Il Papa ai sui ex allievi: facciamoci condurre dalla verità

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Una riflessione sulle letture proposte oggi dalla liturgia. Il Papa l’ha proposta ai suoi ex allievi che domenica mattina alle 8.00 hanno partecipato alla messa di conclusione dello Schülerkreis edizione 2012. La legge di Dio, ha detto il Papa, è un dono di cui gioire, non un frutto della propria genialità che possa generare trionfalismo. Abbiamo ricevuto la saggezza che è verità, sappiamo vivere e morire, perché Cristo è la vita e la verità. Non c’è spazio per nessun trionfalismo, ma solo per la gioia e la gratitudine per il regalo ricevuto, che non abbiamo fatto noi. Ma col passare del tempo usanze umane si sono aggiunte al dono di Dio, nascondendone la saggezza. Da qui il cosiddetto trionfalismo. Vediamo solo ciò che è fatto da noi, non troviamo più la gioia della fede. Così non osiamo più dire che Dio ci ha insegnato la verità e ci ha insegnato cosa è l’uomo.

Ma oggi – spiega il Papa – i concetti di verità e intolleranza sono quasi fusi tra di loro; così dire di avere la verità diventa sinonimo di intolleranza. E noi cristiani non osiamo più credere o parlare di verità. In effetti è vero, osserva: nessuno può dire “Possiedo la verità”, perché siamo noi che apparteniamo alla verità che è qualcosa di vivo! Non la possediamo, è piuttosto lei che ci acciuffa; e rimaniamo in lei solo se ci lasciamo guidare e spingere da lei. Credo – afferma – che dobbiamo imparare di nuovo, questo “non avere la verità”. Nessuno può dire “Ho dei figli”, perché non sono un nostro avere, sono un regalo, e sono un dono di Dio ed un compito.

Così non possiamo neanche dire “Ho la verità”, ma la verità, che è Cristo stesso, è venuta verso di noi e nell’Eucaristia è venuta addirittura dentro di noi per pulirci dalle nostre miserie, dal nostro egoismo che fa sembrare il cristianesimo solo un sistema di usanze. E così dobbiamo imparare di nuovo a farci condurre dalla verità. E allora attraverso di noi la verità potrà di nuovo brillare per la salvezza del mondo. Rilegge la Lettera di San Giacomo il Papa, l’invito ad essere di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori. Temi che poi ha riproposto all’ Angelus.

Questa – ha sottolineato – è un’esortazione a non accentuare la dimensione intellettuale della fede e della teologia. Spesso – ha proseguito – temo proprio questo, quando leggo tante cose intelligenti in questi tempi: che la teologia diventi un gioco dell`intelletto che non compenetra la nostra vita e che quindi non ci introduce alla verità. Dunque – conclude – è un invito proprio a noi teologi: non solo ascoltare ma lasciarsi forgiare dalla verità e lasciarsi guidare da lei.

 

Fonte: Radio Vaticana

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