I vescovi campani scrivono alle comunità per una ‘lettura sapienziale’ del tempo

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‘Per una lettura sapienziale del tempo presente’ è il titolo del documento che i vescovi campani hanno inviato alle Chiese della regione ‘per accompagnare le comunità e aiutarle a leggere i segni dei tempi con gli occhi della fede’ nella crisi della pandemia.

I presuli hanno dedicato agli inizi di luglio ‘un incontro esclusivamente al discernimento, guidati dalle parole di papa Francesco’, perché è importante la lettura dei ‘segni dei tempi’: “Dobbiamo riconoscerlo: noi non siamo abituati a questo esercizio della fede, a leggere cioè i ‘segni dei tempi’, a cogliere, attraverso gli avvenimenti, i richiami, gli appelli.

E’ un esercizio a cui non siamo abituati, come purtroppo dimostra il fatto che, anche in questa emergenza, siamo forse più preoccupati della ripresa della celebrazione dei sacramenti piuttosto che di discernere l’oggi di Dio”.

Per i vescovi campani è necessario saper leggere la storia anche teologicamente, perché la pastorale è discernimento: “Eppure una Chiesa dovrebbe essere capace di leggere in maniera sapienziale la storia. La storia è un luogo teologico, è il luogo di rivelazione, è il luogo attraverso il quale Dio interpella la nostra vita e la nostra missione.

Il Signore chiama attraverso la storia, attraverso il vissuto del mondo e dell’umanità; oggi siamo tutti tentati, noi operatori pastorali, di portare avanti una pastorale di iniziative e di attività. La pastorale, prima di essere attività, è discernimento, ascolto dello Spirito e ascolto delle domande delle persone. Una corretta pastorale presuppone una corretta teologia”.

Quindi, partendo dal momento di preghiera del papa del 27 marzo, i vescovi campani invitano a leggere gli avvenimenti con l’occhio dei ‘segni dei tempi’: “La crisi che stiamo vivendo è un giudizio, ma anche certamente una grande occasione che non possiamo permetterci di sprecare. Certo, essendo la situazione in evoluzione, non è possibile formulare programmi ‘ad ampio respiro’ e indicare con precisione le cose da cambiare e quelle da assumere oggi e per l’immediato futuro.

In questo tempo di pandemia la Chiesa si è trovata a vivere un passaggio di grave difficoltà e insieme l’apertura di inattese possibilità. Questo tempo ha fatto emergere con più evidenza tutte le problematiche pastorali, teologiche e spirituali con cui la Chiesa si confronta da decenni.

Certamente, tuttavia, questa pandemia ci costringe a ripensare la pastorale e ad accelerare quel rinnovamento prospettato dal Concilio e continuamente sollecitato da Papa Francesco, il quale ci dice, in molti modi di ripensare le pratiche pastorali in nome di un cambiamento d’epoca che stiamo vivendo e nella direzione di una Chiesa in uscita”.

Quindi hanno invitato ad un discernimento ‘comunitario’: “Tuttavia, proviamo a suggerire forme nuove di azione pastorale, che sono state già sperimentate, anche se in piccolo, in questo periodo che abbiamo vissuto. Proprio in epoche come queste lo Spirito Santo ha suscitato nuovi santi, iniziative inedite, modelli nuovi di vita pastorale”.

Da questo periodo la Chiesa campana ha invitato a riscoprire il sacerdozio battesimale: “Bisogna recuperare quello che il Concilio ha detto da cinquant’anni, ma che abbiamo trascurato: il sacerdozio battesimale. Tutti i battezzati sono sacerdoti: c’è un sacerdozio ministeriale, quello dei presbiteri certo, ma c’è un sacerdozio di tutti i battezzati.

Ebbene, noi crediamo che questo non deve andare perduto! Dobbiamo riconoscerlo: come Chiesa ci siamo concentrati nel passato solo sulla Messa, a cui, riconosciamolo, è abbastanza facile ‘assistere’; e senza Messa non sappiamo più cosa dire al Signore! Solo Messa, e niente più? Tutto Messa?

Certo, la Messa è il massimo, il culmine, è la forma più perfetta della preghiera cristiana ma non esiste solo la Messa! Ecco: recuperare questo sacerdozio battesimale che si è manifestato in questi mesi, soprattutto in famiglia, nella preghiera in casa”.

Ed hanno invitato alla cura delle relazioni: “Abbiamo bisogno di creare in parrocchia un luogo dove sia bello trovarsi. E che ciò traspaia all’esterno, a quelli che compaiono qualche volta per far celebrare i sacramenti. Ai nostri presbiteri bisogna dire che è emersa in questo tempo una forte domanda di ascolto che va recepita.

Abbiamo scoperto l’importanza delle relazioni. Se il vuoto di questi giorni ha fatto crescere in noi la nostalgia dell’amicizia, delle relazioni, perché non ci bastano le relazioni virtuali, allora chiediamo allo Spirito di farci tornare in comunità, non per riprendere il ritmo forsennato delle tante attività ma per curare meglio la qualità delle relazioni”.

Nella conclusione i vescovi hanno chiesto una visione profetica: “Insieme con gli uomini e le donne di buona volontà le nostre comunità sono chiamate ad un impegno profetico, denunciando il taglio che negli ultimi anni è stato operato nel nostro Paese verso la sanità. Inoltre un impegno profetico per la salvaguardia del creato…

Il periodo che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo ha fatto emergere quella crisi nella quale già vivevamo. Nella ‘ripartenza’ stanno venendo fuori forti resistenze da parte di quelli che considerano questo periodo una parentesi da superare. Esortiamo presbiteri, religiosi e operatori pastorali a superare le resistenze e ad ‘investire’ su quello che lo Spirito in questo tempo dice alle nostre Chiese”.

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