P. Giustino Casciano: camminiamo con fede ed intelligenza per superare la crisi

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Con la messa di ringraziamento presieduta dal priore provinciale, p. Giustino Casciano, domenica scorsa si è concluso il VII Capitolo Ordinario della Provincia Agostiniana d’Italia, sotto la protezione di san Nicola da Tolentino e santa Rita da Cascia.

Dopo il lavoro di sintesi e definizione finale delle proposte, effettuato nella giornata di ieri e culminato con la votazione segreta degli enunciati ad opera dei Capitolari, si è proceduto alla proclamazione dei risultati della consultazione sulle proposte, e quindi alla determinazione del programma capitolare per il quadriennio 2020-2024.

Gratitudine e santità sono stati i due principi che riecheggiavano sottilmente nel Capitolo vissuto a Cascia, la patria di molti nostri santi. La fraternità che si respirava in questi giorni, il desiderio di unità e di collaborazione lasciano ben sperare che ulteriori frutti di bene possano nascere a partire da questa celebrazione.

Padre Giustino Casciano, attuale priore della basilica di san Nicola da Tolentino, è nato in Molise 64 anni fa, ed appena eletto ha pronunciato il discorso programmatico: “Aprire il cuore e l’intelligenza a tutti gli agostiniani d’Italia, prendermi cura delle tante realtà che abbiamo su tutto il territorio nazionale, mettendomi al loro servizio, sarà la strada sulla quale intendo camminare in questo nuovo incarico a cui sono chiamato”.

Lo abbiamo incontrato nei giorni immediatamente precedenti al Capitolo nella basilica di san Nicola immerso nella preghiera ed il suo primo pensiero è quella di restare nella città accanto ai terremotati: “Quella di restare qui potrebbe essere una scelta da prendere in seria considerazione. Anche alla luce del sostegno necessario, in termini di ricostruzione, di cui ha bisogno non solo Tolentino, ma l’intero Centro Italia ferito dal terremoto.

La decisione sarà comunque frutto di una attenta riflessione generale. Abbiamo vissuto ed in parte ancora stiamo vivendo il dolore e le prove della pandemia. Nelle terre già molto provate dal terremoto ora si aggiunge questo terribile virus e se per tutti è difficile, per molti, come ha detto papa Francesco, è difficilissimo. La riapertura dopo il coronavirus sarà sicuramente graduale e i tempi della ricostruzione post sisma si dilatano, ma ce la metteremo tutta. Con l’aiuto di Dio e l’intercessione della Madonna, degli angeli e dei santi riusciremo a far rinascere la nostra bellissima patria”.

E subito gli ho chiesto come si è vissuto al tempo del coronavirus: “Prego che questa grande crisi risvegli la parte migliore dell’umanità, ridia un senso al valore della vita. L’emergenza si supera seguendo le disposizioni decise dal Governo e fatte proprie dalla Chiesa, ma anche con la forza della preghiera e della fede.

Nella preghiera siamo sicuri che Dio c’è veramente e ci aiuta e allora pregate il Signore Gesù, la Madonna, i santi, gli angeli. Nelle scorse settimane nella nostra basilica abbiamo fatto un atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di tutte le realtà agostiniane d’Italia”.

Quale lettura può offrire ‘La Città di Dio’ alla nostra società in questo tempo?

“Quest’opera ci ricorda che a fondamento di una città ci sono i valori ed il rapporto con Dio. La città significa convivenza umana; non per niente Agostino definisce queste due città, la città degli uomini, che mettono al centro se stessi e Dio è accantonato, e la città di Dio, dove al centro è Dio e gli uomini sono al servizio della ricerca di Dio. Questa città diventa quindi fondata sui valori che Dio incarna e sono condivisi anche da non credenti come la solidarietà e la fraternità e quindi diventa strumento importante di dialogo anche con chi non crede, perché ci si può incontrare su quei valori che il Vangelo annuncia.

E viceversa ci aiuta a non costruire una società fondata sui disvalori che non sono la preoccupazione del bene comune. ‘La Città di Dio’ è stata scritta in un periodo storico di grande crisi tra la fine dell’Impero Romano e la nascita di una nuova realtà che però non si sapeva quale fosse; si sapeva cosa si stava perdendo e non si conosceva cosa stava nascendo.

Quindi è un libro cerniera tanto utile, perché Agostino, con la forza della fede e l’aiuto del Vangelo, sapeva già vedere una società ancora migliore di quella dell’Impero Romano, che sembrava imbattibile, fondata su nuovi valori. E’ lo stesso messaggio che offre a noi: le crisi devono portarci ad una crescita più grande a partire dal bene che si è fatto, ma anche dal miglioramento di ciò che abbiamo visto come negativo”.

Nel museo della Basilica una sezione è dedicata agli ex voto, in cui san Nicola era invocato per proteggere la popolazione da carestie, pesti e terremoti: perché è invocato?

“Credo che san Nicola sia invocato soprattutto per i terremoti spirituali soprattutto dalla gente che sente che le fondamenta della propria vita familiare e relazionale stanno vacillando, per cui come dice il salmo: ‘si scuotono le fondamenta, il giusto cosa può fare?’

San Nicola è il giusto che, quando si scuotono le fondamenta della vita, rimane stabile, perché ha fiducia in Dio. Quello che accorrono a san Nicola sentono che nella vita vacilla qualcosa. Possiamo leggere anche dal punto di vista spirituale questo terremoto e san Nicola, ancora una volta, è colui che dà la stabilità al cuore dell’uomo”.

(Tratto da Aci Stampa; foto: agostiniani)

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