Fratel Perry: Dio salva dentro la storia

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Ha appena 12 anni Chiara, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli Offreducci, quando Francesco d’Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone. Conquistata dall’esempio di Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Si rifugia nella chiesa di san Damiano, in cui fonda l’Ordine femminile delle ‘povere recluse’ (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il ‘privilegio della povertà’.

Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da papa Pio XII quale protettrice della televisione. Proprio partendo da tale episodio il ministro generale dell’ordine dei frati minori, fr. Michael Anthony Perry, in occasione della festa, ha scritto una lettera alle clarisse in cui intreccia fatti della vicenda di santa Chiara con fatti avvenuti in monasteri a motivo del coronavirus:

“O Signore Dio, ecco che so’ lassata sola ad te in questo loco. Probabilmente riconoscete che questo profondo grido di desolazione fu pronunciato dalla nostra Madre Santa  Chiara nella vigilia di Natale del 1252 quando, costretta nella solitudine,  all’immobilità per la sua grave malattia, non poté unirsi alle sue sorelle per celebrare la Natività del Signore…

Quella notte, Chiara provò una profonda solitudine: Francesco, che con Dio era la sua unica consolazione, era morto; i frati erano in conflitto; e lei stessa era sola e portava il peso delle sue infermità. È questa solitudine che presenta al Signore e Dio le dà la consolazione di ascoltare gli inni cantati dai frati nella Basilica di San Francesco”.

Questa esperienza di isolamento è stato vissuto anche in questo periodo di coronavirus: “A causa del Covid-19, una comunità di Clarisse è stata costretta ad adottare massime misure di isolamento. Ogni sorella ha dovuto rimanere nella sua cella per facilitare il recupero ed evitare il contagio; è stato, inoltre, impossibile riunirsi in coro e in refettorio. Doloroso e angosciante! Queste sorelle mi hanno condiviso quanto sia stato consolante per loro seguire con piccole radio le liturgie presiedute da papa Francesco, ascoltare le sue omelie divenute base di una forma di vita ridotta ai suoi elementi essenziali”.

Riprendendo una frase di un’omelia di san Giovanni Paolo II il ministro generale dell’Ordine ha sottolineato che la salvezza avviene nella ‘storia’: “Sì, il Signore non ci salva dalla storia ma dentro la storia, non ci salva dal Covid-19, ma nel Covid-19, non ci salva dalla solitudine, ma nella solitudine, non ci salva dalla paura, ma nelle nostre paure”.

Fratel Perry ha chiesto per quale motivo in questi mesi la paura è diventato compagno ‘quotidiano’ durante questa pandemia: “Paura dell’altro da cui dobbiamo proteggerci, paura del lupo che è entrato nell’ovile, paura del male al lavoro dentro di noi, paura di trasmettere la morte all’altro, paura che diventa panico quando il virus fa il suo lavoro mortale sui nostri cari e quando i nostri sintomi improvvisamente danno segnali allarmanti”.

La paura del coronavirus è forte in quanto è una ‘separazione’: “Come tremiamo davanti alla morte del Crocifisso Povero che, asfissiato, emise il suo spirito nelle mani del Padre! Se il coronavirus ci scuote così tanto, è perché tocca il respiro vitale dentro di noi e lo distrugge…

Paura anche della separazione e dell’abbandono che alcune di voi hanno sperimentato, quando avete dovuto affidare una vostra sorella alle cure ospedaliere, quando l’avete vista andare senza poter stare con lei nel momento del grande passaggio”.

Quindi,  descrivendo la morte di santa Chiara, il ministro generale ha ricordato la solidarietà ricevuta dalle monache: “Dopo diverse settimane nel lungo tunnel del Covid, le sorelle mi hanno detto che il Buon Pastore aveva mantenuto la sua promessa: ‘Nessuno rapirà le mie pecore dalla mia mano’.

Sono grate per tutta la solidarietà che hanno ricevuto, per le cure mediche attente e competenti ricevute, per l’intensa preghiera arrivata da tutte le parti, di giovani e di anziani, che le ha sollevate al cielo liberate dalla malattia.

Raramente risulta un piacere prendere il posto del lebbroso, quello da cui gli altri fuggono. Ma quando ci si lascia amare in quella situazione, che dolcezza nasce, che spazio di accoglienza, comunione e carità si apre!”

Ed ha ricordato anche la solidarietà donata dalle claustrali: “Ancora, un’altra comunità ha generosamente risposto agli appelli dei poveri alla loro porta, pur essendo preoccupate per le difficoltà finanziarie che hanno dovuto affrontare a causa del confinamento. Con loro stupore, anche i benefattori hanno bussato alla porta del monastero per offrire il loro contributo.

Nella sua grande e secolare esperienza, la Chiesa giustamente implora il Signore di liberare l’umanità ‘dalla peste, dalla carestia e dalla guerra’. Sa che la crisi sanitaria porta a una crisi economica, che purtroppo può portare a una crisi sociale. In effetti, molti di voi condividono questa preoccupazione per il domani, con i propri cari colpiti dalla disoccupazione.

Più che mai, siamo invitati a confidare nella Provvidenza, perché finora il Signore non ci ha abbandonato, né ci abbandonerà. Vivere nella semplicità, evitando ogni spreco; vivere in solidarietà, fare del nostro meglio per fare il bene che possiamo fare”.

Inoltre fratel Perry ha affermato che il loro stile di vita è un invito ad osare a vivere un nuovo ritmo di vita: “Alcuni, di questa esperienza, ricorderanno solo la limitazione della libertà che comportava, la sfida di trovarsi di fronte alle proprie dinamiche mortali, la violenza relazionale dovuta a mancanza di comunicazione, mancanza di perdono, mancanza di accettazione dell’altro.

E percepiamo la ricchezza della vostra testimonianza: la clausura è un piccolo campo di battaglia nel cuore del pianeta, dove non ci insegnate tanto la fuga mundi quanto a fuggire dal mondo, dove ci insegnate a vivere nelle profondità dello spazio, ad entrare nel colore delle diverse ore del giorno e nel kairos di Dio, alternando parole e silenzio per costruire relazioni di comunione con l’aiuto dello Spirito. E’ commovente che alcune di voi, avendo purtroppo perso la celebrazione eucaristica, il centro della giornata, abbiano accettato questa situazione come un appello a vivere e rafforzare il ‘sacramento della sorella’”.

Ed ha sottolineato il significato di ‘compassione’, che santa Chiara chiamava ‘profumo fragrante’: “Compassione significa ‘soffrire insieme con’. Questo piccolo virus ci ha insegnato che siamo tutti nella stessa barca; attacca indiscriminatamente ricchi e poveri, potenti e piccoli, giusti e peccatori. In solidarietà con l’umanità sofferente, aiutateci a perseverare nella preghiera per sperare contro ogni speranza”.

La solidarietà della compassione, che in santa Chiara si trasforma nella ‘passione della pazienza’ apre i confini umani: “Questa solidarietà trasforma i limiti dei confini umani per includere ogni persona umana, ogni essere vivente, permettendoci di abbracciare la nostra vera identità di esseri interconnessi che vivono in una casa comune. Questa consapevolezza ci aiuta ad assumere il ruolo che Dio ci ha dato quali promotori di dignità e custodi della comunità umana e dell’ambiente, Laudato Sì”.

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