Il card. De Donatis chiede alla Chiesa romana di mettersi in relazione

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“Siamo qui per continuare il nostro cammino diocesano, il nostro ‘esodo’, arricchito da tutto questo tempo in cui lo Spirito ci ha ricondotto fortemente all’essenziale. Non è una ripartenza da ‘dove eravamo rimasti’, perché questo periodo non è stato una ‘parentesi’, ma piuttosto un tempo in cui siamo ‘stati arati’ per renderci ‘il terreno buono’ che accoglie il seme dei doni di Dio, nel buio, nel silenzio e nella prova. Il seme è cresciuto, notte e giorno, ‘come, noi stessi non sappiamo’, in un modo originale rispetto ai nostri piani”.

Con queste parole il vicario di Roma, card. Angelo De Donatis, nella solennità di san Giovanni Battista, ha celebrato i vespri eccezionalmente nel cortile del Palazzo Apostolico Lateranense, all’aperto; e, davanti ai parroci prefetti e a un rappresentante laico per ciascuna delle parrocchie romane, ha tracciato gli orientamenti pastorali per il prossimo anno 2020-2021, invitando ad ‘entrare in relazione’ ancora più stretta con le persone, in particolare con ‘le famiglie, i giovani e i soggetti più fragili’ e sostenerle con strumenti concreti.

Per le famiglie, ad esempio, ci saranno sussidi di preghiera domestica mensili; ai giovani verranno offerti spazi di ascolto e condivisione, anche sui social; mentre per aiutare i poveri e gli ammalati l’invito è ad alimentare il Fondo Gesù Divino Lavoratore:

“Dalla pandemia del coronavirus, questo impegno ne esce rafforzato e non indebolito. Abbiamo sperimentato, infatti, quanto sia diffusa tra la gente la nostalgia di relazioni autentiche e profonde. Per questo diventa ancora più chiaro che una riforma della vita della Chiesa diocesana e della sua azione evangelizzatrice debba puntare sulla relazione, direi in particolare sul ‘tu per tu’, mettendoci davvero in ascolto di ciò che le persone pensano, sentono e vivono, prendendoci cura di loro”.

Ed ha invitato i sacerdoti a vivere il ‘respiro’ della Pasqua, essenziale per la vita: “Tutto comincia con il respiro di Dio. Il Signore fa respirare la sua Chiesa! A causa dell’infezione da COVID-19, tante persone contagiate hanno sperimentato cosa significhi respirare a fatica e cosa rappresenti desiderare l’aria.

Anche noi abbiamo necessità di respirare e per farlo come comunità siamo chiamati a ripartire dallo Spirito Santo. Come spesso ci ricorda papa Francesco, al centro della missione della Chiesa c’è lo Spirito e non la capacità umana di pianificare. E’ lo Spirito di Dio la sorgente e il motore segreto dell’evangelizzazione, non la Chiesa, non noi. Sembra un’affermazione evidente, o addirittura scontata, ma non lo è affatto. Cambia tutto, se la prendiamo sul serio”.

In questo periodo, ha ricordato ancora il cardinale vicario, sono cresciuti in ciascuno tre desideri, che invitano all’incontro: “Oltre al bisogno di respirare, sono cresciuti dentro di noi in questo tempo tre desideri: quello di uscire, di incontrarci e di abbracciarci, di cui mi sembra importante tener conto”.

Ed ha spiegato perchè questi tre desideri sono forti: “Perché siamo fatti ad immagine di Dio-Trinità. Proprio perché Dio è mistero di unità e comunione, nella diversità delle Persone, non possiamo essere felici se non nell’uscire da noi stessi, per relazionarci con gli altri, in un rapporto che è respiro di Vita e fecondità nell’Amore”.

Ha quindi invitato a vivere un’estasi di relazioni: “Creati ad immagine e somiglianza di Dio, noi uomini non giungiamo a compimento, non ci realizziamo, se non in un movimento d’amore di uscita da noi stessi, per incontrare l’altro e vivere la comunione con lui. Siamo chiamati a vivere questo in famiglia, in parrocchia e nei nostri quartieri.

Ciò che abbiamo vissuto in questi mesi a causa del coronavirus, ci ha fatto sperimentare che non siamo chiamati all’isolamento, ma abbiamo necessità di uscire, di incontrare e di relazionarci, grazie al respiro dello Spirito, che risveglia in noi quei movimenti profondi che sono propri di Dio Trinità. In questo si realizza anche il nostro essere Chiesa: uscire dai nidi, dai cenacoli, per la missione di condividere la ricchezza del dono di Dio”.

Infine il vicario della diocesi di Roma ha ricordato le molte iniziative del periodo appena trascorso con una comunità cristiana che è spesso ‘entrata’ nelle case per la diretta streaming delle celebrazioni, per la catechesi o per qualche momento di condivisione:

“Nel tempo della pandemia è riemersa una forte domanda di senso, un desiderio di ricerca di vita spirituale, una nostalgia di Dio e lì dove le persone hanno trovato una proposta capace di toccare il cuore e la vita, hanno ascoltato la Parola di Dio con adesione sincera… Ora che è di nuovo possibile uscire ed incontrare le persone, anche se con gradualità, è importante che l’équipe pastorale cerchi di rilanciare l’obiettivo del cammino diocesano, cioè l’ascolto contemplativo, tenendo conto di ciò che è cambiato”.

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