“Virgì, Roma nun te merita”, “città bella e zoccola” con la sua “gente de fogna” e “proprio infami”. Dixit Ferrari, condiviso da Grillo

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Con un sonetto in romanesco a firma di Franco Ferrari, condiviso da Beppe Grillo sul suo blog, il garante del Movimento 5 Stelle è intervenuto nel dibattito che in queste settimane ha aperto di fatto la campagna elettorale per le Comunali di Roma, rimarcando quella che ritiene l’ingratitudine dei romani nei confronti della Virginia Raggi, in scadenza dalla carica di sindaco nella primavera del 2021.

“Virginia, piglia una valigia, tuo marito, tuo figlio, fammi un fischio, che ce ne andiamo via da questa gente di fogna. Lascia perdere”, attacca il testo. “Chi ti critica di qua, chi di là (…) E che cavolo! Si chiama Virginia, mica è la Madonna del Divino Amore! Quella, dice, che fa i miracoli”, si legge. La Raggi si è dissociata dall’espressione “gente de fogna” nel testo di Ferrari, rilanciato da Grillo: “Sono sindaco di tutti i romani, soprattutto di chi mi critica”.

Raggi nelle ultime settimane è stata attaccata più volte da Salvini, anche lui in apertura anticipata di campagna elettorale. Dopo aver avvisato, che Roma Capitale ha bisogno di un “manager” per il prossimo quinquennio, il leader leghista ha definito la città un “far west” per colpa del sindaco M5S e del governatore laziale Nicola Zingaretti, PD. Durante l’ultima manifestazione del centrodestra a Piazza del Popolo, Matteo Salvini aveva detto: “La Capitale non può essere ricordata per i Rom, per i topi, per gli autobus bruciati e le buche per strada”, provocando la reazione della Raggi.

Il Faro di Roma – una specie di fanclub, non solo del Vescovo di Roma in carica, ma anche del Sindaco di Roma in carica, parlando sempre della “bella Raggi” (come per dire che è quello che conta) – commenta il 13 luglio 2020: “L’omaggio del Blog delle Stelle alla bella Raggi, “una sindaca pulita e testarda, una che le cose le fa”. (…) Un omaggio alla bella sindaca di Roma, fatto con uno stile inconsueto (e secondo noi alquanto discutibile). (…) Ma perché scrive queste parole? Fonti vicine a Virginia Raggi – sottolinea Huffington – leggono l’uscita del fondatore del Movimento come un “incoraggiamento” alla sindaca ad andare avanti nel suo operato a Palazzo Senatorio» (Faro di Roma, 13 luglio 2020).

Segue il testo integrale del sonetto di Franco Ferrari e condiviso da Beppe Grillo, che – voler pensare male e indovinare bene – suona come un’invito alla Sindaco di Roma di gettare la spugna. Se non cos’altro intende Grillo comunicare ai cittadini di Roma Capitale, “città bella e zoccola”, questa “gente de fogna” e “proprio infami”?

A Virgì, pijia na valigia, tu fijio, tu marito, famme un fischio, che se n’annamo via da sta gente de fogna. Lassa perde. Nun te spormonà, sta a fa un bucio de culo, puro senza rubbà, e , chi te critica quà, chi te critica là, chi c’ha er pupo sur fòco, e, jielo devi da tojie, e n’artra che se lamenta che nun je risponni, che nun la vai a sentì, che c’ha puro lei quarche cosa da lamentasse. E che cavolo! Se chiama Virginia, mica è la Madonna der Divino Amore! Quella, dice , che fà li miracoli.
Sò de Roma, e sò settant’anni che ce vivo, e, ogni quarvorta che vinceva un sindaco, me mettevo de buzzo bòno a vedè quello che faceva. A Roma se dice che: li cavalli se vedeno all’arivo! E io li ho sempre giudicati alla fine de la corsa. Voi no, cari romani, voi dovete da rompe er ca’… sempre. Nun è da oggi. Sò circa tremila anni che rompete li cojoni, ma nun fate mai gnente pé dà na mano, anzi, giù botte!
Oggi, per esempio, sta pòra donna, era contenta d’avè messo la luce che nun c’era da quarant’anni, a na via a Torre Angela. Me direte, ma era na via de borgata, quarant’anni fa era tutto abusivo! E certo, era abusivo, come si fasse na casa abusiva fosse un diritto, e, che , dar momento che sò state sanate dar condono del 1987, aricordatevelo, voi che rompete er ca’…, 1987. Nisuno, e dico nisuno, c’aveva messo mano, pé mette la luce, li lampioni. Dice. Ma che te vanti? Sò solo quattro lampioni. Intanto sò de ppiù, ma, si pure fussero due, ereno quarant’anni, quasi, che aveveno condonato. Quindi annate a rompe er ca’… da n’artra parte.
Me fa piacere che nun sbomballate le gonadi cô le buche, puro si nun s’è finito de rifà tutte le vie de Roma. Ma come se dice, ogni vorta che dovete da fà un lavoro? Roma mica s’è fatta in un giorno. E voi, pretennete che sta pòra crista, che deve da combatte a mafia romana, e famijie Casamonica, casapound, forza nòva, li cazzari, sò due, e carciofare, Cartagirone co li giornali, Angelucci cò le cliniche, er Pd, a Lega, li fascisti, li zingari, li ladri, li corrotti che staveno dentr’ar comune, li corrotti dell’Atac, le perdite dell’acqua, li abusivi ne le case comunali, li politici che l’occupaveno, embè.
Si io me sò stancato a scrive tutto, e nun ho finito, quello che ha fatto sta pòra crista in quattro anni, senza sprecà na lira, ma come se deve da sentì lei che ste cose l’ha fatte? E jianno rotto, dandoje fòco, ai Tmb der Salario, a quello de Rocca Cencia, jianno dato fòco a 1200 cassonetti de la monnezza, hanno tolto e marmitte a tutte le auto der servizio giardini, stanno a mette li chiodi nelle spiagge che ha fatto sequestrare a li delinquenti de Ostia, stanno a rompe li cessi pé li disabili. E voi che ca… fate? A criticate? Ma annate a fancina!
Invece de curavve la città vostra, fate er tifo pe li ladri, li delinquenti, proprio quelli che v’hanno fatto vive dentro a la monnezza, oppuro ve credete che er nome der monnezza de Thomas Milian, è un nome de fantasia? C’era la monnezza, eravamo noi che la producevamo, e nun c’è gnente da fà, si potemo buttà per tera na cosa, noi ce la buttamo, si potemo mette un divano, verso e tre de notte, vicino ar cassonetto, noi, ce lo mettemo. Vòi mette er culo che c’è da fa, a chiamà l’Ama che te lo viè a prenne, a gratis, a casa?
Ve meritate Carraro, Signorello, Darida, Veltroni, Rutelli, Alemanno ! Marino. Da che sò vivo e capiente, solo Petroselli era ben visto da tutti, ma, er Signore se lo prese de corsa, forse voleva mette a posto er paradiso. Tutto er resto, monnezza su monnezza, de persone, o de opere, e li buffi c’hanno invaso la città.
L’anima de li mejo morta… vostra, si nun ve spicciate a sostenè sta pòra ragazza, armeno, senza metteje li bastoni fra le ròte, cari romani, ve devo da di che sète proprio infami. E si, perché nun ve basta che ve compra l’autobusse co l’aria fredda e calla, nun ve basta che ve rifà tutte e strade, nun ve sta bene che ve regala er mare libero, aricordateve quanno pe annà su la spiaggia dovevate da pagà l’ingresso, sveja! Era tutta mafia, ve stava bene? No. Perché sentivo tutti che se lamentaveno, e, nun c’era un buco dove potè annà ar mare.
Pé questo ve dico che l’onesti dovrebbero pijà e valige, e, annassene, abbandonà sta città bella e zoccola. Si vincheno li vecchi partiti, sète fottuti. Nun se farà più gnente, e, si se farà quarcosa sarà pé volere de la magistratura. Ma voi, godete a sputà in faccia a na sindaca pulita, e testarda, una che le cose le fa. Pensatece , c’avete undici mesi de tempo, pé pensacce bene.
O volete Roma, o sète morti, che Roma, quell’artri, se la magneno.

“Virgi, Roma nun te merita”. Il sonetto di Grillo è assist o bocciatura? La sindaca: “Amo la città e vado avanti”
Un attacco anche a ex sindaci della capitale e ad alcuni imprenditori. “Ma voi godete a sputare in faccia a una sindaca pulita e testarda, una che le cose le fa”
The Huffington Post, 12 luglio 2020

Endorsement o ‘licenziamento’? Resta, per il momento un mistero il sonetto che Beppe Grillo ha dedicato a Virginia Raggi. Il fondatore del Movimento 5 stelle ha postato sui social un componimento che per alcuni suona come una difesa della sindaca di Roma, per altri con un benservito. Secondo altri addirittura un eventuale benservito rientrerebbe nella trattativa con il Pd poiché dai dem sarebbe arrivata la richiesta di un accordo sul candidato della Capitale, che tuttavia non può essere l’attuale sindaco.
Il titolo è ‘Virgi, Roma nun te merita’ (Virginia, Roma non ti merita). Nel testo, in dialetto romanesco, scritto da Franco Ferrari, si invita la sindaca e “tutti gli onesti” a “prendere la valigia e abbandonare questa città bella e zoccola”. “Virginia prendi una valigia – è l’aspra provocazione – tuo figlio e tuo marito che ce ne andiamo da questa gente di fogna”. Il sonetto è un duro ‘j’accuse’ ai romani che se la prendono con “questa povera ‘Crista’”. Un attacco anche a ex sindaci della capitale e ad alcuni imprenditori. “Ma voi godete a sputare in faccia a una sindaca pulita e testarda, una che le cose le fa”.
Ma perché scrive queste parole? Fonti vicine a Virginia Raggi leggono l’uscita del fondatore del Movimento come un “incoraggiamento” alla sindaca ad andare avanti nel suo operato a Palazzo Senatorio, senza però sbilanciarsi sui prossimi scenari elettorali. Ma i toni utilizzati nel testo citato da Grillo sul suo sito sono destinati ad alzare un polverone perché i romani vengono descritti come “gente de fogna” che da “circa tremila anni rompe li cojoni”. Quasi una reprimenda a non “sputà in faccia” alla sindaca seguita dall’invito a “pensacce bene” negli 11 mesi che separano dalle urne.
Il primo a prendere le distanze dal post di Grillo è proprio un eletto pentastellato, il presidente della Commissione capitolina Bilancio Marco Terranova: “Chiedo scusa ai romani, mai e poi mai mi permetterei di apostrofarli, specialmente collettivamente, con epiteti come infami o gente di fogna”.
In casa dem l’interpretazione è un’altra. Tobia Zevi, uno dei tanti esponenti locali Pd che vorrebbero correre in eventuali primarie, che si dice “offeso ed indignato di essere trattato così”. La segreteria nazionale Dem di Nicola Zingaretti, per ora, si tiene lontana dalla polemica. Di sicuro lo scritto comparso sul sito del comico rivela una lettura della città ferma all’intreccio tra criminalità e politica, quello svelato dall’inchiesta conosciuta come Mafia Capitale, senza tenere conto che negli ultimi 4 anni il Campidoglio è stato a guida 5 Stelle è non ha superato né i problemi atavici della “monnezza” né quelli dell’Atac citati nel testo.
Interviene anche Monica Cirinnà. La senatrice dem su Facebook scrive: “Insomma, Virginia Raggi é stata scaricata da Beppe Grillo, direi definitivamente. Ed é stata scaricata nel modo peggiore: addossando alle romane e ai romani le responsabilità di un’amministrazione pavida, immobile, dannosa. Gli irripetibili insulti ai romani sono la ciliegina sulla torta, l’arrogante colpo d’ala di una classe dirigente improvvisata, incapace di riconoscere il proprio fallimento.
Addolora l’insulto a Roma e ai romani, all’orgoglio ferito e calpestato da chi ha usato la città come trampolino di lancio nazionale tradendo ogni aspettativa e ogni speranza. Roma riavrà presto il ruolo che le spetta, quello di una grande capitale moderna ed europea”.
Per Riccardo Magi, deputato di +Europa è “comprensibile che a un anno dalle elezioni Beppe Grillo abbia l’esigenza di dare il benservito alla sindaca raggi. Grillo ha bisogno dell’escamotage del sonetto per fare passare il cambio di linea e di candidato. Gli insulti ai romani che non capiscono e non apprezzano quella ‘pora donna’ della sindaca e per questo vengono definiti ‘gente de fogna’ e ‘rompi cojoni’, sono una greve trovata da palcoscenico. Fuori dal teatro resta il fallimento di quattro anni di governo, ogni giorno più tangibile”.
Iniziate le polemiche, interviene la diretta interessata. “Franco, grazie di cuore – scrive su Facebook Virginia Raggi – Amo Roma con tutta me stessa: questo mi fa andare avanti insieme all’affetto di tutti voi. Gli ostacoli, i boicottaggi, gli incendi, i sabotaggi in questi anni non sono mancati – e c’è ancora chi rema contro il cambiamento – ma noi romani siamo più forti”. Poi il ps: “Quel ‘gente de fogna’ non mi piace. Lo so che ti riferisci a chi ruba o incendia ma, se puoi, toglilo”.

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