Ascoli Piceno prega sant’Emidio come custode della speranza

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Dopo il terremoto del 2016 anche quest’anno la diocesi di Ascoli Piceno celebrerà la festa del suo patrono alle prese con l’epidemia del coronavirus, ancora non superato, come ha scritto nella lettera ai fedeli mons. Giovanni D’Ercole:

“Quest’anno la festa di sant’Emidio torna in un clima di pandemia non ancora superata, e quindi con alcune apprensioni e preoccupazioni che impediscono manifestazioni, celebrazioni e riti, ai quali siamo abituati, e che formano la tradizione ecclesiale e civica di Ascoli Piceno. Sarà una festa apparentemente in tono minore, ma non deve perdere il suo valore spirituale e la sua importanza, specialmente per ciascuno di noi cristiani”.

E quindi è obbligo rivedere gli stili di vita: “Ricorderemo la festa di quest’anno come l’interruzione delle nostre abitudini e già questo costituisce un primo spunto che c’invita a riflettere. La forza del Covid19 ci obbliga a rivedere le nostre scelte e ci provoca a pensieri più profondi, perché anche questa difficoltà non spenga in noi la speranza e con la speranza la gioia di vivere e di guardare con fiducia al futuro”.

Riprendendo una frase dello scrittore Victor Hugo (‘il futuro ha molti nomi: per il debole significa l’irraggiungibile, per il timoroso significa lo sconosciuto, per il coraggioso significa opportunità’) mons. D’Ercole lancia l’invito di invocare il patrono come custode della speranza:

“Mai come quest’anno l’invito è a invocare sant’Emidio come custode della nostra speranza. Impariamo da lui che l’essenziale non è che tutto vada come vorremmo; nemmeno riuscire a realizzare tutti i nostri desideri. Ciò che più conta è rendere testimonianza all’amore di Dio in ogni circostanza, anche nei disagi diversi e imprevisti. Conserviamo dinanzi ai nostri sguardi la testimonianza di sant’Emidio, il quale con il suo martirio mostra che seguire Cristo comporta il rischio di vedere crollare i punti di appoggio su cui si costruiscono progetti e umane speranze”.

Il patrono della città che la speranza serve per alimentare il coraggio: “Ci insegna che gli ostacoli di ogni tipo non impediscono di coltivare la speranza e di alimentare il coraggio necessario per una testimonianza cristiana piena e fedele. Siamo sempre e interamente nelle mani di Dio che è Padre di tutti, conosce tutto di tutti e non abbandona mai nessuno…

Fiducia, speranza, sono ingredienti importanti di quella spiritualità del quotidiano così delineata dall’evangelista san Luca: cioè per salvaguardare la gioia nella vita, occorre restare saldi nella ‘perseveranza’, parola ricca di contenuto che include pazienza, costanza, resistenza, fiducia”.

La perseveranza serve per superare le difficoltà: “La perseveranza è necessaria e indispensabile quando si incontrano difficoltà di ogni genere, quando si è tentati, quando si è portati allo scoraggiamento, quando ci si sente soli e abbandonati, persino quando si è perseguitati…

La vita si salva non nel disimpegno, bensì nel tenace, umile, quotidiano lavoro che si prende cura dell’umanità e delle sue ferite. Senza cedere né allo scoraggiamento né alle seduzioni dei falsi profeti”.

La lettera si conclude con l’invito a scoprire nuovi aspetti di questa festività: “Questo è il messaggio concreto che quest’anno sant’Emidio ripropone a tutti. Cerchiamo di accoglierlo perché non sia una festa ‘mancata’, ma un’occasione straordinaria per riscoprire aspetti inediti e provvidenziali di quest’annuale appuntamento, che talora potrebbe rischiare di restare solo occasione di riti e devozione e di tradizioni esterne”.

(Foto: Diocesi di Ascoli Piceno)

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