Gli studenti hanno già mostrato maturità

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In una situazione strana e ‘silenziosa’ gli esami di maturità; una maturità diversa e strana per molti italiani. Ma per gli studenti quest’anno la maturità è sempre la maturità. Certo, sono mancati quei riti (come i famosi ‘100 giorni’), che servivano a scongiurare certe paure ed ad amalgamare forse ancora meglio la coesione della classe.

Ma quest’anno non c’è bisogno di ‘riti magici’ per gli studenti, perché in questi tre mesi trascorsi hanno dimostrato di essere all’altezza della loro maturità, perché hanno saputo rispettare le regole della democrazia, sorretti soprattutto dalle famiglie e dagli insegnanti.

Questi esami di maturità quindi segnano uno spartiacque nel mondo scolastico, dimostrando che, nonostante tutte le difficoltà frapposte, non si può far meno della scuola. E questo deve essere chiaro, anche se molti fanno orecchie da mercanti. Un altro punto segnato in questo periodo pandemico è la serietà degli studenti, aiutati sempre dalle famiglie e dagli insegnanti, che non si sono tirati indietro quando sono stati chiamati al loro dovere.

Isolati, rinchiusi e molte  volte lasciati soli non hanno demorso ed hanno insistito. Gli stimoli ad abbandonare c’erano tutti; e forse in qualche momento è capitata l’occasione di fare i ‘furbetti’; la tentazione c’è stata e per un periodo qualcuno ha pensato…

Capita! Ma a quel punto si è innescata una sinergia tra scuola e famiglia, che hanno fatto capire ai ragazzi quale è il loro ‘compito’ in una democrazia. Questi tre protagonisti (insegnanti, studenti e famiglie) hanno dimostrato la serietà di essere parte della società; hanno sostenuto la ‘schiena dritta’ mentre altri reclamavano diritti senza doveri; hanno dimostrato che i diritti (quello allo studio è fondamentale) crollano senza il rispetto dei doveri.

Ecco perché è urgente un piano strategico al sistema dell’educazione, come hanno documentato in cinque punti 9 reti di organizzazioni impegnate nel campo dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che comprendono centinaia di realtà del terzo settore, dell’associazionismo civile, professionale e del sindacato: Alleanza per l’Infanzia, Appello della Società Civile per la ricostruzione di un welfare a misura di tutte le persone e dei territori, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza – CNCA, Forum Disuguaglianze e Diversità – ForumDD, Forum Education, #GiustaItalia Patto per la Ripartenza, Gruppo CRC, Tavolo Saltamuri.

Queste associazioni hanno chiesto di ripartire “dall’educazione e dai diritti delle nuove generazioni con investimenti e politiche per consentire all’Italia di risollevarsi, perché senza attenzione ai diritti dei bambini e degli adolescenti non può avvenire una vera ripartenza…

In questi mesi di lockdown dovuti al diffondersi dell’epidemia, milioni di bambini e adolescenti, con i loro genitori, hanno subìto una doppia crisi, economica ed educativa, in un Paese che mostrava già dati allarmanti e gravi disuguaglianze nelle opportunità di crescita, di apprendimento e di sviluppo. 1.137.000, pari all’11,4% (dato 2019) sono i minorenni che in Italia vivono in povertà assoluta, il 14,5% degli e delle adolescenti abbandona la scuola, il 12,3% dei ragazzi/e tra 6-17 anni vive in case prive di strumenti informatici, pc o tablet, il 10,5% dei ragazzi/e tra 15 e 19 anni non è occupato e non é inserito in un percorso di formazione”.

Ed hanno focalizzato cinque priorità: l’attivazione, a partire dai territori più svantaggiati, dei Poli educativi 0-6 anni, sotto il coordinamento del Ministero dell’Istruzione, con garanzia di accesso gratuito per le famiglie in difficoltà economica; la costruzione di patti educativi territoriali per coordinare l’offerta educativa curriculare con quella extracurriculare, mantenendo le scuole aperte tutto il giorno, coordinati e promossi dagli enti locali, in collaborazione con le scuole e il civismo attivo;  

la possibilità di raggiungere i più colpiti dal black-out educativo a partire dall’estate, con una offerta educativa personalizzata, da proseguire alla ripresa delle scuole, con un’attenzione speciale al benessere psicologico, alle necessità degli alunni disabili e agli adolescenti usciti dal circuito scolastico; l’allocazione del 15% del totale degli investimenti per il superamento della crisi in educazione per dotare le scuole delle risorse necessarie, migliorare la qualità dell’istruzione rendendola più equa e incisiva, contrastare la povertà educativa e la dispersione; la definizione di un piano strategico nazionale sull’infanzia e sull’adolescenza, con obiettivi chiari e sistemi di monitoraggio, per promuovere il rilancio diffuso delle infrastrutture sociali e educative”.

E chiudono la lettera indirizzata al premier Conte per trovare ‘coraggio’ nelle politiche educative: “Auspichiamo che vengano trovati il coraggio e la lungimiranza necessarie a sviluppare una agenda riformista più incisiva ed ambiziosa sotto il profilo degli obiettivi e che metta assieme il rilancio delle politiche educative, a partire dalla prima infanzia, con quello delle politiche per le famiglie con figli, oggetto del ‘Family Act’. E’ necessario adottare un’unica strategia integrata che abbracci scuola, servizi educativi e socio-culturali, trasferimenti economici alle famiglie e sostegno alla conciliazione famiglia-lavoro dei genitori lavoratori”.

E’ interessante ciò che ha scritto il prof. Tommaso Marino, segretario nazionale del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica: “Dopo la didattica a distanza (Dad), finalmente è tempo di esami. In questi giorni, migliaia di studenti affrontano l’esame di Stato per chiudere un importante ciclo della loro formazione. Lo fanno in presenza – finalmente. Davanti ai docenti con cui hanno condiviso il percorso di studio, compreso l’ultimo periodo di didattica a distanza.

E’ un primo passo verso il ritorno alla normalità, una ripresa delle relazioni fisiche, personali, dopo circa cento giorni di contatto mediato da uno schermo e da una piattaforma. Mentre sappiamo bene che la dimensione educativa è tanto più piena quanto più è diretta e passa (certamente) attraverso lo sguardo, i gesti, lo scambio di parole immediato, concreto. Gli esami di questi giorni rappresentano, seppur con molte limitazioni, la ripresa e il ritorno a questa dimensione di base (se pur in senso inverso – diciamo – visto che parleranno di più gli studenti che i prof)…

Occorre avere uno sguardo lungo e fisso sul futuro dei nostri giovani, a partire da quelli che in questi giorni vivono questa fase di passaggio dalla vita scolastica organizzata (seguita e giudicata) a quella di cittadino adulto, in grado di compiere scelte importanti per la propria vita futura ma anche per le vite degli altri…

Quanto successo ci aiuti a riconsiderare e riprogettare gli anni della scuola, facendone sempre più una stagione di crescita e di formazione per giovani capaci di leggere i segni dei tempi e interpretarli al meglio, a partire dall’attenzione per la salvaguardia della casa comune”.

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