Nocera-Sarno: il vescovo sulla cremazione per conservare le ceneri in luogo sacro

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Il vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, mons. Giuseppe Giudice, ha inviato una lettera agli addetti alle onoranze funebri, agli incaricati di polizia mortuaria, ai parroci per proporre alcune norme riguardo alla cremazione, che è una delle opere di misericordia più delicate: “Il contatto con le famiglie in lutto e la mediazione spesso operata con i sacerdoti e le comunità religiose vi pongono al centro di una particolare attenzione da parte mia, soprattutto nel tempo in cui viviamo, ed è mio compito fare chiarezza su alcuni aspetti circa la cura dei defunti e delle loro famiglie”.

Nella lettera il vescovo ripercorre ecclesiologicamente gli ultimi 50 anni della cremazione, che non è ‘contraria’ alla fede cristiana:“Come sapete con l’Istruzione ‘Piam et constantem’ del 5 luglio 1963, l’allora Sant’Uffizio ha stabilito che ‘sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli’, aggiungendo però che la cremazione non è ‘di per sé contraria alla religione cristiana’ e che non siano più negati i sacramenti e le esequie a coloro che abbiano chiesto di farsi cremare, a condizione che tale scelta non sia voluta ‘come negazione dei dogmi cristiani, o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa’. Questo cambiamento della disciplina ecclesiastica è stato poi recepito nel Codice di Diritto Canonico (1983) e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990)”.

Quindi, rivolgendosi agli operatori delle onoranze funebri, ha sottolineato tre norme importanti per la cremazione e la conservazione delle ceneri: “Il primo elemento da considerare è che la Chiesa, per motivi dottrinali e pastorali, continua a preferire la sepoltura dei defunti e il rispetto del corpo mortale degli stessi che come la Liturgia ci ricorda è tempio dello Spirito del Signore. La Chiesa continuerà a consigliare in via preferenziale la tumulazione del corpo del defunto nel cimitero o in altro luogo sacro e si chiede ai cristiani di continuare in questa pia pratica.

L’inumazione è la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale. In tal senso la Chiesa non può permettere atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errate della morte, ritenuta sia come l’annullamento definitivo della persona, sia come il momento della sua fusione con la Madre natura o con l’universo, sia come una tappa nel processo della re–incarnazione, sia come la liberazione definitiva della ‘prigione del corpo.

Infine, la sepoltura dei corpi dei fedeli defunti nei cimiteri o in altri luoghi sacri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana”.

La seconda indicazione riguarda proprio la cremazione sotto il profilo dottrinale: “Laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà del fedele defunto, la Chiesa non ha motivi dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi. Essa tuttavia non deve essere richiesta in contraddizione ai principi della Chiesa e in opposizione alla fede sulla resurrezione”.

Inoltre è necessario però chiarire “alle famiglie che qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica.

In nessun caso la Chiesa potrà autorizzare la dispersione delle ceneri o la conservazione delle stesse in luoghi o abitazioni private (benché la legge civile dello Stato consenta entrambe queste possibilità) e meno che meno la creazione di gioielli o monili o altri oggetti dalle ceneri del defunto”.

L’altro elemento riguarda proprio il servizio di informazione a cui sono chiamati gli operatori: “Vi chiedo fraternamente di informare i parroci tempestivamente della scelta della cremazione da parte dei fedeli o delle loro famiglie, affinché gli stessi predispongano i riti liturgici in maniera adeguata a questa scelta, così come prevede l’appendice al nuovo rito delle Esequie in vigore presso la Chiesa italiana”.

Di qui l’invito: “Aiutateci a far capire che la scelta della cremazione non deve andare in contrasto con il rispetto per le spoglie mortali del defunto e con la possibilità che esse ‘riposino’ in un luogo sacro pensato appositamente fino alla resurrezione, così come insegna la dottrina. La conservazione delle ceneri in un luogo sacro, inoltre, riduce il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana”.

Mons. Giudice infine ricorda: “Il mancato rispetto di tali indicazioni può, in casi estremi, portare, da parte dell’autorità ecclesiastica, a un diniego alla celebrazione delle esequie cristiane”.

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