Nella situazione senza precedenti in cui si trova la Chiesa, è lecito per un cattolico discutere sul Concilio Vaticano II?

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«While it may be of some interest to discuss past crises and controversies, we find such comparisons ultimately unsatisfying. It remains our conviction that the present situation is entirely unprecedented. The solution is neither obvious nor simple. Veni, Sancte Spiritus… (Mentre può essere di qualche interesse discutere delle crisi e delle controversie passate, riteniamo che tali paragoni alla fine non siano soddisfacenti. Resta la nostra convinzione che la situazione attuale non abbia precedenti. La soluzione non è né ovvia né semplice. Veni, Sancte Spiritus …)» (Giuseppe Pellegrino).

«Many good people say: “It wasn’t the Council itself that was the problem, it was its misinterpretation”. Perhaps they are the ones who have misinterpreted what really happened at Vatican II (Molte persone per bene dicono: “Non era il Concilio stesso ad essere il problema, era la sua interpretazione errata”. Forse sono quelli che hanno interpretati male ciò che è realmente accaduto al Vaticano II)» (Giuseppe Pellegrino).

Continuiamo a dare spazio al dibattito sul Concilio Vaticano II, con una riflessione di Giuseppe Pellegrino che contribuisce alla discussione aperta in questi giorni sulla liceità o meno di discutere il Concilio Vaticano II, pubblicato da Marco Tosatti sul suo blog Stilum Curiae di ieri, 18 luglio 2020. Usando il metodo tomistico per mettere in discussione il Vaticano II, Pellegrino sostiene lo tesi dello “sforzo diligente compiuto da questi malintenzionati per citare la Tradizione per mascherare la loro rivoluzione servono solo a magnificare la portata della loro frode”.

È lecito per un cattolico mettere in discussione il Vaticano II?

Obiezione 1. Sembrerebbe che non sia lecito per un cattolico mettere in discussione l’insegnamento del Vaticano II. Perché ogni cattolico deve accettare la validità dei Concili ecumenici, e il Vaticano II è stato il 21̊ Concilio ecumenico. Pertanto, il Concilio non può essere messo in discussione.

Obiezione 2. I documenti conciliari fanno abbondantemente riferimento all’insegnamento dei precedenti Concili ecumenici, nonché ai documenti papali e agli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa. Quindi, mettere in discussione l’insegnamento del Concilio è effettivamente mettere in discussione la Tradizione stessa. Ma questo non è lecito per un cattolico. Pertanto, il Concilio non può essere messo in discussione.

Obiezione 3. Inoltre, il Magistero postconciliare ha chiarito i punti di contrasto nell’interpretazione del Concilio. Così, leggendo i documenti del Vaticano II nel contesto di questi successivi chiarimenti, un cattolico può conoscere la sana dottrina della Tradizione della Chiesa. Pertanto l’insegnamento del Concilio correttamente interpretato – “il vero Concilio” – non può essere messo in discussione.

Obiezione 4. Inoltre, qualsiasi confusione dottrinale o caos possa essere scaturito dopo il Concilio è qualcosa di distinto dal Concilio in quanto tale e di per sé. Il rimedio a tale confusione e caos è di interpretare correttamente il Concilio in continuità con la Tradizione. Ma questo significa che l’insegnamento del Concilio è valido. Perciò, ancora una volta, l’insegnamento del Concilio correttamente interpretato – “il vero Concilio” – non può essere messo in discussione.

Sed contra. Dice il professor Roberto De Mattei: “Proponiamo di distinguere con attenzione la dimensione teologica che emerge dai documenti e quella più propriamente “fattuale” che si riferisce agli eventi storici” (Il Concilio Vaticano II: Una storia non scritta, Loreto Publications, 2012, p. xviii). È questa dimensione fattuale che farà luce sull’attuale “stato di eccezione” all’interno della Chiesa e permetterà di prescrivere un adeguato rimedio all’attuale crisi ecclesiale senza precedenti. Pertanto, la dimensione fattuale delle vere intenzioni di coloro che hanno convocato e guidato il Concilio non solo può ma deve essere messa in discussione da tutti i veri figli della Chiesa.

Respondeo. Occorre distinguere chiaramente tra la disciplina della teologia e la disciplina della storia. È chiaro che il Vaticano II soddisfa tutti i requisiti teologici per un Concilio ecumenico valido, e i Padri conciliari hanno fatto ogni sforzo apparente per dimostrare che il loro insegnamento era in continuità con i precedenti Concili ecumenici e con la Tradizione dei Padri e dei Dottori della Chiesa. Ma se, di fatto, fin dal suo inizio il Concilio è stato chiamato e convocato con il solo scopo di ingannare la Chiesa e di introdurre l’errore e un ambiguo insegnamento nel cuore della Chiesa, allora la il problema sul tappeto è una questione di fatto storico che deve essere esaminata con grande attenzione in modo da dare un solido giudizio sull’essenza del Concilio.
Come scrive l’arcivescovo Carlo Maria Viganò: “È sorprendente che si continui a non voler indagare sulle cause alla radice della crisi attuale, limitandosi a deplorare gli eccessi attuali come se non fossero la logica e inevitabile conseguenza di un piano orchestrato decenni fa”. È questo piano, questo colpo di Stato che si è realizzato al Concilio Vaticano II, che deve essere esaminato a fondo, in modo da comprendere appieno il contesto storico del modo in cui la maggioranza dei buoni vescovi è stata ingannata e manipolata per far approvare i testi sovversivi del Concilio.

Risposta all’obiezione 1. Il Concilio è stato validamente realizzato secondo il diritto canonico, ma ciò non fa che rendere ancora più efficace il suo potere distruttivo. La sua validità faceva parte del “piano”. “Fin dalla sua origine fu fatto oggetto di una grave manipolazione da parte di una quinta colonna che penetrava nel cuore stesso della Chiesa che ne rendeva perversi i fini, come confermano i disastrosi risultati che sono sotto gli occhi di tutti” (Abp. Viganò). Ogni aspetto della sua origine, preparazione, esecuzione e realizzazione merita di essere messo in discussione.

Risposta all’obiezione 2. Se si può conoscere il fatto storico di un’intenzione e di un “piano” così malvagio da parte di coloro che hanno scritto i Documenti conciliari, allora lo sforzo diligente compiuto da questi stessi malintenzionati per citare la Tradizione, i precedenti concili ecumenici, i documenti papali, i Padri e i Dottori della Chiesa per mascherare la loro rivoluzione servono solo a magnificare la portata della loro frode e del loro inganno.

Risposta all’obiezione 3. A partire dallo stesso Paolo VI, il Magistero postconciliare si è impegnato a fondo per affrontare la “crisi postconciliare” all’interno della Chiesa. Il costante impegno per la corretta interpretazione e attuazione del Concilio è stato, possiamo dire, una diagnosi errata del problema. Anche se i papi postconciliare sembravano convinti che il rimedio alla crisi potesse essere trovato nella corretta interpretazione del Concilio, apparentemente non capivano che il Concilio non era la soluzione alla crisi, ma piuttosto la sua causa.

Risposta all’obiezione 4. Non possiamo più fingere che ciò che è accaduto dopo il Concilio, fino al punto di adorare gli idoli nella Basilica di San Pietro in nome del “Vaticano II”, sia estraneo allo svolgimento storico dell’”evento conciliare” – “il vero Concilio” in sé e per sé. Come dice De Mattei: “Qualcosa è accaduto dopo il Concilio come conseguenza coerente con esso…. la ricostruzione di quanto è accaduto tra il 25 gennaio 1959 e l’8 dicembre 1965 è una premessa necessaria per una seria riflessione sul Vaticano II” (Ibidem, p. xix).

Giuseppe Pellegrino

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