Il 5 per 1000 per la ‘democratizzazione’ del Terzo Settore

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Il Terzo Settore è composto da una galassia variegata di organizzazioni che spesso – anche durante l’emergenza covid-19 – hanno dimostrato di svolgere un ruolo centrale nel completare i servizi di welfare del nostro Paese. Banca Etica, nata nel 1999 proprio per rispondere alle esigenze finanziarie delle realtà non profit, ogni anno realizza uno studio in cui – attraverso l’analisi delle scelte dei contribuenti sulle organizzazioni cui destinare il proprio 5 per 1000 – tratteggia le prospettive e le opportunità di sviluppo futuro di un settore tanto importante.

Lo studio è stato illustrato in un incontro online nell’ambito del ciclo ‘Attiviamo Energie Positive’ con la partecipazione di Samanta Bernardini (Banca Etica, curatrice della ricerca); Alessandro Messina (direttore generale di Banca Etica); Alessandro Lombardi, Direttore Generale del terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con la moderazione di Matteo Boccia di Italia non profit.

Il documento si basa sui dati, disponibili a marzo 2020, pubblicati dall’Agenzia delle Entrate, dati pubblicati da Istat e dati interni raccolti da Banca Etica.

Dal 2006 (primo anno in cui è stato introdotto il 5×1000) a oggi gli importi erogati sono cresciuti del +46,6% e i contribuenti che optano per devolvere il 5 per 1000 sono cresciuti del +38,2%: un italiano su tre continua a mettere la firma per il 5 per mille. In significativo aumento il numero di enti beneficiari che si attesta a 64.771: +6,7% rispetto al 2017 (+117,1% rispetto al 2006). Questo comporta una riduzione degli importi medi per beneficiario vista la crescita delle organizzazioni che usufruiscono di questo contributo.

Nel 2018 le prime 5 Regioni italiane per importi devoluti al non profit con il 5per1000 sono state Lombardia (36,6%), Lazio (18,7%), Emilia Romagna (6,6%), Piemonte (6,5%) e Veneto (5,7%). Alle altre 15 Regioni va il restante 25% circa degli importi complessivi e ben 8 Regioni presentano percentuali inferiori all’1%. Se le Regioni che raccolgono di più sono sempre le stesse, va sottolineata l’interessante crescita per importi registrata, tra 2017 e 2018, da Abruzzo (+8,7%), Bolzano (+4,3%), Basilicata (+4%) e Sardegna (+2,4%).

Nella Regione Lazio ben il 74,3% dei contribuenti sceglie di destinare il proprio 5 per mille. Segue  la Lombardia con il 61,3%. La Regione con il più basso numero di scelte è l’Abruzzo: solo il 13,6% dei contribuenti ha scelto un’organizzazione non profit a cui devolvere il proprio 5 per mille nel 2018. Anche Calabria e Sardegna hanno una bassa percentuale, che si attesta attorno al 14% circa.

Volontariato e associazionismo sono le categorie di organizzazioni che raccolgono il maggior numero di risorse: 53,1%. Sono capillarmente diffuse sul territorio e ricevono le devoluzioni dalle persone che partecipano alla vita dell’associazione o beneficiano dei servizi.

Le Fondazioni raccolgono il 36% (pur rappresentando solo il 4,4% degli enti) grazie alla promozione sui media e al fatto che si occupano di temi che stanno molto a cuore delle persone, come la ricerca medica su malattie molto diffuse o più rare.

Mentre le cooperative sociali rappresentano quasi il 12% degli enti ma raccolgono molto poco (3,3%) rispetto alle loro potenzialità e le Associazioni Sportive Dilettantistiche rappresentano il 16,2% dei beneficiari, ma raccolgono solo l’1,8% delle risorse.

Concludendo la presentazione il direttore generale di Banca Etica, Alessandro Messina, ha sottolineato il valore sociale di quest’opportunità: “Il cinque per mille sta assumendo un ruolo crescente per quella galassia di organizzazioni dal minuscolo bilancio, per le quali 4-5 mila euro di risorse possono discriminare tra continuazione o cessazione dell’attività.

Il 40% delle istituzioni non profit (circa 130 mila) ha un bilancio inferiore ai 10 mila euro annui: per esse ha particolare valore la possibilità di fidelizzare una rete di sostenitori attraverso questa misura fiscale, in grado di aggregare e stabilizzare tanti piccoli contributi individuali.

E’ l’effetto ‘democratizzazione’ del cinque per mille, da non sottovalutare. Il terzo settore tende infatti a una forte concentrazione delle risorse: a fine 2017 sul 4% delle istituzioni incide il 77% delle entrate, un dato strutturale che rischia di frenare il sano sviluppo di una pluralità di forme imprenditoriali e filiere produttive senza scopo di lucro.

Con il 5 per mille, come ben dimostra anche quest’anno lo studio di Banca Etica, l’accesso alle risorse è relativamente più orizzontale e chissà che anche ad esso non si debba il lieve miglioramento nel processo di concentrazione generale (nel 2011 era all’82% la quota di entrate detenute dalle più grandi organizzazioni).

Alessandro Lombardi, responsabile per il Terzo Settore al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha ricordato come, durante l’emergenza covid, lo Stato abbia scelto di sostenere il prezioso lavoro degli Enti del Terzo Settore anche con altri provvedimenti:

“Con il Decreto Rilancio e in sede di conversione in legge del Decreto Cura Italia abbiamo accelerato la capacità di trasferire rapidamente le risorse del 5 per mille agli enti beneficiari: le iniezioni di liquidità a favore degli enti del terzo settore relative alle dichiarazioni 2019 arriveranno a fine ottobre 2020, anticipando il DPCM attuativo della riforma del 5 per mille, che è  comunque in dirittura d’arrivo. Sono stati inoltre differiti i termini di alcune scadenze amministrative (impiego delle risorse del 5 mille trasferite nel 2019, rendiconti)”.

(Foto: Banca EticaI

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