Quanto è distratto – per non dire peggio – l’Arcivescovo di Washington…

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Radio Roma Libera, il maggior podcast cattolico italiano, ospita ogni quindici giorni una riflessione dell’amico e collega Marco Tosatti (di cui si può trovare la trascrizione anche sul suo blog Stilum Curiae) nella rubrica “Pensieri e voce”.

L’ultima sua riflessione ha dedicato alla scarsa memoria dell’Arcivescovo di Washington, che ha mostrato sorpresa di fronte alla visita del Presidente Donald Trump al Santuario intitolato a San Giovanni Paolo II a Washington. Peccato che fosse stato invitato e che avesse risposto che gli dispiaceva, ma che aveva un impegno precedente. Vuoti di memoria strani, forse per compiacere il politically correct e i suoi amici democratici. Che pena certi vescovi americani. Anche se noi non è che stiamo meglio.

Quanto è distratto – per non dire peggio – l’arcivescovo di Washington…
di Marco Tosatti
Radioromalibera.org, 10 giugno 2020

L’Arcivescovo di Washington D.C., Wilton Gregory, nero, è veramente molto distratto. Certo, essendo succeduto a vescovi come McCarrick e Wuerl, di cose a cui pensare ne avrà molte… ma dimenticarsi di un invito da parte del Presidente degli Stati Uniti, per partecipare a una cerimonia in uno dei più importanti, se non il più importante santuari degli Stati Uniti… e in particolare per la commemorazione di un papa che ti ha fatto vescovo… insomma c’è bisogno di un grado di distrazione eccezionale.

In breve, questa è la storia. Il 2 giugno Trump visita il santuario mariano di Washington. Il giorno precedente il Presidente era apparso davanti a una chiesa episcopaliana, data alle fiamme dai manifestanti del Black Lives Matter, tenendo in mano una Bibbia. La fotografia aveva scatenato polemiche a non finire, rimbalzate persino in Italia (si sa che i preti del regime quando vedono qualche politico che non sia di sinistra con in mano oggetti religiosi vengono colti da improvvisi attacchi di orticaria). Il giorno della visita di Trump, il santuario ha detto che la Casa Bianca aveva “originariamente programmato questo come un evento per il presidente per firmare un ordine esecutivo sulla libertà religiosa internazionale”. La visita è stata ridotta in un evento più breve dopo la controversa visita di Trump la sera prima alla chiesa episcopale di San Giovanni, adiacente alla Casa Bianca.
Ma – e qui veniamo al punto – il 2 giugno, prima che Trump arrivasse al Santuario Giovanni Paolo II, Mons. Gregory ha rilasciato una dichiarazione che denunciava la visita.
“Trovo sconcertante e riprovevole che qualsiasi struttura cattolica si permetta di essere così egregiamente abusata e manipolata in modo da violare i nostri principi religiosi, che ci chiamano a difendere i diritti di tutte le persone, anche di quelle con cui potremmo essere in disaccordo”, ha scritto l’arcivescovo.
“San Giovanni Paolo II era un ardente difensore dei diritti e della dignità degli esseri umani. La sua eredità è una vivida testimonianza di questa verità. Non avrebbe certamente tollerato l’uso di gas lacrimogeni e altri deterrenti per farli tacere, disperdere o intimidire per un’opportunità fotografica davanti a un luogo di culto e di pace”, ha aggiunto Gregory.
Insomma, sembrava che l’arcivescovo fosse stato colto di sorpresa dall’iniziativa di Trump, di recarsi al santuario, quasi che ne fosse ignaro. Però dal momento che gli arcivescovi, anche se proni al politically correct, fanno le pentole, ma non i coperchi, la Casa Bianca ha dichiarato che l’Arcivescovo di Washington era stato invitato a partecipare all’evento con il presidente Donald Trump diversi giorni prima che si svolgesse. E quindi non era vero che avesse saputo dell’evento solo la notte.
Judd Deere, Vice segretario stampa della Casa Bianca, ha detto che “l’Arcivescovo Gregory ha ricevuto un invito all’evento del Presidente presso il Santuario di San Giovanni Paolo II la settimana precedente la visita del Presidente. Ha rifiutato a causa di altri impegni”.
L’arcivescovo infatti – come si evince dalla corrispondenza resa pubblica – ha declinato “il gentile invito a partecipare all’evento che celebra la libertà religiosa internazionale martedì 2 giugno 2020 presso il Santuario di San Giovanni Paolo II”. Nella risposta si affermava inoltre che l’arcivescovo aveva “un impegno precedente nel suo programma all’Università Cattolica e purtroppo deve declinare”; e si aggiungeva che Gregorio aveva personalmente espresso il suo rammarico per non poter partecipare, quando ha parlato con un membro dello staff della Casa Bianca direttamente la sera di venerdì 29 maggio.
Crux ha riferito il 7 giugno che Gregory non era stato informato della visita fino al 1̊ giugno, quando è stata annunciata pubblicamente dalla Casa Bianca.
La Casa Bianca ha presto risposto all’arcivescovo; Deere ha detto al Washington Post che “è vergognoso che qualcuno si definisca una persona di fede eppure metta in dubbio la fede profonda del Presidente o i motivi per andare a segnare una pietra miliare importante per i cattolici”.
“La visita del Presiden
te Trump ha dato conforto e speranza ai cattolici di questo Paese e di tutto il mondo che questo Presidente è un uomo di Dio che proteggerà sempre la santità della vita e promuoverà la libertà religiosa”.

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