A Castellaccio Santa Messa di Don Marco Laghi, primo forlivese ordinato sacerdote nella Fraternità Sacerdotale San Pio X

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Aggiornamento 17 luglio 2020

Prima messa, dopo anni di abbandono e degrado, nella chiesa dedicata alle Madre Dio a Massa Castello, per venti metri nella provincia di Ravenna.

“In tempi di laicismo imperante siamo abituati ad apprendere di edifici religiosi che chiudono per mancanza di vocazioni e fedeli – esordisce in una nota l’Associazione culturale Amici della Tradizione Cattolica -. Per una volta questa tendenza è stata invertita. Una chiesa dedicata Maria, ‘inaugurata’ nel giorno di una bella festa mariana. Non poteva non essere dedicata alla Regina del cielo anche l’omelia che Don Marco ha pronunciato, esortando i fedeli a stringersi ‘a Maria, nostra Madre, per ottenere le Grazie necessarie alla nostra salvezza. Non stanchiamoci di pregarla, di recitare il Santo Rosario, magari in famiglia, per chiedere il suo aiuto, per ringraziarla e per raccomandarle le nostre pene. Lei saprà certamente presentare le nostre preghiere a Suo Figlio e, come ai tempi del miracolo di Cana, Egli non le rifiuterà niente’”.

Un centinaio di fedeli, fra cui molti giovani e famiglie con bambini, hanno assistito alla celebrazione in latino nel rito cosiddetto di San Pio V; quello che si celebrava dovunque, fino al Concilio Vaticano II e che nel 2007 Papa Benedetto XVI ha dichiarato pienamente legittimo e mai abrogato. “Spesso ed impropriamente si dice che, in questo rito, il sacerdote ‘volti le spalle ai fedeli’, in verità sacerdote e fedeli sono tutti rivolti al Crocifisso, a Cristo che sull’altare rinnova il suo sacrificio redentore – prosegue l’Associazione -. Molti sono i momenti di silenzio che lo caratterizzano e che vengono interrotti dalle brevi risposte che il popolo dà alle invocazioni del celebrante o dal canto”.

La celebrazione è stata accompagnata dalle note del nuovo organo suonato da Daniele Casi e dalla voce del tenore Maurizio Tassani che ha eseguito celebri canti sacri di Mozart, Schubert e Franck. Dopo la comunione, ricevuta esclusivamente in ginocchio e sulla lingua, Don Marco ha impartito a ciascuno la “Prima Benedizione” a cui la Santa Sede annette l’Indulgenza Plenaria.

“L’opera di valorizzazione della Chiesa è appena cominciata – conclude l’Associazione -. Sono in cantiere nuovi progetti, come il ripristino del Battistero ai cui lavori saranno destinate le offerte raccolte ieri sera e non mancheranno ulteriori celebrazioni che si spera di poter svolgere con regolare periodicità”.

Fonte: Forlì Today.

Domani, giovedì 16 luglio 2020 alle ore 20.30, il sacerdote novello Don Marco Laghi celebrerà la Santa Messa tradizionale in latino, per la festa dlla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, nel Templum Mariae Deiparae Chiesa di Santa Maria Madre di Dio in Castellaccio (via Castello 91, in località Castellaccio-Villa Rotta di Forlì, nella frazione Massa Castello del Comune di Ravenna, in prossimità del confine con la Provincia di Forlì), recentemente riportata al suo uso proprio, dopo anni di abbandono e degrado.

Don Marco sarà disponibile per le Confessioni il 16 luglio dalle ore 19.00 e al termine della celebrazione impartirà ai presenti la Prima Benedizione con annessa l’Indulgenza Plenaria accordata dalla Santa Sede.
La celebrazione sarà accompagnata dalle note del nuovo organo suonato da Daniele Casi e dalla voce del tenore Maurizio Tassani, che eseguirà scelte musiche sacre. Le offerte raccolte durante la celebrazione saranno destinate al ripristino del Battistero della Chiesa.
Inoltre, Don Marco celebrerà la Santa Messa feriale alle ore 19.00, oggi mercoledì 15 e venerdì 17 luglio.

Don Marco è stato ordinato sacerdote dal Vescovo Bernard Tissier de Mallerais lo scorso 29 giugno, insieme ad altri 9 diaconi, nel corso di una solenne celebrazione liturgica che si è svolta in Svizzera nel Seminario Internazionale di Ecône della Fraternità Sacerdotale San Pio X, a cui egli appartiene.

Il video integrale dell’ordinazione sacerdotale del 29 giugno 2020 ad Ecône.

La congregazione FSSPX è stata fondata giusto 50 anni fa, nel 1970 a Friburgo, dall’Arcivescovo Marcel Lefebvre (Tourcoing, 29 novembre 1905 – Martigny, 25 marzo 1991). Sacerdote dal 1929, membro della Congregazione dello Spirito Santo dal 1932, venne eletto e consacrato vescovo nel 1947, poi promosso arcivescovo dal 1948. Vicario apostolico (1947-55) e primo Arcivescovo (1955-62) di Dakar, delegato per le missioni dell’Africa francese (1948-59), Vescovo di Tulle (1962), divenne in seguito Superiore generale (1962-1968) della Congregazione dello Spirito Santo e fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X (1970). Sospeso “a divinis” nel 1976, incorse nella scomunica “latae sententiae” insieme al co-consacrante Vescovo Antônio de Castro Mayer e i quattro vescovi che avevano consacrati (Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta). La scomunica fu formalizzata il 30 giugno, a firma del Cardinale Bernardin Gantin. A norma del Codice di Diritto Canonico la loro consacrazione fu valida, anche se illecita. Al funerale nel 1991, il Vescovo del luogo, il Segretario del Cardinale Hyacinthe Thiandoum, il Cardinale Silvio Oddi e il Nunzio apostolico in Svizzera benedissero la salma di Mons. Lefebvre. Sulla sua tomba ha voluto che si scrivesse “Tradidi quod et accepi” (Vi ho trasmesso semplicemente ciò che ho ricevuto), una frase dell’apostolo Paolo (I Cor 15,3), per ribadire l’interpretazione del mandato apostolico della Chiesa come opera di difesa del deposito della fede dalle deviazioni che, secondo Lefebvre, si erano diffuse ampiamente nella Chiesa soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, che avrebbe definitivamente spalancato le porte delle menti dei Cattolici agli errori del modernismo (giudicato nell’enciclica Pascendi Dominici gregis del 1907 come “sintesi di tutte le eresie”). Il 24 gennaio 2009 Papa Benedetto XVI ha tolto ai sopravvissuti, a loro richiesta, la scomunica [*].

Il 24 settembre 2020 si celebrerà i 50 anni dall’apertura di Ecône e in questa occasione verrà celebrata una solenne Messa pontificale dal Vescovo Bernard Fellay, a cui seguirà la solenne traslazione nella cripta della chiesa del Seminario Internazionale “San Pio X” delle spoglie mortali di Mons. Lefebvre.

Don Marco è nato a Forlì nel 1976. Ha sempre frequentato la parrocchia di Ravaldino Città e si è particolarmente impegnato nello scoutismo e nel volontariato con la Protezione Civile. Dopo la maturità classica ha lavorato come agente di assicurazioni, promotore finanziario e formatore. Nel 2012 ha incontrato la FSSPX e la celebrazione della Santa Messa secondo il rito cosiddetto “Tridentino”, frequentando il Priorato “Madonna di Loreto” di Rimini, sede romagnola della Fraternità. Ha poi partecipato agli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola che l’hanno portato ad interrogarsi sulla sua vocazione. Dopo un anno di discernimento presso il Preseminario della FSSPX ad Albano Laziale, è entrato al Seminario “Santo Curato d’Ars” a Flavigny-sur-Ozerain in Francia per l’anno di spiritualità e poi è passato al Seminario Internazionale San Pio X di Ecône dove ha compiuto gli studi filosofici e teologici. Dopo la sua ordinazione e la Prima Santa Messa celebrata ad Ecône il 30 giugno scroso, Don Marco ha fatto rientro in Italia dove i superiori lo hanno nominato Direttore della Scuola Parentale “San Pancrazio” ad Albano Laziale. Domenica 5 luglio ha celebrato una Santa Messa solenne al Priorato Madonna di Loreto in via Mavoncello 25 in frazione Spadarolo di Rimini.

[*] La Lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei 4 Vescovi consacrati dall’Arcivescovo Lefebvre, 10 marzo 2009
“La remissione della scomunica ai quattro Vescovi (…) per molteplici ragioni ha suscitato all’interno e fuori della Chiesa Cattolica una discussione di una tale veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata. Molti Vescovi si sono sentiti perplessi davanti a un avvenimento verificatosi inaspettatamente e difficile da inquadrare positivamente nelle questioni e nei compiti della Chiesa di oggi. Anche se molti Vescovi e fedeli in linea di principio erano disposti a valutare in modo positivo la disposizione del Papa alla riconciliazione, a ciò tuttavia si contrapponeva la questione circa la convenienza di un simile gesto a fronte delle vere urgenze di una vita di fede nel nostro tempo. Alcuni gruppi, invece, accusavano apertamente il Papa di voler tornare indietro, a prima del Concilio: si scatenava così una valanga di proteste, la cui amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento. Mi sento perciò spinto a rivolgere a voi, cari Confratelli, una parola chiarificatrice, che deve aiutare a comprendere le intenzioni che in questo passo hanno guidato me e gli organi competenti della Santa Sede. Spero di contribuire in questo modo alla pace nella Chiesa. (…) Il fatto che la Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali. (…) Non si può congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all’anno 1962 – ciò deve essere ben chiaro alla Fraternità. Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive. (…) La prima priorità per il Successore di Pietro è stata fissata dal Signore nel Cenacolo in modo inequivocabile: “Tu … conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 32). Pietro stesso ha formulato in modo nuovo questa priorità nella sua prima Lettera: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3, 15). Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (cfr Gv 13, 1) – in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più.
Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore di Pietro in questo tempo (…)”.

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