A Sulmona-Valva il vescovo abolisce per 3 anni padrini e madrine di Battesimo e Cresima

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Dal 1 agosto nella diocesi di Sulmona-Valva, mons. Michele Fusco, ha deciso, in via sperimentale, la non obbligatorietà di padrini e madrine nelle celebrazioni battesimali e crismali, in quanto non si tratta di figure obbligatorie, spesso la loro è una presenza formale con ben poco visibile la dimensione della fede.

La diocesi di Sulmona e Valva è una delle più antiche diocesi abruzzesi, con 86.000 abitanti distribuiti in 49 Comuni delle province dell’Aquila, Chieti e Pescara, con poco meno di 100 tra sacerdoti e religiosi.

La decisione è frutto di anni di confronto, come ha sottolineato mons. Fusco: “Non è stata una decisione presa da un giorno all’altro ma frutto di una riflessione e di un confronto durati circa un anno e mezzo assieme ai parroci e ai catechisti, con tanti incontri nelle foranie, zone pastorali e parrocchie.

Alla fine tutto è stato portato al Consiglio presbiterale e i sacerdoti hanno approvato questa soluzione ad experimentum per almeno tre anni. D’altro canto, il Codice di diritto canonico non prevede l’obbligatorietà del padrino e della madrina”.

Una scelta dettata da un motivo come è stato illustrato nel decreto: “La figura del padrino e della madrina, la loro presenza nei sacramenti del Battesimo e della Confermazione risulta spesso una sorta di adempimento formale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede.

La scelta viene compiuta abitualmente con criteri e finalità diverse (relazioni di parentela, di amicizia, di interesse, ecc.), senza considerare lo specifico ruolo che il padrino e la madrina è chiamato a svolgere ovvero quello di trasmettere la fede che deve vivere in prima persona per poi poterla testimoniare”.

Lo stesso vescovo ha anche detto che questo ‘experimentum’ è stato giudicato positivamente dai sacerdoti: “Dal lato presbiterale molto positive, perché spesso si presentano persone che non frequentano la Chiesa, non fanno parte della comunità, magari anche con situazioni matrimoniali complesse, e semmai sono amiche della persona da accompagnare al sacramento, ma di fede non c’è nulla”.

Il decreto ricorda che a proposito di padrini e madrine il Codice di diritto canonico ‘indica la possibilità della loro presenza non la loro obbligatorietà’, precisando comunque sia le qualità richieste a padrini e madrine, ‘ovvero una vita conforme alla fede’. Principio ribadito anche da una nota della Conferenza episcopale italiana del 2003 sull’iniziazione cristiana:

“Nel corso dell’itinerario si compia la scelta del padrino o della madrina per la Confermazione, curando che sia persona matura nella fede, rappresentativa della comunità, approvata dal parroco, capace di accompagnare il candidato nel cammino verso i sacramenti e di seguirlo nel resto della vita con il sostegno e l’esempio. La funzione di padrino o di madrina può essere assunta più opportunamente dal catechista accompagnatore”.

Questa ‘decisione’ del vescovo di Sulmona-Valva segue quella presa dal 2017 da mons. Gianfranco Todisco, vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, che aveva ‘abolito’ i padrini e le madrine per Battesimo e Cresima, a scopo educativo: “Manca una responsabilità di trasmettere la fede con la testimonianza di vita”, e quindi c’è bisogno di una nuova pastorale, a partire dai genitori (che prendono di fatto il ruolo dei padrini) e dalla comunità.

Anche mons. Renato Boccardo, diocesi di Spoleto-Norcia, ad inizio anno ha optato per questo ‘experimentum’: “Sono scelti abitualmente con criteri e finalità diverse da quelle che intende la Chiesa (relazioni di parentela, di amicizia, di interesse…) e non hanno piena consapevolezza ed effettiva idoneità a svolgere un ruolo efficace e credibile nel trasmettere la fede con la testimonianza della vita”.

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