Cei invita i vescovi a nuove forme di presenza ecclesiale

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Vincere la paura che ancora frena la presenza dei fedeli alle messe al tempo del coronavirus e ‘favorire la partecipazione’ alle liturgie; andare oltre il limite massimo dei 200 posti nei riti comunitari all’interno delle chiese; riprendere con accortezza la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, a partire dalle Prime Comunioni e dalle Cresime; possibile il ritorno dei cori; sostenere la partecipazione ‘insieme’ delle famiglie all’Eucaristia parrocchiale; non fermare le iniziative di evangelizzazione e quelle per i ragazzi.

A due mesi dal ritorno delle celebrazioni pubbliche in Italia dopo il blocco imposto dall’emergenza Covid, la presidenza della Cei ha scritto ai vescovi della Penisola in vista della ripresa autunnale delle attività pastorali che sarà ‘necessariamente graduale e ancora limitata dalle misure di tutela della salute pubblica, alcune delle quali legate a valutazioni regionali’.

Però annuncia una serie di possibili novità nelle disposizioni anti-contagio che regolano la vita ecclesiale. Nel rinnovare la “riconoscenza ai sacerdoti e ai catechisti per la generosa e creativa disponibilità con cui, anche in questi mesi difficili, hanno saputo mantenere i contatti con le persone, in particolare i ragazzi e le loro famiglie, ricorrendo ampiamente all’uso dei mezzi digitali”, la Cei ha evidenziato l’urgenza “di progettare, con le dovute precauzioni, un cammino comunitario che favorisca un maggior coinvolgimento dei genitori, dei giovani e degli adulti, e la partecipazione all’Eucaristia domenicale”.

La lettera, frutto della riflessione maturata nell’ultima riunione della Presidenza, si sofferma sul ritorno alla celebrazione dell’Eucaristia con il popolo, “segnato anche da un certo smarrimento (in particolare, una diffusa assenza dei bambini e dei ragazzi), che richiede di essere ascoltato”.

Per la celebrazione dei sacramenti, ‘a partire da quelli dell’iniziazione cristiana’, la lettera ricorda che “non ci sono impedimenti a celebrare con dignità e sobrietà. E’ bene aver cura che la loro celebrazione, pur in gruppi contenuti, avvenga sempre in un contesto comunitario”.

Per la Cresima, “oltre ad assicurare il rispetto delle indicazioni sanitarie, in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando”. La stessa attenzione “sarà necessaria per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati”.

Inoltre mentre si attendono dal Ministero dell’Interno indicazioni per un ritorno dei cantori e dei cori, la Cei sottolinea che “la possibilità dei familiari di partecipare insieme alle celebrazioni, stando in uno stesso banco, trova risposta positiva nella prassi della vita quotidiana”. Circa la richiesta di poter derogare al numero delle 200 persone nei luoghi chiusi, il Comitato tecnico-scientifico affida la decisione alle Regioni.

Per ciò che concerne le attività pastorali per i ragazzi, gli Uffici catechistici, coordinati da quello nazionale “stanno lavorando per favorire e sostenere il loro impegno in un discernimento comunitario che porti a scelte operative adeguate, non ispirate dal si è sempre fatto così, ma dalle possibilità che il tempo attuale offre”.

La lettera si conclude con un invito a confrontarsi su nuove forme di esperienza di fede: “Se davvero l’esperienza della pandemia non ci può lasciare come prima la riunione autunnale del Consiglio Permanente e l’Assemblea Generale (prevista a novembre) dovranno essere eventi di grazia, nei quali confrontarci e aiutarci a individuare le forme dell’esperienza della fede e, quindi, le priorità sulle quali plasmare il volto delle nostre Chiese per il prossimo futuro”.

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