Chiara di Assisi insegna a rimanere in Gesù

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“Chiara di Assisi, donna vissuta nel XIII secolo, ancora oggi con la sua esperienza può essere significativa per gli uomini e le donne del nostro tempo che sembrano aver sfilacciato i contorni della propria identità, perso il senso dell’esistenza, dello spazio e del tempo e vivono le relazioni spesso in superficie. Il costante sistema di riferimento nella sua esistenza è la relazione contemplativa con Cristo che plasma la sua vita. Diviene donna di ascolto: immersa in Dio percepisce, pensa, ama, agisce e definisce se stessa, gli altri e il mondo. Matura in modo progressivo una reale esperienza di fede che si riflette nelle relazioni”: così ha scritto suor Diana Papa su Agenzia Sir.

E nella veglia di preghiera nel ricordo del Transito da questa vita terrena a quella celeste di santa Chiara, p. Francesco Piloni, ministro provinciale dei Frati Minori dell’Umbria e Sardegna, ha ricordato che “i santi sono i belli di Dio, coloro che sono stati resi belli da un’amicizia, da un’intimità profonda con Dio. Chi sta con Dio diventa bello. E’ trasformato e trasfigurato. I santi vivono della bellezza di Dio che non si spegne…

Francesco e Chiara ci vogliono fare un regalo perché ci dicono come si diventa belli e amici di Dio. Essi sono accomunati da una insoddisfazione che li ha fatti andare oltre. Ciò vale anche per noi che viviamo in una cultura che invita a soddisfare tutti i propri bisogni promettendo una pace che poi non arriva. Questa mancanza che ci portiamo dentro non deve essere soddisfatta, deve essere ascoltata, riconosciuta, perché ci parla di una profonda nostalgia di Dio”.

Mentre il presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, nell’omelia per la celebrazione eucaristica, concelebrata da mons. Domenico Sorrentino, ha sottolineato l’amore della Santa per Gesù: “Chiara di Assisi insegna anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, che cosa significa rimanere in Cristo”. 

Mons. Boccardo, riflettendo sulla vita e le opere della Santa, ha spiegato che “per lei rimanere in Cristo ha significato la scelta cosciente e risoluta della povertà. I privilegi della sua famiglia aristocratica, l’opposizione dei suoi, i rischi della folle avventura in cui si impegnava, nulla ha potuto flettere la sua determinazione e il suo coraggio.

Non aveva altro desiderio che vivere per amore di quel Signore che povero alla sua nascita fu posto in una greppia, povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce. La vita altissima in povertà ed umiltà conduce Chiara a scoprire il tesoro nascosto nel più intimo di se stessa. La perla del Regno basta a colmare la sua attesa e a rivestirla di bellezza.

Come lampada che arde e illumina, Chiara permane davanti al crocifisso che ha parlato a Francesco. Il suo sguardo su Gesù la apre all’immensa compassione di Dio per l’umanità e così si scopre sorella e madre. La preghiera non la richiude su se stessa, ma le dischiude la verità di Dio che è comunione e condivisione.

L’amore appassionato di Chiara per la persona di Gesù, il suo essere radicata in lui fa sgorgare il lei uno stupore e un’azione di grazie ininterrotti. Tutta la sua esistenza è percorsa da una chiamata a benedire, lodare, riconoscere il suo Signore”.

Al termine della celebrazione eucaristica mons. Sorrentino ha evidenziato il rapporto speciale che unisce Assisi e l’Umbria: “Assisi guarda al mondo e attrae il mondo, ma con l’Umbria ha un rapporto di intimità. La santità francescana e clariana hanno segnato tutte le sue parti e tutte le sue zolle.

Sentiamo il privilegio assisano, ma soprattutto la responsabilità di essere a servizio di questo grande carisma che deve essere testimoniato alla Chiesa e deve essere fatto anche in sinergia di comunione con tutte le chiese sorelle dell’Umbria”.

(Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino)

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