Assisi: il perdono genera Paradiso

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Un perdono che continua a ‘generare Paradiso’: così papa Francesco, nella visita di 4 anni fa ad Assisi, aveva parlato della grazia che san Francesco aveva chiesto per tutti, per un mondo, che ancora oggi ha bisogno di misericordia, e perché si possa essere suoi strumenti e ‘segni di perdono’.

E la Porziuncola è una ‘porta sempre aperta’ per chi vuole attingere alla grazia di Dio attraverso il Sacramento della Riconciliazione. Una fonte che non cessa di generare acqua pulita nonostante le giuste restrizioni imposte dalla pandemia, come ha affermato nell’apertura del Perdono il vescovo di Tortona, mons. Vittorio Viola:

“In questo giorno, in questo luogo, c’è una tale concentrazione di grazia, che ovunque si posa il nostro sguardo, ne viene sopraffatto… Il mistero di questo giorno è custodito nel cuore di Francesco ma allo stesso tempo è manifestato a noi nella vita di Francesco”.

Aprendo il Perdono, il ministro generale dei frati minori, fra Michael A. Perry, ha sottolineato che occorre abbandonare tutto ciò che è male: “Il 2020 sarà ricordato come un anno di grande infermità e tribolazione per il mondo intero. Ogni comunità umana su questo piccolo pianeta terra è stata colpita in un modo o nell’altro dalla pandemia SARS-CoV-2.

Attualmente, nel mondo sono morte più di 650.000 persone, di cui 35.000 in Italia. Più di 16.000.000 persone sono risultate positive al virus, ma gli scienziati ci dicono che probabilmente si tratta solo di una piccola parte del totale dei contagiati. La vita sociale, culturale, economica e spirituale delle persone, la nostra vita, è stata profondamente sconvolta ovunque.

Molti hanno sperimentato profondi disturbi psicologici che hanno portato alcuni ad abbandonare la speranza e a suicidarsi. Ancora più preoccupante, non abbiamo idea di come il virus si evolverà e questo crea una profonda incertezza sul futuro”.

Ed ha ricordato le ferite sociali ed ecologiche aperte nel mondo: “Il nuovo Coronavirus ha anche aperto gli occhi di più persone – e spero anche che abbia aperto gli occhi di tutti noi qui riuniti in preghiera – alle profonde ferite sociali ed ecologiche di lunga data presenti nella maggior parte, se non in tutte le società.

Queste ferite, simbolo di un grave peccato sociale e istituzionale, nel recente passato hanno attirato poca attenzione tra coloro che fanno parte delle classi maggioritarie o ‘privilegiate’. Non è il caso di coloro che sono compresi tra le ‘minoranze’, che hanno vissuto quotidianamente gravi infermità sociali e tribolazioni per la maggior parte della loro vita”.

Il ministro generale ha ricordato le persone che soffrono, nonostante che chiedano pietà: “Ciò è stato dimostrato più chiaramente dal crudele omicidio di George Floyd, un innocente uomo di colore di Minneapolis, nel Minnesota, negli Stati Uniti, soffocato dalla polizia.

Nonostante la sua richiesta di pietà, di ossigeno – otto minuti e quarantasei secondi, ‘Non riesco a respirare’, nessuna pietà è stata mostrata da coloro a cui è stato affidato il compito di salvare vite umane. Ma la difficile situazione di George Floyd, il suo omicidio, non si limita solo agli Stati Uniti”.

Questa esperienza è vissuta da molte persone: “E’ l’esperienza delle tantissime persone in tutto il mondo (in Inghilterra, Francia, Italia, India, Sudafrica, Brasile, per nominare solo alcuni luoghi) sistematicamente escluse, ridotte a una vita di povertà, che ‘non possono respirare’ a causa del colore della loro pelle, della classe sociale a cui sono state assegnate, a causa delle loro convinzioni religiose o del loro orientamento sessuale.

L’esperienza della sofferenza e delle tribolazioni di cui parla san Francesco non è un’esperienza vissuta solo a livello personale. L’intuizione spirituale di san Francesco, il suo grido di misericordia, perdono e riconciliazione ha anche una dimensione sociale che, se abbracciata e seguita, produrrà in ognuno di noi una profonda conversione. Questa conversione darà frutti di vita autentica, giusta e piena di gioia a noi discepoli e missionari con Cristo, con Maria e con san Francesco”.

Ed ha sottolineato la crescita del divario socioeconomico: “Coloro che controllano le forze della produzione e della distribuzione economica, le multinazionali, stanno diventando più ricchi a un ritmo allarmante, anche in questi tempi incerti della pandemia; mentre i poveri, gli esclusi, le persone di colore stanno diventando più poveri, emarginati, spinti al limite della sopravvivenza anch’essi a un ritmo allarmante. Sono loro che affrontano i maggiori rischi e sopportano le peggiori conseguenze della pandemia perché non hanno nulla su cui contare, riserve, risorse sociali significative da cui attingere”.

Tale divario comporta anche una distruzione ambientale: “Allo stesso tempo, stiamo anche assistendo ad un aggravamento della crisi ambientale, all’implacabile distruzione dell’ambiente naturale – le foreste pluviali; oceani, mari e fiumi; l’atmosfera che fornisce ossigeno ai nostri polmoni; lo scioglimento dei due ‘Poli’ e un allarmante aumento del livello del mare, che, a sua volta, sta costringendo soprattutto i poveri ad abbandonare le loro case e diventare ‘rifugiati ambientali’.

Tutte queste disuguaglianze sociali distruttive e gli abusi della natura creano condizioni favorevoli in cui agenti patogeni mortali, precedentemente tenuti a bada in ambienti naturali protetti, possono rapidamente passare dall’animale alla comunità umana, portando pericolo e sofferenza imprevisti. La pandemia da SARS-CoV-2 ci ha permesso, forse per la prima volta nella nostra vita, di riconoscere la natura profondamente interconnessa di tutti gli esseri viventi e la necessità per noi di pentirci e cambiare le nostre vite”.

Infine ha ricordato che san Francesco indica nel perdono indica la strada per raggiungere una vita di Beatitudine: “Nel Cantico Francesco celebra la presenza amorevole di Dio in tutta la creazione. Guarda alla natura come guida sulla quale dobbiamo modellare le nostre relazioni con Dio, l’una con l’altra e con il mondo naturale. Riconosce nella creazione (Fratello Sole, Sorella Luna e tutti gli altri elementi) la chiamata a vivere in totale dipendenza dal Creatore…

Questa unica fraternità, questa casa comune, è stata creata da Dio con la vocazione ad amare, servire e onorare il Creatore amandosi, servendo e onorandosi l’un l’altro. Gli esseri umani e il mondo creaturale hanno come vocazione il dovere di sostenersi e completarsi a vicenda, non di competere e distruggersi a vicenda.

Siamo corresponsabili con e per gli uni gli altri, soprattutto per i poveri e gli esclusi. Siamo corresponsabili della vita dell’ambiente naturale, mostrando gratitudine e rispettando i limiti della natura, senza spingere il pianeta sull’orlo del disastro ecologico”.

(Foto: Ordine Frati Minori)

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