Tre Chiese e tre città unite per ricordare il patrono Giovanni Battista

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La festa di san Giovanni Battista, patrono di Firenze, Genova e Torino oggi è ricordato nelle rispettive cattedrali con un messaggio comune degli arcivescovi, affiancando la decisione di queste tre città, che hanno deciso un programma comune di celebrazioni patronali compatibile con la necessità di evitare assembramenti.

Il cardinale Giuseppe Betori, il cardinale Angelo Bagnasco e l’arcivescovo Cesare Nosiglia nelle celebrazioni odierne leggono in chiesa lo stesso messaggio come segno di riascita: “quest’anno, in segno di unità nella prova a causa del coronavirus e di comune volontà di ripresa, Firenze, Genova e Torino hanno deciso di celebrare insieme, nella dimensione civile e in quella religiosa, con meno occasioni di incontro nelle strade e nelle piazze rispetto agli anni passati, ma con nel cuore il forte desiderio di dare avvio con impegno generoso a un cammino di rinascita”.

L’auspicio rivolto alle comunità è quello della riscoperta delle radici: “Nella rinascita che auspichiamo per le nostre città non dovremo dimenticare di trarre alimento dalle loro radici, dall’identità che le nostre comunità portano con sé dalle origini e che hanno arricchito nelle loro gloriose storie. In queste storie il contributo della comunità cristiana è stato fondamentale; lo stesso contributo ci sentiamo oggi impegnati a offrire per il futuro delle nostre città”.

E mettono in evidenza il significato di identità per la Chiesa: “L’identità di Giovanni fu quella del precursore, di colui che doveva preparare la via alla venuta di Gesù. Sia questo un tratto distintivo anche della nostra missione. Papa Francesco, nell’omelia per la festa del Battista del 2014, ricordava che San Giovanni ha lavorato anzitutto per ‘preparare, senza prendere niente per sé’, e da questa constatazione faceva scaturire questo impegno per i credenti… Questo modello di vita, non ripiegati su se stessi ma al servizio della verità, possa ispirare tutti noi. I credenti riconosceranno nella verità il volto di Gesù, ma alla ricerca e all’impegno per la verità sono chiamati tutti gli uomini e le donne delle nostre città”.

Nel messaggio gli arcivescovi ricordano la figura di Giovanni il Precursore, un modello di vita a servizio della verità, a cui fu fedele fino al martirio: “Di fedeltà alla verità e alla dignità della persona umana abbiamo avuto testimonianze splendide in questo periodo di pandemia. Fedeli sono stati e lo sono ancora i medici, gli infermieri, i volontari e quanti sono stati chiamati ad assistere i malati, purtroppo in molti casi fino all’ultimo respiro.

Per questo, dopo avere ancora una volta pregato insieme per le vittime e per le loro famiglie, vogliamo prima di tutto ricordare la dedizione di quelle donne e quegli uomini che, con il loro quotidiano sacrificio, con la fedeltà al loro lavoro, a volte fino al sacrificio di sé, hanno operato per il bene delle persone che venivano loro affidate. Pensando al bene comune, al bene della società in cui viviamo, ognuno di noi sia fedele al mandato ricevuto per la vita di tutti”.

Nella lettera comune Betori, Bagnasco e Nosiglia ricordano poi il grande sforzo comunitario delle Chiese nel momento dell’emergenza, e chiedono di prepararsi per ripensare la vita sociale e comunitaria nelle città dopo la pandemia: “Ripensare le nostre città per il futuro richiederà da parte di tutti, a cominciare da chi ha responsabilità amministrative come da chi è protagonista della vita economica e di quella culturale, una chiara visione di ciò che realmente conta e costituisce la sostanza della vita, personale e sociale.

Abbiamo di fronte a noi un grave compito per il rilancio della vita sociale ed economica delle nostre città. Sia animato da una chiara visione della dignità della persona, della centralità della famiglia, del riconoscimento del diritto al lavoro per tutti, della valorizzazione delle realtà della società civile in un’ottica di sussidiarietà, della ricerca del bene comune avendo particolare attenzione per i più deboli, facendosi carico gli uni degli altri”.

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