P. Kolbe: innamorato di Maria Immacolata

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“Da oggi la Chiesa desidera chiamare ‘santo’ un uomo al quale è stato concesso di adempiere in maniera assolutamente letterale le suddette parole del Redentore. Ecco infatti, verso la fine di luglio del 1941, quando per ordine del capo del campo si fecero mettere in fila i prigionieri destinati a morire di fame, quest’uomo, Massimiliano Maria Kolbe, si presentò spontaneamente, dichiarandosi pronto ad andare alla morte in sostituzione di uno di loro”.

Con queste parole iniziali nel 1982 papa Giovanni Paolo II canonizzò padre Massimiliano Kolbe, che venne ucciso il 14 agosto 1941 nel campo di sterminio di Auschwitz, dopo aver chiesto di essere condannato a morte al posto di un padre di famiglia. Nato nel 1894, fondò il movimento di evangelizzazione ‘Militia Immaculatae’ nel 1917.  Fu missionario in Giappone negli anni Trenta e cercò di diffondere la parola di Dio attraverso i mezzi di comunicazione che il mondo di allora offriva, tanto da divenire patrono dei radioamatori.

Inoltre il frate francescano polacco era un appassionato dei moderni mezzi di comunicazione e di radio e aveva ottenuto nel 1938 il nominativo radioamatoriale SP3RN. I suoi interessi hanno spaziato dalla fisica alla matematica; diventò radioamatore e si spinse fino a progettare nuovi tipi di antenne ed apparecchiature.

Padre Kolbe, come raccontano le testimonianze, era aperto all’accoglienza: “Numerosi testimoni hanno dichiarato che nell’autunno/inverno 1939/1940 padre Kolbe riuscì a dare aiuto a tanti bisognosi senza guardare se si trattasse di cristiani o di ebrei…”. A Niepokalanow sono state accolte, durante la guerra, 3.500 persone, di cui 1.500 ebrei. Il primo arrivo degli ebrei a Niepokalanow risale al 12 dicembre 1939.

Il vitto per gli ebrei (come per tutti nel convento) era semplice, ma diligentemente preparato e in quantità sufficiente per la colazione, il pranzo e la cena. Inoltre, gli ebrei malati ricevevano le porzioni speciali, a seconda del genere di indisposizione che pativano.

Fra’ Hieronim (morto nel 2001) e fra’ Juventyn (morto nel 1997) ricordavano queste istruzioni di padre Massimiliano: “Dobbiamo far di tutto per alleviare la schiavitù di questi poveretti, strappati dal nido delle loro famiglie e privati di tutte le cose più indispensabili. Dobbiamo prenderci cura dei nostri compatrioti… Non devono esserci differenze a causa della religione o della razza. Sono tutti polacchi, ebrei compresi”.

In una testimonianza raccolta da Patricia Treece nel libro ‘Il Santo di Auschwitz’, Francesco Mleczko così ha ricordato il santo francescano: “Ogni domenica, durante l’appello veniva letta una lista con venti numeri consecutivi. Poi l’ordine veniva ripetuto: ‘Domani non andrete al lavoro, rimarrete nel vostro blocco e alle nove il caposquadra del vostro blocco vi condurrà in cucina’. Questo voleva dire che il lunedì saresti stato fucilato. Tutti noi lo sapevamo bene perché ogni settimana accadeva la stessa cosa.

Mentre il resto dei prigionieri era al lavoro, agli uomini chiamati veniva ordinato di spogliarsi. Venivano portati al muro delle esecuzioni, accanto al blocco 11 e uccisi da un colpo di pistola alla nuca. I numeri erano in ordine progressivo… Venne il giorno in cui, facendo i conti, capii che mi rimaneva da vivere solo una settimana.

Volli incontrare padre Massimiliano e confessarmi da lui. Naturalmente questo andava contro tutte le regole. Mi confessò camminando, come se stessimo solo parlando… Mi incoraggiò e disse che avrebbe pregato per me. Arrivò la domenica, aspettavo che venisse chiamato il mio numero per essere ucciso … Io non fui mai tra i chiamati. Posso solo ripetere che tutto ciò è stato un miracolo”.

Inoltre p. Kolbe aveva come fonte di ispirazione Maria Immacolata, come ha ricordato san Giovanni Paolo II in quella domenica di beatificazione: “L’ispirazione di tutta la sua vita fu l’Immacolata, alla quale affidava il suo amore per Cristo e il suo desiderio di martirio. Nel mistero dell’Immacolata Concezione si svelava davanti agli occhi della sua anima quel mondo meraviglioso e soprannaturale della Grazia di Dio offerta all’uomo.

La fede e le opere di tutta la vita di padre Massimiliano indicano che egli concepiva la sua collaborazione con la Grazia divina come una milizia sotto il segno dell’Immacolata Concezione. La caratteristica mariana è particolarmente espressiva nella vita e nella santità di padre Kolbe. Con questo contrassegno è stato marcato anche tutto il suo apostolato, sia nella patria come nelle missioni. Sia in Polonia come nel Giappone furono centro di quest’apostolato le speciali città dell’Immacolata (‘Niepokalanow’ polacco, ‘Mugenzai no Sono’ giapponese)”.

(Foto: Radio Vaticana)

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