Fondo Assistenza Sanitaria SCV. La “solidarietà” non può essere un obbligo, tantomeno avvenire tramite prelievo forzato da busta paga

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Dopo l’intervista rilasciata il 18 luglio 2020 da Mons. Luigi Mistò [3], nella sua qualità di Presidente del Fondo Assistenza Sanitaria dello Stato della Città del Vaticano [1], ad Alessandro De Carolis per Vatican News, corre l’obbligo di rilevare alcune osservazioni alle quali il predetto su “codesto sito” avrà sempre il diritto di replica garantito, come già dimostrato in passato.

“Il risultato è sconfortante”
Un’intervista sul FAS, capolavoro di occultamento della verità e arrampicata sugli spechi

Messo sotto la nostra lente, l’intervista rilasciata da Mons. Luigi Mistò a Vatican News si rileva un capolavoro di occultamento della verità e di arrampicata sugli specchi. È chiaramente una reazione alle nostre inchieste sul Fondo Assistenza Sanitaria (ma senza dare risposta alle nostre domande). Quindi, sotto la nostra lente va messo il detto e il non detto.

Rischioso è organizzare una Conferenza stampa e dover affrontare le domande “scomode”, che qualche vaticanista libero, coraggioso e non sprovveduto potrebbe formulare in diretta.

Invece, farsi intervistare dall’organo di corte senza rischio di contraddittorio è comodo e ne esce un “capolavoro”, anche perché affidato ad un giornalista a doppia spunta blu del house organ della Santa Sede. L’intervistatore, Alessandro De Carolis, non è il primo venuto e non è uno sprovveduto. È un giornalista di lunga corsa di Radio Vaticana e oggi Vatican News, che dal Grande Giubileo del Duemila segue la cronaca “vaticana” ed è anche un inviato in occasione dei Viaggi Apostolici. Inoltre, cura – insieme ad Alessandro Gisotti e Sergio Centofanti (altri due pezzi da novanta della comunicazione della Santa Sede) – la pubblicazione dei resoconti delle omelie mattutine di Papa Francesco al Domus Sanctae Marthae. Nel 2011, in occasione dell’ottantesimo anniversario della Radio Vaticana, De Carolis ha curato il volume – pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana insieme alla riedizione del volume scritto dal compianto giornalista Fernando Bea, che ripercorreva la storia dei primi cinquant’anni della Radio – completando la narrazione laddove era stata interrotta, cioè dall’inizio del pontificato di San Giovanni Paolo II. Da sabato 8 giugno 2019 cura su Radio Vaticana anche lo spazio settimanale di 5 minuti con news sul Papa e la Santa Sede in latino, “Hebdomada Papae, notitiae vaticanae latine redditae” (La settimana del Papa, notiziario vaticano in lingua latina).

Questa intervista rilasciata da Mons. Luigi Mistò a Vatican News ci fa pensare al “metodo Sodano”, cioè ideato e collaudato dal Cardinale Angelo Sodano, già Segretario di Stato di Sua Santità e già Decano del Collegio cardinalizio: “Ecco le risposte. Alle domande pensate voi”. Per questa operazione si necessità un giornalista di razza… ma anche un “intervistato”, che sa fare il “suo” mestiere.

Inoltre, questa intervista rilasciata da Mons. Luigi Mistò a Vatican News ci fa ricordare quanto scritto da Gianluigi Nuzzi a pagina 94 di “Giudizio Universale – La battaglia finale di papa Francesco per salvare la chiesa dal fallimento” (Chiarelettere 2019), nel capitolo “Il baratro”: “Il risultato è sconfortante. Mistò è ben consapevole di ricoprire un ruolo superiore alle sue competenze, formatesi in curia a Milano con il cardinale Carlo Maria Martini. Forse nemmeno immaginava quello che ora sta leggendo”.

Certamente, neanche Gianluigi Nuzzi è il primo venuto e certamente non uno sprovveduto. È autore di diverse inchieste che hanno avuto vasta eco, anche internazionale.

Nel 2009 il suo primo libro “Vaticano Spa” rivela, grazie alle carte segrete di Monsignor Renato Dardozzi, gli scandali finanziari e politici dalla fine dell’epoca di Marcinkus agli anni Novanta del secolo scorso.

Nel 2012 in “Sua Santità” pubblica delle carte riservate del Papa, stravolgendo gli equilibri di potere nei sacri palazzi e facendo scoppiare una crisi che vedrà nel 2013 la rinuncia di Papa Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco. Per aver pubblicato documenti top secret, Nuzzi sarà processato in Vaticano e poi prosciolto.

Dal 2013 conduce su Rete 4 “Quarto grado”, trasmissione incentrata sui grandi casi di cronaca che appassionano e dividono l’opinione pubblica.

Nel 2015 “Via Crucis” racconta i primi anni del pontificato di Papa Francesco.

Nel 2017 “Peccato originale” racconta, sempre grazie a documenti interni alla Santa sede, la fitta trama di scandali che ha segnato la Chiesa da Papa Luciani al pontificato di Papa Francesco, con scoop come le rivelazioni di abusi all’interno del Preseminario San Pio X, dove vivono i chierichetti del Papa, oppure la trattativa segreta tra Santa Sede e magistratura sul caso Emanuela Orlandi.

Nel 2019 “Giudizio Universale” racconta che nel cuore della Santa Sede, all’interno del palazzo apostolico, i cardinali sono impegnati da mesi in un’operazione di salvataggio che sembra impossibile. Un piano segreto di emergenza da realizzare assolutamente entro cinque anni, prima che sia troppo tardi. I clamorosi dossier riservati che compongono questa inchiesta tracciano uno scenario impensabile: la Chiesa è prossima al default finanziario. Mancano i soldi per pagare i dipendenti, sono sospese le ristrutturazioni dei palazzi, è minacciata la sopravvivenza delle parrocchie in Italia e nel mondo. Giudizio universale è un viaggio esclusivo nelle stanze più inviolabili dei sacri palazzi, tra riunioni a porte chiuse dov’è stato possibile ascoltare a viva voce moniti e parole allarmate. Un racconto in presa diretta realizzato grazie a oltre tremila documenti top secret, che arrivano fino all’estate del 2019. Chi gestisce i depositi milionari intestati a cardinali e laici ormai defunti? Perché molte fondazioni benefiche registrano passivi clamorosi e nessuna rendicontazione? Che fine fanno i lasciti dei fedeli? Perché allo IOR, già prima della rinuncia di Benedetto XVI, tanti clienti fuggono, chiudendo i conti? Voragini nei bilanci, crollo delle offerte, lotte di potere, e ancora le ombre di tre banche dalle contabilità misteriose, che sfuggono a ogni controllo e alimentano interessi opachi. Ciò che qui viene svelato provoca una profonda inquietudine, non solo tra i cattolici. Eppure fotografa una realtà che potrà essere affrontata solo se non resterà nascosta, ma diventerà patrimonio di tutti.

L’obbligo di iscriversi di infausta memoria

Ringraziando il Presidente del FAS per aver citato il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, facciamo presente, che nel testo citato non c’è traccia di “solidarietà forzata” o “solidarietà imposta”. La solidarietà non viene mai considerata dalla Chiesa sotto forma di “arroganza amministrativa”, come è intesa dal FAS nei confronti dei propri assistiti.

Nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa bensì viene citato Papa Pio XI, il quale nel 1937 pubblicò l’enciclica Mit brenneder Sorge, nella quale si contrastavano le misure adottate dal Dritte Reich nel 1936, in particolare nei confronti dei giovani “obbligati ad iscriversi” alla “gioventù hitleriana”.

A noi piacciono i paragoni, e per il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa l’unico paragone in cui viene citato “l’obbligo di iscrizione” è questo, ed è contrastato da Papa Pio XI.

A parer nostro, il FAS – che non è un ente benefico – non può obbligare all’iscrizione forzata il personale ecclesiastico, religioso e laico, in servizio e in quiescenza, della Curia Romana, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e degli enti gestiti amministrativamente in modo diretto dalla Sede Apostolica, anche non aventi sede legale nello Stato della Città del Vaticano, giustificando tale imposizione come “atto di solidarietà”, che peraltro non è previsto né dallo Statuto FAS, né tantomeno dal Regolamento FAS.

Inoltre, nel 2018 il FAS ha introdotto in modo ingiustificato un ticket di 5 euro per ogni prenotazione di prestazione medica che gli assistiti sono tenuti a pagare obbligatoriamente (oltre a subire il “forzato” prelievo mensile da busta paga già in essere), presso lo Sportello Unico per l’erogazione dei servizi sanitari, il servizio integrato gestito congiuntamente dalla Direzione del Fondo Assistenza Sanitaria e dalla Direzione di Santità ed Igiene [2] dello Stato della Città del Vaticano, finalizzato a consentire agli iscritti l’accesso alle prestazioni garantite dall’art. 3 dello Statuto del FAS.

Considerata la disponibilità del Presidente del FAS a rilasciare un’intervista a organi ufficiali della comunicazione della Santa Sede e a mandare una Dichiarazione a “codesto sito”, ci chiediamo perché non ha chiarito alcuni quesiti, che gli avevamo cortesemente posto alcuni giorni fa, commentando la sua Dichiarazione ospitato su “codesto sito”.

La “solidarietà opaca e forzata” non ha nulla a che vedere con la solidarietà nel suo valore più alto

A nostro avviso, il FAS non ha al centro la persona, al contrario di quanto affermato dal suo Presidente. A nostro avviso, al centro del FAS c’è solamente il “portafoglio” dei dipendenti, poiché il FAS non concede ai dipendenti la libertà di scelta e volendo di rinunciare all’iscrizione.

Mons. Mistò asserisce nell’intervista a Vatican News, che il FAS garantisce l’assistenza sanitaria per il personale in servizio e quiescenza della Santa Sede e del Governatorato SCV. Facciamo presente, che nello Statuto del FAS al Capo I (Ambito di applicazione, natura giuridica, finalità e funzioni), Art.3, Comma 3 (Finalità e funzioni) è scritto: “L’assistenza sanitaria è affidata alla Direzione di Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano”. Inoltre, nel Regolamento del FAS al Titolo III (PRESTAZIONI DEL FONDO), CAPO I (Prestazioni), Art. 12 (Prestazioni in forma diretta e indiretta), Comma 1 è scritto che le prestazioni in forma diretta “sono erogate:
– dagli ambulatori della Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, sotto la vigilanza della medesima Direzione;
– da enti e professionisti esterni convenzionati;
– dalla Farmacia Vaticana e dalle farmacie convenzionate”. Quindi Mistò viene smentito dallo Statuto del FAS e dal Regolamento del FAS stessi. Il FAS si occupa – secondo Comma 2 – di convenzioni esterne e soprattutto di ricoveri, che sono punti dolenti della questione, sulla scrivania del neo Direttore FAS, il Prof. Giovanni Battista Doglietto.

A parer nostro, la solidarietà non consiste nel “contribuire al FAS in percentuale alla propria retribuzione”, e dover subire ticket aggiuntivi, con la giustificazione che sono “correttivi di sistema”. Qui l’unica valutazione seria da sottoporre ai superiori del Presidente del FAS è l’opportunità di una operazione di “solidarietà opaca e forzata”, che non ha nulla a che vedere con la solidarietà nel suo valore più alto.

Mons. Mistò parla di un sistema non solo utilizzato dalla Chiesa ma piuttosto diffuso… Ci chiediamo quale ente ecclesiastico applica alle buste paga di tutti i dipendenti un prelievo mensile forzato senza dare possibilità di rinunciare a tale iscrizione? Non sono mai giunte richieste in tal senso da dicasteri di settore come il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, né tantomeno dalla Direzione di Sanità ed Igiene SCV, per la quale viene effettuato il pagamento al momento della prenotazione della prestazione sanitaria.

Il FAS ha creato un precedente, ed è l’unico ente che ha l’autorizzazione da parte della Segreteria di Stato a prelevare direttamente dalla busta paga dei dipendenti. Ed è l’unico ente che fa questo.

Mons. Mistò inoltre asserisce che “la quota d’iscrizione al FAS è collegata all’istanza solidaristica, per cui ogni lavoratore della Santa Sede contribuisce alla tutela della salute di tutti gli altri”. Riteniamo imprecise e fuorvianti tali dichiarazioni, poiché quanto affermato non trova alcun riscontro nello Statuto del FAS e nel Regolamento del FAS. Oltretutto, al Capo 2, Art. 4 dello Statuto del FAS, alla voce “contribuzioni”, viene affermato che i contributi a carico degli iscritti sono misure approvate a suo tempo dal Cardinal Segretario di Stato, quindi prima del 2018 quando è stato introdotto in modo arbitrario dal Consiglio di amministrazione del FAS il ticket ingiustificato di 5 euro. Questo “ticket arbitrario” è stato introdotto nel 2018 dopo la pubblicazione nel 2017 dell’attuale Statuto del FAS approvato dal Santo Padre Francesco il 18 ottobre 2016 e Regolamento del FAS, e in vigore dal 1̊ febbraio 2017.

Il cosiddetto ticket, approvato dal Consiglio di Amministrazione del FAS il 25 ottobre 2017 e in vigore dal 1° giugno 2018, a nostro avviso è un ticket arbitrario e del tutto ingiustificato, che – a quanto dichiara Mons. Mistò nel 2018 ha portato “un incremento di soli 195mila euro” nelle casse del FAS.

Nella Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, promulgata il 29 giugno 2020 dalla Congregazione per il Clero, si specifica che la Santa Messa e i sacramenti non possono comportare “un prezzo da pagare”, “una tassa da esigere”: non si può “dare l’impressione che la celebrazione dei sacramenti, soprattutto la Santissima Eucaristia, e le altre azioni ministeriali possano essere soggette a tariffari”. Il parroco, comunque, è tenuto “a formare i fedeli, affinché ogni membro della comunità si senta responsabilmente e direttamente coinvolto nel sovvenire ai bisogni della Chiesa, attraverso le diverse forme di aiuto e di solidarietà”, aggiunge la Congregazione per il Clero sottolineando che “la suddetta sensibilizzazione potrà procedere tanto più efficacemente quanto più i presbiteri da parte loro offriranno esempi ‘virtuosi’ nell’uso del denaro”.

Visto che a noi i paragoni piacciono, come non possono esserci “tariffari” con prezzi obbligati da pagare per poter “usufruire” dei sacramenti, la solidarietà per l’assistenza sanitaria non può essere un obbligo, neanche per un dipendente della Santa Sede o dello Stato della Città del Vaticano, tantomeno avvenire tramite prelievo forzato da busta paga senza possibilità di rinuncia.

Conti e bilanci occulti

Mons. Mistò definisce i conti del FAS, senza portare a conoscenza i lettori i bilanci del FAS, e senza rispondere al percorso che fanno i conti del FAS. La trasparenza finanziaria richiede ormai a tutte le realtà economiche della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano di sottostare a rigide regole internazionali.

I conti e i bilanci del FAS sono oggetto di verifiche di AIF e dell’Ufficio del Revisore Generale? Nessuno lo sa, come nessuno conosce i bilanci, poiché non vengono pubblicati. Però, se si tratta di solidarietà – come affermato da Mons. Mistò -, la solidarietà andrebbe evidenziata e resa trasparente a tutti coloro che contribuiscono alla stessa. Ma l’entità di questa “solidarietà forzata” non è mai pervenuta.

Mons. Mistò parla di entrate, di uscite e di un saldo. Ma non dice come sono composte, da dove vengono le entrate, cioè se tutto viene dagli “iscritti” (che invece sono “costretti”) o se le amministrazioni (Santa Sede e Stato della Città del Vaticano) ci mettono del loro e, quindi, questo giustificherebbe la “restituzione” del saldo.

Mons. Mistò parla di 5 milioni di euro restituiti alle amministrazioni, e di una spesa per il FAS pari a 20 milioni di euro nel 2018, senza spiegare che fine fanno i restanti 15 milioni di euro. Mons. Mistò afferma che il FAS non dispone di capitali, ma gestisce esclusivamente i contributi versati mensilmente dalle amministrazioni. Nel Regolamento del FAS all’Art.11 (Contribuzione delle amministrazioni) viene citata la quota pro-capite che ogni amministrazione versa al FAS rispetto al numero degli assistiti a suo carico. Si evince che ogni Amministrazione versa al FAS mensilmente per dodici mensilità una quota pro-capite moltiplicata per il numero degli assistiti a suo carico.

Non solo per il FAS viene effettuato un prelievo forzato dalla busta paga dei dipendenti e pensionati a cura d ogni amministrazione, ma in più, all’atto della prenotazione di prestazione medica gli assistiti sono tenuti a pagare al FAS un ticket aggiuntivo di 5 euro, senza giustificato motivo.

Sui conti, il Presidente del FAS sarà credibile solo se pubblica i bilanci del FAS, con revisione esterna. Senza una revisione dei conti e un bilancio pubblico, non c’è motivo per credere quello che dichiara al riguardo.

In conclusione, ricordiamo cortesemente a Mons. Luigi Mistò, nella sua qualità di Presidente del FAS, che attendiamo una sua gentile risposta ai nostri quesiti in merito:

– Perché era presente al sopralluogo a Londra nell’ambito dell’acquisizione da parte della Segreteria di Stato del palazzo al numero 60 di Slaone Avenue, insieme a Mons. Alberto Perlasca [4], come indicato da Nuzzi nel 2019?

– Perché non viene concessa ai dipendenti della Santa Sede e della Città del Vaticano in attività la possibilità di rinuncia all’iscrizione FAS?

– Perché nel 2018 è stato introdotto il ticket aggiuntivo e ingiustificato dei 5 euro da pagare all’atto della prenotazione di prestazione medica?

– Perché i bilanci del FAS non vengono pubblicati? E, in secondo ordine, i conti e i bilanci del FAS sono oggetto di verifiche di AIF e di revisione da parte dell’Ufficio del Revisore Generale

L’intervista

Mistò: il FAS, servizio sanitario con la persona al centro
Cambio della guardia alla direzione del Fondo di Assistenza Sanitaria per i dipendenti della Santa Sede. Il presidente: “La malattia è la ‘periferia esistenziale’ dove tutti, prima o poi, direttamente o attraverso una persona cara, passano”
di Alessandro De Carolis
Vatican News, 18 luglio 2020

È stata pubblicata la notizia della nomina da parte di Papa Francesco del nuovo direttore del Fondo, nella persona del professor Giovanni Battista Doglietto, che già da tempo affiancava l’uscente Stefano Loreti. Il cambio della guarda rappresenta una buona occasione per ricordare che cosa sia il FAS, Fondo di Assistenza Sanitaria per i dipendenti della Santa Sede, facendo il punto con il suo presidente, monsignor Luigi Mistò.

Innanzitutto, che cos’è il FAS?
“È l’Ente che fornisce l’assistenza sanitaria per il personale in servizio e in quiescenza, della Curia Romana, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e degli enti gestiti amministrativamente in modo diretto dalla Santa Sede, anche di quelli che non hanno sede legale nello Stato della Città del Vaticano. Il FAS provvede a finanziare le prestazioni sanitarie in forma diretta e indiretta”.

Come funziona il Fondo?
“Vorrei, se possibile, inquadrare innanzitutto un principio fondamentale. Mi piace utilizzare una ricorrente immagine di Papa Francesco e affermare che la malattia è la ‘periferia esistenziale’ dove tutti, prima o poi, direttamente o attraverso una persona cara, passano. Il FAS, perciò, pur con la dovuta attenzione ai profili di sostenibilità economica, dovrà assolutamente tenere sempre al centro la persona del malato facendogli sentire tutta la cura e la tenerezza di cui ha bisogno. Il Fondo risponde ad una istanza solidaristica fra tutti i dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Si tratta di una istanza che si fonda sulla Dottrina sociale della Chiesa, per la quale il principio regolatore della vita sociale è un rapporto di reciproco amore e aiuto. La Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano sono una comunità di lavoro che prima fra tutti deve dare testimonianza nell’applicazione pratica di questo”.

Che cosa significa concretamente quanto ha appena detto?
“Significa che tutti sono chiamati a contribuire in proporzione alle proprie possibilità e, quindi, in percentuale alla propria retribuzione per garantire le risorse necessarie a far fronte alla malattia che può colpire ognuno di loro e i propri familiari. Il rimborso delle spese mediche non è infatti limitato al contributo che ciascuno ha dato, ma è garantito in ogni caso. Significa che ci sono persone che non si ammalano mai e pagano comunque.
Altre, meno fortunate, si ammalano e le cure, in alcuni casi, costano di più, anche molto di più, di quello che hanno dato. In tal caso si usano i contributi di chi, per fortuna, si ammala meno. Ecco la solidarietà. Poi esistono dei correttivi al sistema: per alcune prestazioni si chiede a chi ne usufruisce di pagarne una parte per evitare eccessivi squilibri”.

Un sistema utilizzato non solo dalla Chiesa ma piuttosto diffuso…
“Sì, questo sistema, proprio della Dottrina sociale della Chiesa, è adottato da molti Stati, a testimonianza della bontà del principio stesso. Tanto è vero che la Santa Sede il 16 giugno del 2000 ha stipulato con la Repubblica Italiana una ‘Convenzione di sicurezza sociale’ che interessa i suoi dipendenti che per la gran parte sono cittadini italiani oppure risiedono in Italia. Così il FAS è autorità competente per provvedere alla tutela e alla sicurezza sanitaria dei suoi dipendenti, anche in caso di malattia professionale o infortunio sul lavoro”.

La quota di iscrizione al FAS può essere definita una “tassa”?
“È certamente improprio definire in questo modo la quota di iscrizione, che è finalizzata alla realizzazione della reciproca tutela e assistenza degli iscritti, fondamento del principio della mutualità. La quota è collegata all’istanza solidaristica, per cui ogni lavoratore della Santa Sede contribuisce alla tutela della salute di tutti gli altri”.

Può dirci qual è la situazione dei conti del FAS?
“Nel 2017, al termine di un quinquennio caratterizzato da dinamiche di crescita dei costi non sostenibili nel lungo periodo, è stato avviato dal nuovo Consiglio di Amministrazione un processo di riforma improntato a criteri di efficienza, trasparenza e utilizzo virtuoso delle risorse economiche disponibili, al fine di garantire la sostenibilità futura del Fondo senza incidere in alcun modo sulla qualità delle prestazioni erogate agli iscritti. Grazie a questa riforma, nello stesso 2017 sono stati ottenuti risparmi per circa 3,6 milioni di euro rispetto al precedente esercizio, e nel 2018 un ulteriore risparmio, rispetto al 2017, di 1,4 milioni di euro. Questo ha consentito nella sostanza la restituzione alle Amministrazioni della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano di oltre 5 milioni di euro”.

Sono risparmi ottenuti grazie all’innalzamento del ticket dovuto dai dipendenti per le prestazioni?
“Certamente no. La revisione delle quote di partecipazione alla spesa, il cosiddetto ticket, approvata dal Consiglio di Amministrazione del FAS il 25 ottobre 2017 e in vigore dal 1° giugno 2018 non ha influito. I ticket incassati allo sportello sono passati, infatti, da 302mila euro del 2017 a 497mila euro del 2018, con un incremento di soli 195mila euro, a fronte di una spesa sanitaria superiore a 20 milioni di Euro”.

Il FAS possiede capitali o fa investimenti?
“Il FAS non dispone di capitali di dotazione e compie la propria attività a beneficio degli iscritti utilizzando esclusivamente i contributi versati mensilmente dalle Amministrazioni della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Il bilancio deve necessariamente essere chiuso in pareggio, pertanto non è possibile la realizzazione e l’accantonamento di utili di bilancio. Quanto eventualmente risparmiato rispetto al budget approvato non può essere trattenuto e/o destinato ad investimenti di qualsiasi natura, ma deve essere restituito alle Amministrazioni che finanziano il Fondo”.

«Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”. Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona. (…) penso ai tanti fratelli e sorelle che, nel mondo intero, non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà. Mi rivolgo, pertanto, alle istituzioni sanitarie e ai Governi di tutti i Paesi del mondo, affinché, per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale. Auspico che, coniugando i principi di solidarietà e sussidiarietà, si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute» (Messaggo del Santo Padre Francesco per la XXVIII Giornata Mondiale del Malato, 3 gennaio 2020).
Foto di copertina: la targa appesa presso lo Sportello Unico per l’erogazione dei servizi sanitari, il servizio integrato gestito congiuntamente dalla Direzione del Fondo Assistenza Sanitaria e dalla Direzione di Santità ed Igiene SCV, finalizzato a consentire agli iscritti l’accesso alle prestazioni garantite dall’art. 3 dello Statuto del FAS. “Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre moltitudine di peccati” (1 Pietro 4,8).

[1] Il Fondo di Assistenza Sanitaria dello Stato della Città del Vaticano (FAS)
Il FAS è l’Ente che assicura l’assistenza sanitaria per il personale ecclesiastico, religioso e laico, in servizio e in quiescenza, della Curia Romana, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e degli enti gestiti amministrativamente in modo diretto dalla Sede Apostolica, anche non aventi sede legale nello Stato della Città del Vaticano.
Il Fondo, in conformità allo Statuto e al Regolamento, provvede a finanziare le prestazioni in forma diretta e indiretta.
È l’Istituzione competente per l’applicazione della convenzione di sicurezza sanitaria tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana e del relativo accordo amministrativo per quanto riguarda le prestazioni in natura, relative agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali, ai sensi degli art. 2, 3 e 13 del citato accordo amministrativo e secondo la disciplina stabilita nel proprio Regolamento.
Gli uffici del Fondo sono situati nel Palazzo del Belvedere, Via della Posta 1, nella Città del Vaticano e sono a disposizione degli assistiti con uno sportello unico, in collaborazione con la Direzione di Sanità ed Igiene, a cui l’assistenza è affidata.

[2] La Direzione di Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano (DSI)
Il 1 agosto 2015 Papa Francesco ha nominato Direttore della Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano l’Illustrissimo Professore Alfredo Pontecorvi, Professore Ordinario di Endocrinologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.
Il 1 aprile 2019 Papa Francesco ha nominato Vice Direttore della Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano l’Illustrissimo Professore Andrea Arcangeli, Medico Specialista presso la Direzione di Sanità ed Igiene e Responsabile del Reparto Terapia Intensiva Post-Operatoria del Policlinico Agostino Gemelli di Roma.
Una normativa inerente al servizio di assistenza sanitaria nella Città del Vaticano era già presente nel Regolamento del Servizio di Assistenza Sanitaria e di Igiene dei Sacri Palazzi Apostolici, approvato il 10 ottobre 1893 da Papa Leone XIII. Successivamente, un’ordinanza del 28 settembre 1929 del Governatore dello Stato veniva a confermare il precedente Regolamento trasferendo la giurisdizione in materia dal Prefetto dei Sacri Palazzi Apostolici allo stesso Governatore dello Stato. Risalgono a questa ordinanza le prime notizie dell’istituzione di una Guardia Medica permanente con ambulatorio medico-chirurgico annesso alla Farmacia Vaticana. Nel Regolamento per gli Uffici e Servizi del Governatorato del 5 dicembre 1932, i Servizi Sanitari costituivano una delle sette sezioni dipendenti dall’Ufficio Centrale di Segreteria del Governatorato. Nel 1943, durante il pontificato di Papa Pio XII, i Servizi Sanitari acquisirono un’autonomia amministrativa nell’ambito del Governatorato ed infine un Decreto del 1969 veniva a costituire la Direzione dei Servizi Sanitari.
La Legge sul governo dello Stato della Città del Vaticano del 16 luglio 2002 ha costituito nella sua attuale conformazione la Direzione di Sanità ed Igiene stabilendone le finalità.
La Direzione di Sanità ed Igiene provvede alla tutela dell’igiene pubblica e della salute nel territorio dello Stato della Città del Vaticano.
Il Direttore di Sanità ed Igiene, laureato in medicina e chirurgia, è di nomina pontificia. Il personale medico operante presso la Direzione è costituito da Officiali sanitari di ruolo e da Medici e Specialisti a contratto, delle varie specialità medico-chirurgiche.
Il personale amministrativo, nei livelli funzionali e nelle figure professionali appropriati, svolge i compiti assegnati dal Direttore.
Il personale sanitario è costituito da Tecnici Sanitari e da Infermieri Religiosi o laici muniti della necessaria qualifica professionale.
L’attività dei Tecnici, degli Infermieri e del personale ausiliario è coordinato da un Tecnico di assistenza sanitaria con mansioni di Caposala.
Gli appartenenti al personale ausiliario, oltre alle mansioni proprie della figura professionale, collaborano con il personale medico ed infermieristico in qualità di “barellieri” in occasione delle Celebrazioni, Cerimonie e Udienze Pontificie.
La Direzione di Sanità ed Igiene esplica la propria attività, oltre che in Vaticano, anche nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo e negli altri immobili e zone indicati nel Trattato Lateranense, entro i limiti derivanti dalla loro specifica condizione giuridica e stabiliti da apposita normativa.
La Direzione provvede alle seguenti attività istituzionali:
– assistenza sanitaria;
– medicina del lavoro;
– medicina legale;
– tutela dell’ambiente fisico e del territorio, degli ambienti di vita e di lavoro;
– prevenzione e profilassi delle malattie infettive e diffusive;
– vigilanza annonaria;
– polizia mortuaria;
– sanità veterinaria;
– vigilanza sulle strutture con finalità igienico-sanitaria;
– rapporti con Enti ed Associazioni Sanitarie internazionali e di Stati esteri.
La Direzione adempie i suoi compiti istituzionali mediante le seguenti strutture operative:
– Ufficio della Direzione;
– Guardia Medica;
– Servizio di pronto soccorso;
– Servizio di assistenza ambulatoriale medica e polispecialistica;
– Servizio di igiene pubblica;
– Servizio di medicina del lavoro;
– Servizio di medicina legale.
La Guardia Medica è attiva 24h su 24h ed ha competenza solo all’interno della Città del Vaticano. È ubicata presso il Poliambulatorio della Direzione di Sanità ed Igiene, nel Palazzo del Belvedere, ingresso via della Posta.
Le prestazioni di pronto soccorso nei riguardi di qualsiasi persona sono effettuate esclusivamente in ordine ad eventi morbosi con i caratteri dell’urgenza che si verificano nel territorio della Città del Vaticano e nella zona extraterritoriale adiacente.Il servizio di pronto soccorso è attivato altresì in occasione delle Celebrazioni, Cerimonie e Udienze Pontificie, e di manifestazioni con cospicuo concorso di pubblico.

Mons. Luigi Mistò in Udienza privata da Papa Francesco, 1° aprile 2017.

[3] Mons. Luigi Mistò (Binago, 24 giugno 1952), al servizio della Santa Sede dal 7 luglio 2011, nominato da Papa Benedetto XVI Segretario dell’APSA, il dicastero che gestisce le proprietà immobiliari della Santa Sede, sostituendo Mons. Mauro Rivella, un prelato piemontese molto esperto in gestione di bene ecclesiastici. Oggi, Mistò è Presidente (confermato per un’altro quinquennio dal Segretario di Stato il 16 giugno 2020) della “Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa” presso la Segreteria di Stato, istituita il 12 dicembre 2015, nonché Presidente del FAS-Fondo Assistenza Sanitaria dello Stato della Città del Vaticano, nonché dal 14 aprile 2015 Segretario della Sezione amministrativa della Segreteria per l’economia. Fino al 14 novembre 2019 ricopriva pure la carica di Coordinatore ad interim del medesimo organismo, dopo il congedo concesso il 29 giugno 2017 all’allora Prefetto Cardinale George Pell (Prefetto dal 24 febbraio 2014 al 24 febbraio 2019) per difendersi nei tribunali australiani, sostituito da Padre Juan Antonio Guerrero Alves, S.I., proprio mentre la Segreteria di Stato è investita dall’indagine penale della magistratura vaticana sull’uso di ingenti fondi riservati per discussi investimenti immobiliari di pregio a Londra, oltre che dall’imperativo categorico di far quadrare bilanci in forte deficit.
Scrive Business.it il 12 dicembre 2018, dal titolo “Chi è monsignor Luigi Mistò: l’uomo del potere di Papa Francesco”: «Chi è Luigi Mistò, uomo fidato di Papa Francesco con sempre più poteri all’interno del Vaticano. Luigi Mistò, monsignore ambrosiano di origini brianzole (mantiene il suo approccio pratico, tipico dei lombardi), è nato nel 1952 e da otto anni ricopre incarichi sempre più delicati nella Curia Romana in materia di economia e finanza. Da un anno e mezzo è il coordinatore ad interim della Segreteria dell’Economia dopo l’uscita di scena del cardinale australiano George Pell. Al dicastero nato nel 2014 inizialmente furono conferite enormi competenze (di fatto la gestione e il controllo) ma successivamente il Papa è tornato a separarle. Mistò ha alle spalle una vasta esperienza, maturata negli anni milanesi, dopo la laurea in diritto canonico e un periodo al Tribunale ecclesiastico. Sotto i cardinali Martini e Tettamanzi è stato responsabile amministrativo della ricca Curia milanese, la diocesi più grande d’Europa. Il suo nome ad un certo punto, nel 2011, fu fatto come possibile “prelato” dello Ior ma alla fine Benedetto XVI lo nominò come numero due all’Apsa, il dicastero degli immobili. Dopo quattro anni arriva la nomina alla sezione amministrativa Segreteria per l’Economia, in un momento delicato per il dicastero. Tre anni fa Parolin lo indica anche alla guida della Commissione di controllo e valutazione sulla sanità cattolica con l’obiettivo di guardare a tutto il mondo. Insomma una prelato-chiave nel processo di riforma economica di Francesco, processo che ha dovuto affrontare “scosse” inevitabili dopo un “sisma”, ma che “procede e produce i suoi frutti”, come ha detto di recente lo stesso Mistò alla presentazione della Fondazione Quadragesimo Anno. Un prelato ambrosiano per la riforma di Francesco, dunque».

[4] Mons. Alberto Perlasca (Como, 21 luglio 1960) è stato ordinato sacerdote per l’omonima diocesi il 13 giugno 1992. È laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore e in Diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana. Dal 2006 è cappellano di Sua Santità. In ottobre 2003 fu stato assunto presso l’Ufficio Giuridico della Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e incorporato nel Servizio Diplomatico della Santa Sede. Da aprile 2006 fino a maggio 2008 ha lavorato nella Nunziatura Apostolica in Argentina. È poi rientrato in Segreteria di Stato presso l’Ufficio Amministrativo della Prima Sezione (per gli Affari Generali), ufficio che gestisce la cassaforte della Segreteria di Stato, tra cui i fondi dell’Obolo di San Pietro, e del quale era Capo Ufficio da luglio 2009. Era membro dei Consigli di Amministrazione del Fondo Pensioni, del Fondo Assistenza Sanitaria e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Inoltre, era membro del Collegio dei revisori della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali di Consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Inoltre, si è mantenuto sempre attivo nell’ambito canonico, partecipando, tra l’altro, a diverse attività accademiche. Dire che era una potenza nell’ambito finanziario della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano è un understatement, per dirlo in una delle quattro lingue che conosce. Essendo per molti anni a capo dell’Ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato e quindi depositario storico dei segreti finanziari che riguardano la Cassaforte della medesima, di cui l’Obolo di San Pietro è solo una parte. A seguito degli esiti delle indagini preliminari, è stato aggiunto al registro degli indagati dell’indagine 60SA. Stranamente, il 26 luglio 2019 – due mesi prima dell’irruzione della Gendarmeria vaticana in Segreteria di Stato – viene trasferito al Palazzo della Cancelleria, dal Papa nominato ad hoc Promotore di Giustizia aggiunto al Tribunale della Segnatura Apostolica [In principio era il caos in Vaticano. Obolo di San Pietro “opaco”. Mons. Perlasca indagato. Altri tremano – 19 febbraio 2020]. Secondo il vaticanista di America Magazine, Gerard O’Connell, Mons. Perlasca è stato dimesso dal servizio diplomatico della Santa Sede e rimandato alla sua diocesi di origine. I materiali a lui sequestrati potrebbero portare ai responsabili illustri, che hanno gestito, coordinato e ordinato delle operazioni finanziarie opache (sempre usando la definizione del Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin). Presenziò al sopralluogo a Londra per l’acquisto dell’immobile di 60 Sloane Avenue, insieme a Mons. Mistò, secondo quanto riportato da Gianluigi Nuzzi.

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