Il papa invita a riconoscere il volto del Signore
7 anni dopo la visita a Lampedusa papa Francesco ha celebrato a Santa Marta una messa per ricordare la sua visita nell’isola e ciò che accade nei ‘lager di detenzione’ in Libia a chi arriva con la speranza solo di attraversare il mare, con un invito ai credenti a cercare il ‘volto del Signore’, come recita il salmo 104, alla presenza del solo personale della sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale per la situazione sanitaria provocata dalla pandemia.
Nell’omelia il papa ha sottolineato che la ricerca del volto del Signore è la garanzia del nostro viaggio terreno: “La ricerca del volto di Dio è garanzia del buon esito del nostro viaggio attraverso questo mondo, che è un esodo verso la vera Terra Promessa, la Patria celeste. Il volto di Dio è la nostra meta ed è anche la nostra stella polare, che ci permette di non perdere la via.
Il popolo d’Israele, descritto dal profeta Osea nella prima lettura, all’epoca era un popolo smarrito, che aveva perso di vista la Terra Promessa e vagava nel deserto dell’iniquità. La prosperità e l’abbondante ricchezza avevano allontanato il cuore degli Israeliti dal Signore e l’avevano riempito di falsità e di ingiustizia. Si tratta di un peccato da cui anche noi, cristiani di oggi, non siamo immuni”.
Per Gesù l’incontro è parte della missione: “La ricerca del volto di Dio è motivata da un anelito di incontro con il Signore, incontro personale, un incontro con il suo immenso amore, con la sua potenza che salva. I dodici Apostoli, di cui ci parla il Vangelo di oggi, hanno avuto la grazia di incontrarlo fisicamente in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato.
Lui li ha chiamati per nome, ad uno ad uno, guardandoli negli occhi; e loro hanno fissato il suo volto, hanno ascoltato la sua voce, hanno visto i suoi prodigi. L’incontro personale con il Signore, tempo di grazia e di salvezza, comporta la missione: ‘Strada facendo predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino’.
Incontro e missione non vanno separati. Questo incontro personale con Gesù Cristo è possibile anche per noi, che siamo i discepoli del terzo millennio. Protesi alla ricerca del volto del Signore, lo possiamo riconoscere nel volto dei poveri, degli ammalati, degli abbandonati e degli stranieri che Dio pone sul nostro cammino. E questo incontro diventa anche per noi tempo di grazia e di salvezza, investendoci della stessa missione affidata agli Apostoli”.
Inoltre ha ricordato che qualunque cosa si fa per il prossimo si fa a Gesù: “Questo monito risulta oggi di bruciante attualità. Dovremmo usarlo tutti come punto fondamentale del nostro esame di coscienza, quello che facciamo tutti i giorni. Penso alla Libia, ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti”.
E non poteva mancare il ricordo di un episodio particolare di quel giorno: “Ricordo quel giorno, sette anni fa, proprio al Sud dell’Europa, in quell’isola… Alcuni mi raccontavano le proprie storie, quanto avevano sofferto per arrivare lì. E c’erano degli interpreti. Uno raccontava cose terribili nella sua lingua, e l’interprete sembrava tradurre bene; ma questo parlava tanto e la traduzione era breve….
Quando sono tornato a casa, il pomeriggio, nella reception, c’era una signora che era figlia di etiopi. Capiva la lingua e aveva guardato alla tv l’incontro. E mi ha detto questo: ‘Senta, quello che il traduttore etiope Le ha detto non è nemmeno la quarta parte delle torture, delle sofferenze, che hanno vissuto loro’. Mi hanno dato la versione ‘distillata’. Questo succede oggi con la Libia: ci danno una versione distillata”.
Ha concluso l’omelia chiedendo l’aiuto alla Vergine Maria: “La guerra sì è brutta, lo sappiamo, ma voi non immaginate l’inferno che si vive lì, in quei lager di detenzione. E questa gente veniva soltanto con la speranza e di attraversare il mare.
La Vergine Maria, Solacium migrantium, ci aiuti a scoprire il volto del suo Figlio in tutti i fratelli e le sorelle costretti a fuggire dalla loro terra per tante ingiustizie da cui è ancora afflitto il nostro mondo”.
(Foto: Vatican Media)