epidemia, la percentuale di pazienti da ricoverare schizzerà al 25-30%, se non oltre. Senza contare che, come detto, continua a morire il 2% dei diagnosticati e che i nuovi casi possono veicolare e diffondere la malattia ad altri contatti, propagando il contagio.

3) La situazione è drammatica nel resto del mondo. I numeri e la progressione della pandemia sono impressionanti: solo oggi si sono sfiorati i 300000 nuovi casi e i 10000 decessi. La malattia è fuori controllo in buona parte delle Americhe e in India, è in ripresa in tutta Europa e continua a mietere contagi e vittime dappertutto. Oggi, ripeto, a Ferragosto. Stiamo parlando, con buona pace di complottisti, alternativi e compagnia cantando, di un qualcosa che resterà sui libri, e non solo di medicina e malattie infettive. Di un qualcosa che, se non raggiungerà i livelli della Spagnola di 100 anni fa, sarà solo grazie alle possibilità mediche attuali (e all’ovvio fatto che non siamo reduci da un conflitto mondiale).

4) Cosa ci aspetta per il futuro? Dipende molto da noi, in tutti i sensi. Da un lato la sperimentazione dei vaccini va avanti, i dati sembrano promettenti e dovremmo averlo a disposizione si spera per la fine dell’anno-inizio 2021. Lo scenario più probabile, purtroppo, è che con l’autunno il virus tolga il freno a mano, favorito da condizioni climatiche più miti e dagli assembramenti al chiuso. E c’è la possibilità che l’età media dei contagi si alzi, con le ovvie conseguenze già sperimentate a marzo e aprile. Questo determinerà inevitabilmente la necessità di decine, centinaia di ospedalizzazioni al giorno e il timore che si viva una situazione come quella di questa primavera, dove nel giro di pochi giorni molte strutture ospedaliere sono state saturate. Il problema principale del Covid-19 resta infatti la gestione clinica del paziente, che in una buona percentuale di casi non può prescindere dall’ospedalizzazione (su 50 ricoveri presso la mia Divisione, 48 avevano la polmonite, senza contare altre eventuali complicazioni/manifestazioni cliniche; e abbiamo ricoverato anche trentenni e quarantenni). Fermo restando, ripeto, che stiamo parlando di un’infezione virale NETTAMENTE più pericolosa dell’influenza stagionale, sia in termini di letalità che di complicazioni e sequele: si passa dalle venti volte del già citato 36enne alle cento-duecento volte negli over 65!

5) Il consiglio che vi do è dunque semplice: evitate tutto l’evitabile, almeno per quest’anno e soprattutto per questo autunno. Evitate gli assembramenti, i viaggi all’estero, stadi e discoteche, qualsivoglia luogo dove non è possibile garantire il famoso metro di distanza. Specie se avete più di 60 anni. Fate attenzione all’igiene personale delle mani, pretendete che nei luoghi pubblici tutti indossino la mascherina (possibilmente non alla cowboy ma come si deve…). Collaboriamo tutti al tracciamento e isolamento di contagi e contatti, specie ora che il numero è ancora relativamente contenuto. E forse ci risparmieremo un secondo lockdown per quest’autunno. Che, purtroppo, rimane l’unica arma reale a nostra disposizione in caso di infezione fuori controllo, per il semplice fatto che, in caso di saturazione ospedaliera, è l’unico modo per rallentare la curva dei contagi e permetterci di dimettere i pazienti e ricoverarne di nuovi.
E ricordatevi sempre una cosa: mentre molti di voi si lamentavano a marzo-aprile per la dittatura sanitaria, gli arresti domiciliari e fesserie di questo tipo, il sottoscritto e tanti altri sono arrivati a fare turni su turni, anche 7-8 notti al mese tra file di ambulanze, persone sane fino a una settimana prima che desaturavano come manco la pneumocistosi nell’AIDS e pazienti che dopo qualche giorno finivano in rianimazione o peggio morivano dopo essere arrivate coi piedi propri al pronto soccorso.
Ringraziate sempre il Padreterno (o chi per esso) di non aver mai vissuto il COVID-19 in prima persona né come medici, né per fortuna vostra come pazienti.

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