Si inginocchiano a tutto e a tutti, quelli che non credono in Dio. “Chi rifiuta Dio finisce per credere negli idoli” (Benedetto XVI)

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“L’unico atto degno di un uomo è inginocchiarsi davanti a Dio” (Etty Hillesum. Scrittrice neerlandese ebrea nata a Middelburg il 15 gennaio 1914, morta ad Auschwitz il 30 novembre 1943, vittima della Shoah).

Condivido l’editoriale di Stefano Fontana su La Nuova Bussola Quotidiana del 10 luglio 2020.

“Il gesto di inginocchiarsi ha un significato religioso. Ci si inginocchia davanti a qualcosa di Grande, qualcosa che ha un Valore superiore a noi, qualcosa la cui Potenza merita venerazione. C’è un inginocchiarsi del credente, ma anche un inginocchiarsi del laico e perfino dell’ateo. Però bisogna sempre stare attenti a non inginocchiarsi davanti a degli idoli” (Stefano Fontana).

“Quando Dio sarà tutto in tutti, egli sarà per noi al posto di tutto” (Sant’Agostino).

Articolo collegato: In cui credo – 10 luglio 2020.

L’assurdità. Se è di moda inginocchiarsi (ma non in chiesa)
di Stefano Fontana

Dai parlamentari ai piloti di Formula 1, fino agli atleti negli stadi. Mentre il mondo si inginocchia allo slogan “Black Lives Matter”, in molte chiese si vieta di inginocchiarsi davanti a Dio. E non c’entra solo il Covid. Inginocchiarsi ha un significato religioso e l’attuale moda ha tratti ideologici. Come diceva Benedetto XVI, chi rifiuta Dio finisce per credere negli idoli.
È di moda inginocchiarsi, ma non in chiesa. Si inginocchiano deputati in parlamento, piloti di Formula 1 in pista, atleti nello stadio, ma in diverse chiese è vietato. Nel duomo della cittadina dove abito le istruzioni dell’Unità pastorale per le celebrazioni durante il coronavirus vietano di inginocchiarsi durante tutta la Messa, Consacrazione compresa, per non ridurre la distanza con chi sta davanti. Di solito mi inginocchio lo stesso, per terra così non accorcio distanze, ma domenica scorsa mi sono inginocchiato sul banco perché davanti a me non c’era nessuno e distanze da accorciare non ce n’erano. Un’addetta al “servizio d’ordine”, con tanto di gilet blu con lo stemma dell’Unità pastorale, mi è venuta subito vicino per intimarmi che inginocchiarsi non si può.
La Chiesa, quindi, impedisce ai suoi figli di inginocchiarsi davanti a Dio. Il motivo immediato è il Covid-19. Però, se il divieto vale anche nel caso davanti a noi non ci sia nessuno da contaminare vuol dire che non si tratta solo di Covid-19. Infatti, è ormai da tempo che in chiesa pochissimi si inginocchiano, i sacerdoti non invitano più a farlo, in molte chiese non ci sono più gli inginocchiatoi. Con il Covid-19 lo impediscono direttamente, ma è ormai da molto tempo che la pratica non è più gradita. Il motivo teologico spesso assunto è che Cristo ci ha già redenti e la posizione eretta direbbe proprio questa consapevolezza della nuova vita. Per lo stesso motivo ci si costringe a prendere la Comunione non in ginocchio ma, appunto, in piedi. In questo modo, però, si confonde redenzione e giustificazione. Cristo ci ha sì redenti ma se ci ha giustificati lo sapremo solo dopo “nostra morte corporale”.
Ora, mentre la Chiesa vieta di inginocchiarsi, il mondo invita a farlo. Domenica scorsa, 5 luglio, prima della partenza del Gran Premio d’Austria, alcuni piloti – non tutti perché Leclerc ha detto “sono contro il razzismo ma non mi inginocchio” – si sono inchinati a terra davanti alla lotta al razzismo con lo slogan “Black Lives Matter”. Il 9 giugno scorso Laura Boldrini e alcuni deputati del Partito Democratico si erano inginocchiati nell’aula di Montecitorio in omaggio a George Floyd, l’americano di colore ucciso dalla polizia a Minneapolis. Non si contano i campioni dello sport e dello spettacolo che si sono inginocchiati, come tanti dimostranti nelle piazze d’Italia. Questo atteggiamento ideologico – che è tale perché rivolto solo ad alcuni razzismi e assume comportamenti distruttivi nichilisti – è diventata prassi politicamente corretta.
Il gesto di inginocchiarsi ha un significato religioso. Ci si inginocchia davanti a qualcosa di Grande, qualcosa che ha un Valore superiore a noi, qualcosa la cui Potenza merita venerazione. C’è un inginocchiarsi del credente, ma anche un inginocchiarsi del laico e perfino dell’ateo. Però bisogna sempre stare attenti a non inginocchiarsi davanti a degli idoli. La religiosità naturale, se condotta fino in fondo con coerenza, confluisce nell’inginocchiarsi davanti al Dio vero, ma se viene deviata rischia di inginocchiarsi davanti ai nostri idoli. È per questo che la religione vera libera dai miti, dagli idoli consolatori, dalle ideologie religiose autocompiaciute. Inginocchiarsi davanti al vero Dio comporta di non inginocchiarsi davanti a nessun idolo. Anche il credente corre questo rischio, ma il laico e l’ateo di più. Benedetto XVI ci diceva che chi rifiuta Dio finisce per credere negli dèi, ossia negli idoli. Il mondo che rifiuta la religione vera si vanta di non essere credente, ma non si avvede di essere diventato credulone. Per vivere è costretto ad inginocchiarsi davanti a tanti idoli che, nella maggior parte dei casi, sono posti e imposti da qualcuno che ha interesse a farlo. Ogni idolo è strumentale e anche inginocchiarsi per Black Lives Matter ormai lo è diventato.
La Chiesa ormai vieta di inginocchiarsi. Il mondo invita a farlo. La Chiesa è allora diventata mondo e il mondo è diventato chiesa? È possibile che ormai sia così. Se non ci fossero i dissenzienti, quelli che non ci stanno. Quelli che si inginocchiano ugualmente in chiesa nonostante le norme anti Covid-19 e quelli che non si inginocchiano negli stadi o altrove. Quando il conformismo ideologico prende sia la Chiesa che il mondo, passare al bosco – per dirla con Ernst Jünger – significa fare il contrario, che non significa fare lo stravagante ma fare il giusto, fare quello che si deve fare.

Timothy Richard “Tim” Tebow (Makati, 14 agosto 1987), il giocatore di baseball ed ex giocatore di football americano statunitense che gioca nei Syracuse Mets e che ha giocato nel ruolo di quarterback nella National Football League (NFL), oltre che per la sua carriera come giocatore, è stato considerevolmente al centro dell’attenzione pubblica per le proprie manifestazioni di fede religiosa, sia dentro che fuori dal campo.
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