La vergine di Harissa in Libano: la prima tappa del viaggio del Papa

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É la prima cosa che farà Benedetto XVI arrivando a Beirut. Ad Harissa nella basilica di Saint Paul firma e consegna la esortazione apostolica post sinodale. É il programma per il cristiani del Medio Oriente che vivono schiacciati tra le guerre e la memoria. Venerdì 14 settembre, nel pomeriggio libanese a fianco al Papa ci saranno i Vescovi e i Patriarchi del Medio Oriente e una delegazione protestante e un altra musulmana. Così, ai piedi di Maria, per la seconda volta arriva un Papa. Giovanni Paolo II vistò il santuario il 10 maggio 1997: il ricordo di quella visita sarà uno dei punti centrali del viaggio di Benedetto XVI. Harissa è il luogo più simbolico del Libano cristiano, è un faro di speranza e per questo Giovanni Paolo II volle incontrare proprio davanti al santuario i giovani libanesi. Un paesino a 20 chilometri da Beirut, 650 metri sul mare, il Mediterraneo che unisce e separa i popoli da millenni. Il Santuario di “Nostra Signora del Libano” è luogo di pellegrinaggio dal 1904 quando il Patriarca Maronita Elias Hoyek e Monsignor Charles Duval, Delegato Apostolico in Libano, vollero commemorare il cinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. La statua prende a modello l’immagine della Santa Vergine apparsa nel 1830 a Caterina Labouré alla Rue du Bac a Parigi.

L’artista Durenne la confezionò in dodici pezzi il cui peso totale ammontava a 14 tonnellate. Verso la fine di luglio 1906 fu trasportata ad Harissa e fu posta su un piedistallo a spirale composto da un centinaio di gradini. L’inaugurazione fu presieduta da Monsignor Hoyek, il 3 maggio 1908, anno del Giubileo sacerdotale di Papa Pio X e delle Apparizioni della Vergine a Lourdes. Da allora si celebra la festa della Madonna del Libano ogni anno il 1° Maggio, all’inizio del mese mariano. Da un anno all’altro, il piccolo Santuario si è ingrandito ed è diventato il primo centro di Pellegrinaggi mariani provenienti da ogni parte: dal Libano, dal Medio Oriente e dai Paesi arabi. Il loro numero è andato ingrandendosi giorno dopo giorno, in ogni stagione e ad ogni occasione: familiare, religiosa, sociale, come a segnare da qui sempre una nuova rinascita nella vita cristiana.

La gigantesca statua della Vergine, bianca figura a braccia aperte e rivolta verso il mare che troneggia dall’alto della collina di Harissa, è l’emblema della devozione alla Madonna del biblico Paese mediorientale. La venerazione di Maria è molto viva nel cuore di tutti i Libanesi e suscita l’ammirazione di tutti coloro che, in un modo o in un altro, hanno potuto avvicinare i fedeli del Libano.

I Maroniti osservano un rito particolare, quello della benedizione con l’immagine mariana, sul modello della benedizione eucaristica. Il sacerdote in cotta e stola la incensa, sale i gradini dell’altare, prende l’immagine della Vergine e si volge verso i fedeli, pronunciando ad alta voce questa formula di benedizione: “Per l’intercessione della Madre di Dio, la Vergine Maria, vi benedica la SS.ma Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo”. I fedeli rispondono: “Amen, perché ogni bene viene dalla Santa Vergine”.

Nell’ultimo decennio degli Anni Novanta, la statua è stata affiancata da una grande Basilica che ha accolto, il 10 e 11 maggio 1997, Papa Giovanni Paolo II che pronunciò un “Atto di affidamento” che si concludeva con una frase ancora più importante a 15 anni di distanza : “Concedi, o Vergine Santissima, a questo popolo antico e pur sempre giovane di mantenersi degno erede della sua illustre storia, costruendo con dinamismo il suo avvenire nel dialogo con tutti, nel rispetto reciproco dei diversi gruppi, nella concordia fraterna! Regina della pace, proteggi il Libano!”

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