Ricordando Hiroshima e Nagasaki: l’uso di armi atomiche è immorale

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Nel 75^ anniversario della prima bomba atomica esplosa su Hiroshima, il 6 agosto 1945, e tre giorni dopo a Nagasaki, papa Francesco, in un messaggio indirizzato al Governatore della Prefettura della città nipponica, Hidehiko Yuzaki, ha ribadito che solo senza armi nucleari il mondo può aspirare alla pace.

Papa Francesco si è rivolto a quanti nel Giappone stanno commemorando le decine di migliaia di vittime di quel primo ordigno nucleare: “Ho avuto il privilegio di poter venire di persona nelle città di Hiroshima e di Nagasaki, scrive il Pontefice, durante la mia visita apostolica nel novembre dello scorso anno, nel corso della quale ho visitato il Memoriale della Pace di Hiroshima e il Parco dell’Ipocentro di Nagasaki”.

Il papa ha ripetuto le stesse parole che disse al Memoriale della Pace di Hiroshima: “L’uso dell’energia atomica per scopi bellici è immorale, così come è immorale il possesso di armi nucleari. Possano le voci profetiche dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, conclude, continuare a servire da monito per noi e per le generazioni future”.

Anche il Presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella, in un messaggio ha preso spunto dalla promessa incisa sul cenotafio di Hiroshima (non ripeteremo l’errore): “Le due città giapponesi sono tutt’oggi un monito costante a mantenere e sviluppare ulteriormente quel sistema di istituzioni ed accordi, con le Nazioni Unite al centro, creato dopo la Seconda Guerra Mondiale per garantire a tutti pace e sicurezza durature. L’architettura internazionale per il disarmo e la non proliferazione è una componente importantissima di tale sistema e ogni sua violazione rappresenta un passo verso l’olocausto nucleare.

L’Italia sostiene con forza l’obiettivo di un mondo libero da armi nucleari, attraverso un approccio progressivo al disarmo che preveda il responsabile coinvolgimento di ogni Stato. L’agenda internazionale non può prescindere da questo traguardo”.

Nel frattempo Pax Christi International e Pax Christi Italia hanno scritto una lettera alla Conferenza episcopale italiana per chiedere al Governo di firmare il Trattato sul bando totale delle armi nucleari, approvato all’Onu nel 2017: “In questi mesi l’intera famiglia umana è stata messa in ginocchio dal coronavirus.

Il bilancio globale delle vittime continua a crescere quotidianamente; la disperazione dell’umanità aumenta; gli effetti fisici, psicologici ed economici aumentano. Questa pandemia ha raggiunto praticamente tutti: abbiamo capito che siamo tutti vulnerabili e ci rendiamo conto che la vera sicurezza deve essere, in sostanza, condivisa”.

Ed hanno chiesto di rifiutare la logica della distruzione: “A 75 anni dagli avvenimenti di Hiroshima e Nagasaki, è giunto il tempo per rifiutare questa logica di reciproca distruzione e costruire invece una vera sicurezza reciproca.

Il coronavirus ha rappresentato un campanello d’allarme per il mondo. Stiamo sperimentando in prima persona come investire centinaia di miliardi di dollari per lo sviluppo, la fabbricazione, i test e lo spiegamento di armi nucleari non solo non è riuscito a renderci sicuri, ma ha privato la comunità umana delle risorse necessarie per il raggiungimento della vera sicurezza umana: sufficienza alimentare, alloggio, lavoro, formazione scolastica, accesso all’assistenza sanitaria”.

Ed infine la richiesta ai vescovi italiani di farsi promotori verso le Istituzioni italiane, affinchè firmino il Trattato sul bando totale delle armi nucleari: “Ma la finestra temporale che ci resta potrebbe essere troppo breve. Se non riusciamo ad agire adesso e con decisione per eliminare le armi nucleari dalla faccia della terra, giochiamo pericolosamente non solo con la pandemia ma anche con la estinzione totale.

Il trattato sul bando totale delle armi nucleari, approvato all’Onu nel 2017, ha un sempre più crescente sostegno mondiale. Per diventare effettivo c’è però bisogno di altre firme per superare la soglia necessaria di cinquanta Stati. Il Vaticano stesso lo ha da tempo ratificato e le Conferenze dei vescovi cattolici di Giappone e Canada chiedono ai loro governi di fare altrettanto”.

(Foto: Santa Sede)

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