Pedofilia: sempre più ‘orchi’ e più vittime

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Nei giorni scorsi è stata sgominata una banda di insospettabili ‘orchi’ che, utilizzando una nota piattaforma di messaggistica, si scambiavano fotografie e video pedopornografici, chiamata ‘Operazione 50 Community’, perché le ricerche condotte da oltre 200 investigatori del Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online e del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino, hanno portato all’esecuzione di 50 decreti di perquisizione, tre arresti e il sequestro di migliaia di files ordinati, appunto, con lucida e terribile meticolosità.

Dietro a questo risultato c’è stata una intensa operazione di indagine anche dal punto di vista informatico, con mesi di appostamenti sotto copertura nel web fino ad arrivare al risultato finale. La Polizia Postale ha isolato la posizione dei singoli nickname recuperando per ognuno di loro il materiale condiviso ed estrapolando le connessioni Ip utili per continuare le indagini, grazie alla grande collaborazione internazionale: molti materiali arrivavano dall’estero e a lavorare con i poliziotti italiani è stato in particolare il National Child Exploitation Coordination Center (Ncecc) canadese. Ma è in Italia – a Torino, in Lombardia e in Emilia Romagna – che sono state eseguite decine di perquisizioni. In un caso c’è anche il sospetto che il materiale condiviso in rete sia stato autoprodotto.

Infatti il Report Meter 2019 fotografa a consuntivo dell’attività annuale sono come sempre impietose: quasi 7.100.000 le foto segnalate l’anno scorso, il doppio rispetto al 2018 quando il contatore si fermò a 3.050.000. Quasi stabili i video (992.300 contro 1.123.793 del 2018), in aumento le chat (323 contro 234) e solo nel 2019 abbiamo individuato 325 cartelle complesse .rar.

Il Report è stato presentato da don Fortunato Di Noto, che ha definito la  pedofilia un crimine in espansione: “In 17 anni abbiamo inviato 61.525 protocolli, con 174.731 link segnalati. Analizzandoli più in dettaglio, i numeri dicono che il nostro Centro ascolto per l’accoglienza delle vittime di abuso e in genere delle situazioni di fragilità ha trattato 1.721 casi, abbiamo ricevuto 29.996 richieste telefoniche e 17.375 segnalazioni form da utenti (dal 2007 al 2019); dal 2008 in poi i social network hanno aumentato lo spazio a disposizione dei pedofili e contiamo 8.397 segnalazioni in 17anni per comunità e social. Per non parlare del Deep web”.

Per quanto riguarda il Deep web in 7 anni, dal 2012 a oggi, le segnalazioni sono state 47.421. Si tratta di una cifra impressionante e in aumento perché, molto semplicemente, permette una libertà di movimento che la Rete ‘pubblica’ non offre. Inoltre dal 2014 in poi il quadro dell’orrore si è fatto ancora più preciso: grazie alla piattaforma dell’associazione ‘Meter’ per il monitoraggio della Rete si è potenziata la ricerca, che ha prodotto 16.003.014 foto denunciate, 3.469.196 video denunciati, 12.610 mega archivi e 1.022 chat pedofile denunciate.

La classifica dei domini (le ‘targhe’ dei siti internet) è la seguente: al primo posto Haiti con 640 link (dominio .ht); al secondo posto la Francia, con 484 link (dominio .fr); al terzo posto, con 410 link, la Nuova Zelanda (dominio .nz). Si comprende che il fenomeno è su scala mondiale, nessun continente risulta immune, 30 sono le nazioni coinvolte.

Molto spesso dai link analizzati risulta che l’estensione contiene servizi forniti da server allocati in altre parti del mondo (di solito in America o in Europa), come emerge dal grafico della collocazione geografica dei server indicato nel report: “Ciò vuol dire che un utente che risiede in un continente può registrare un dominio appartenente geograficamente ad uno Stato collocato in un altro continente. Risulta evidente la complessità del mondo del web e la totale libertà di azione degli utenti, che su Internet non hanno nessun vincolo geografico.

Inoltre l’associazione evidenzia che nel 2019 il trend delle vittime più richieste è quella 8-12 anni con 5.742.734 fotografie rilevate; seguono 3/7 anni (1.321.969), chiude 0/2 anni (7.646). Quando parliamo della fascia 0/2 anni parliamo di bambini che hanno pochi giorni di vita.

Anche per i video il trend è lo stesso: 715.926 quelli segnalati per la fascia 8/12, a seguire 272.363 nella fascia 3/7 e a chiudere, per la fascia 0/2 parliamo di 4.006 video segnalati. I link del deep web segnalati nel 2019 sono 272: il Deep web (la parte nascosta di Internet) è lo spazio libero in cui le associazioni a delinquere di tutto il mondo espandono i loro traffici. Il fenomeno si è spostato in modo esponenziale in questa free zone incontrollabile che rende difficile l’intervento immediato delle polizie di tutto il mondo.

Infine dai dati per l’associazione emergono specifiche responsabilità che i colossi del web non possono eludere appellandosi ad una estrema tutela della privacy: “I registri di dominio e gli amministratori dei siti, delle piattaforme di file sharing hanno la responsabilità di vigilare sul materiale che circola sotto il loro nome; se è vero che non hanno controllo sul materiale che viene caricato dai loro utenti, è vero anche che hanno il potere di far rimuovere tale materiale e, quando la legge del loro paese lo permette, possono altresì fornire alle autorità competenti gli indirizzi IP di chi ha caricato e/o scaricato il materiale in questione.

Ma ciò che più preoccupa e crea rammarico è la mancata azione degli organi preposti, nonostante le segnalazioni: non si assiste ad un’opera efficace di repressione. Non vengono organizzate comuni operazioni per stanare il fenomeno e, se qualche indagine viene effettuata, difficilmente si giunge all’epilogo sperato dell’individuazione dei responsabili e all’eventuale condanna.

Inoltre la repressione è resa ancora più complicata, poiché molti Paesi non dispongono di una legislazione che si occupa specificamente di pedopornografia o di reati informatici legati a tale fenomeno. Lo stesso accade per l’individuazione delle vittime, che costituisce la sfida più ardua di intervento contro tale turpe fenomeno”.

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