San Benedetto da Norcia: per il card. Bassetti è tempo dei profeti

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Nella basilica di Santa Cecilia in Trastevere a Roma il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha celebrato la messa per la festa del patrono d’Europa, san Benedetto da Norcia, alla presenza di molti movimenti ecclesiali, gruppi e associazioni laicali. Al termine della Messa è stata recitata la preghiera a san Benedetto.

All’inizio dell’omelia ha salutato i presenti: “Saluto con viva cordialità il fratello vescovo S. E. Mons. Guerino Di Tora, ausiliare di Roma; il carissimo mons. Marco Frisina, rettore di questa basilica e straordinario compositore e direttore di musica. Saluto con tanta cordialità e riconoscenza le Monache benedettine, che festeggiano san Benedetto e custodiscono gelosamente questo sacro luogo dedicato alla martire Cecilia e carico di tante memorie storiche. Saluto di cuore i sacerdoti concelebranti e i fedeli laici, impegnati nell’associazionismo cattolico, provenienti da varie parti d’Italia”.

Per il presidente della Cei il libro dei Proverbi è un invito speciale per conoscere i ‘segni dei tempi’: “Queste parole sono di straordinaria attualità e ci interrogano profondamente. Mai come oggi, infatti, in questo drammatico e complesso cambiamento d’epoca, siamo tutti esortati a discernere i ‘segni dei tempi’. Oggi infatti è, senza dubbio, il tempo dei profeti. E’ tempo di coloro che sanno mettersi in ascolto, ogni giorno, della parola di Dio e sono in grado di leggere in profondità il mondo che ci circonda”.

Quindi occorrono che i cattolici si impegnino nella società: “Per rispondere alle sfide imposte dalla pandemia nel mondo contemporaneo non abbiamo bisogno soltanto di grandi esperti o di tecnici, ma abbiamo bisogno soprattutto di uomini e donne che si fanno ‘ambasciatori di Cristo’. Uomini e donne che, come le sentinelle per la casa d’Israele, rispondono a una missione divina, esprimono con passione e generosità la loro vocazione e si mettono a disposizione della comunità”.

E san Benedetto è stato un profeta per il suo tempo: “Paolo VI quando lo proclama patrono dell’Europa lo definisce come ‘messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in occidente’. Pace, unità e cristianesimo: ovvero le basi della nostra civiltà. La fitta rete di monasteri benedettini che si sviluppa in tutto il continente europeo costituisce, ancora oggi, le fondamenta spirituali, culturali dell’Europa”.

Al centro dell’Europa deve esserci la ricerca di Dio: “Di un’Europa che ‘prega e lavora’: cioè che contempla la parola di Dio e si prende cura di tutti gli esseri umani, a partire dai più deboli; che testimonia l’amore di Cristo e, al tempo stesso, si fa costruttrice del mondo con le opere dell’ingegno.

Al centro dell’opera di Benedetto si pone, senza dubbio, la ricerca di Dio. È quello che viene definito il ‘cristocentrismo della regola’… Essere cristiani nel mondo contemporaneo, infatti, significa essenzialmente prendere il vissuto di Cristo e farlo nostro.

E quale è il vissuto di Cristo? Il vissuto di Cristo sono le Beatitudini. Certo le Beatitudini sono per noi anche un insegnamento morale, ma esprimono il cuore pulsante del Vangelo. Le Beatitudini sono la lieta novella, sono Gesù Cristo e rappresentano, per tutti noi una scuola di santità”.

Al centro dell’azione del patrono d’Europa ci sono le Beatitudini, come sollecitato più volte papa Francesco: “Le Beatitudini sono infatti il termine di confronto e di valutazione dei nostri comportamenti quotidiani e delle nostre scelte di vita. Le Beatitudini sono la nostra regola di vita, sono un dono della grazia, ma sono anche frutto di preghiera costante e di totale abbandono all’azione dello Spirito…

Papa Francesco ha addirittura consigliato di imparare a memoria le parole delle Beatitudini, perché quelle parole rappresentano ‘la carta d’identità del cristiano’, una vera e propria ‘mappa di vita’ da cui non si può prescindere.

Una carta d’identità da tenere sempre con noi. In ogni ambito dell’agire umano, nella famiglia e nella scuola, nel lavoro e nel tempo libero, ogni cristiano è chiamato a incarnare le Beatitudini con atti concreti e non solo a parole. Perfino nella vita politica e nell’esercizio del potere, il cristiano è chiamato a rendere testimonianza a questo passo del Vangelo”.

L’omelia è stata conclusa con un riferimento a Giorgio La Pira, che ha vissuto le beatitudini nella politica: “E questa fame e sete di giustizia è oggi più che mai necessaria. Ed è il requisito essenziale per tutti coloro che si accingono ad operare nella politica.

Dopo questo terremoto mondiale provocato dalla pandemia ci troviamo di fronte a un bivio epocale: o noi ricostruiamo il mondo con questa fame di giustizia oppure assisteremo al declino della nostra civiltà come spettatori irrilevanti. Come uomini e donne, cioè, che non hanno più nulla da dire e da dare alla società contemporanea”.

(Foto: Cei)

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