Italia penultima per laureati ma ‘campione’ tra i Neet

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L’Italia resta saldamente agli ultimi posti in Europa per livelli di istruzione della popolazione. L’amara conferma arriva dal report dell’Istat, diffuso ieri, che segnala come soltanto il 62,2% degli italiani tra i 25 e i 64 anni ha almeno il diploma di scuola superiore, contro il 78,7% della media dell’Unione Europea. Va anche peggio sul versante dei laureati: il 19,6% contro il 33,2% dell’Ue.

Eppure, i giovani avrebbero tutto l’interesse a proseguire gli studi, dato che il tasso di occupazione dei laureati, nel 2019, era di 28,6 punti percentuali superiore a quello dei diplomati, anche se decisamente più basso rispetto alla media europea (81,4% rispetto all’86,3%). Tra i 30-34enni laureati, il tasso di occupazione è del 78,9% rispetto a una media Ue dell’87,7%.

In linea con gli anni precedenti, anche il report 2019 mette in evidenza come le donne siano più istruite degli uomini (il 64,5% di diplomate rispetto al 59,8% dei maschi e il 22,4% di laureate rispetto al 16,8% degli uomini), ma con tassi di occupazione decisamente più bassi: il 56,1% contro il 76,8%, come è scritto nel report dell’Istat: “Lo svantaggio delle donne si riduce tuttavia all’aumentare del livello di istruzione: il differenziale, che tra coloro che hanno un titolo secondario inferiore è pari a 31,7 punti, scende a 20,2 punti tra i diplomati e raggiunge gli 8,2 punti tra i laureati”.

Considerando unicamente la fascia di popolazione tra i 30 e i 34 anni, si osserva come, anche in questo caso, il risultato italiano sia molto distante dall’obiettivo definito a livello continentale. La strategia Europa2020 considera ‘obiettivo fondamentale per una società della conoscenza’, avere una quota di trentenni laureati di almeno il 40%. In Italia siamo al 27,6%, quota che non soltanto non cresce ma, rispetto al 2018, addirittura cala dello 0,2%.

Mentre l’Unione europea, la Francia, la Spagna e il Regno Unito (pur avendo già superato l’obiettivo strategico del 40%) registrano, nel 2019, un ulteriore aumento (+0,9, +1,3, +2,3 e +1,2 punti).

Anche sul fronte dei giovani che abbandonano gli studi (i cosiddetti Elet, Early leavers from education and training), l’Italia fa segnare tassi più alti della media europea. Mentre per Europa 2020, la quota di 18-24enni con, al più, un diploma di scuola media inferiore, deve essere al massimo del 10%, da noi raggiunge il 13,5%, pari a 561.000 giovani.

In Italia, evidenzia l’Istat, «nel confronto con l’Europa, alla più elevata incidenza di giovani che abbandonano precocemente gli studi, si associa una quota di occupati, tra questi, significativamente inferiore (-11 punti)». Da noi è occupato un giovane Elet su tre (35,4%), nella media Ue poco meno di uno su due (46,6%). Di contro, in Italia un Elet su due dichiara che vorrebbe lavorare a fronte di uno su tre in Europa.

Un’altra classifica che ci vede leader indiscussi è quella dei Neet, cioè dei giovani tra i 15 e i 29 anni non occupati e non in formazione. Pur in calo di 1,2 punti percentuali rispetto al 2018, l’incidenza dei Neet raggiunge il 22,2% (pari a 2.000.000), circa dieci punti percentuali sopra la media Ue (12,5%).

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