Censurare o ignorare?

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Continua a far discutere il caso della Rana crocifissa, la controversa scultura dell’artista Martin Kippenberger, esposta al Museion di Bolzano (il cda del museo ha deciso di non rimuoverla) Nei giorni scorsi, ha fatto sapere il presidente del consiglio regionale del Trentino Alto Adige, è intervenuta anche la Segreteria di Stato. La Santa Sede, a nome del papa, ha ribadito che l’opera “offende i sentimenti religiosi di molte persone”. E’ l’ultimo intervento, in ordine di tempo, che si aggiunge alle polemiche dei giorni scorsi.

Contro l’opera erano scesi in campo il governatore Luis Durnwalder della Svp, il compianto vescovo di Bolzano, mons. Wilhelm Egger, e la stessa Conferenza episcopale. Critiche legittime che, di fatto, hanno contribuito ad attirare sulla ranocchia l’attenzione generale, fornendo materiale prezioso per il classico caso mediatico. Intendiamoci: l’operazione della Rana crocifissa è irrispettosa e per certi aspetti vigliacca, dal momento che le provocazioni artistiche si guardano bene dal prendere di mira i simboli di religioni meno disposte al confronto.

In ogni caso, nel bene e nel male, un’opera è fatta per confrontarsi con un pubblico, che ha tutto il diritto di indignarsi oppure di approvare. La censura porta poco lontano. Molto più efficace ignorare, depotenziare il battage pubblicitario, rispondere con le stesse armi. Perché è sulla cultura che si gioca la partita più importante ed è nel confronto artistico che si fissano i criteri e i canoni del Bello. Solo così un mostriciattolo verde atteggiato a Cristo (peraltro brutto anche sul piano artistico) avrà la risposta che merita: il non essere preso nemmeno in considerazione.

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