60SA. Indagine magistratura vaticana su palazzo 60 Sloane Avenue a Londra. A Torzi concessa la libertà provvisoria

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Il broker Gianluigi Torzi, coinvolto nell’ultima fase della trattativa per la compravendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra, acquistato con fondi a disposizione della Segreteria di Stato, è stato scarcerato ieri, secondo quando si legge nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede di ieri pomeriggio.

“L’Ufficio del Promotore di Giustizia vaticano all’esito degli interrogatori ai quali è stato sottoposto il Sig. Gianluigi Torzi nell’ambito delle indagini relative alla compravendita del palazzo in Sloane Avenue 60 di Londra, ha concesso, con provvedimento in data odierna, la libertà provvisoria.
Come si legge nell’ordinanza, a firma del Promotore di Giustizia Gian Piero Milano e dell’Aggiunto Alessandro Diddi i magistrati hanno preso atto di quanto dedotto in un’articolata memoria consegnata dal Torzi e dei numerosi documenti allegati, giudicati utili ai fini della ricostruzione dei fatti oggetto delle indagini”.

Il broker molisano Gianluigi Torzi era stato arrestato la sera di venerdì 5 giugno 2020 [Nell’inchiesta giudiziario vaticano sugli investimenti immobiliari della Segreteria di Stato, oggi arrestato in Vaticano l’uomo d’affari Gianluigi Torzi], al termine di un lungo interrogatorio che si era svolto nella Città del Vaticano alla presenza dei suoi avvocati, nell’ambito dell’indagine penale della magistratura vaticana riguardante una rete di società in cui erano presenti alcuni funzionari della Segreteria di Stato, tra cui Dott. Fabrizio Tirabassi, il minutante del Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato.

Quindi, Tozzi ha cantato… una Messa… vediamo se di Requiem, per più di qualcuno. Adesso arriva il momento della verità, poiché dovranno partire altre convocazioni e altri fermi, che dovranno essere poi convalidati dai magistrati vaticani.

Secondo alcuni voci – non confermate ufficialmente – che girano nella Città del Vaticano in questi giorni, Tirabassi si sarebbe reso irreperibile. Fatto è che dello status penale di lui, come degli altri 5 indagati, non si è saputo più niente. Sarebbe stato convocato dalle autorità competenti vaticane al tempo delle perquisizioni in Segreteria di Stato, ma non si sarebbe mai presentato, né per gli interrogatori degli inquirenti, né per tornare al lavoro (e dare spiegazioni ai suoi superiori). Se verrebbero confermate questi voci, secondo le quali avrebbe fatto perdere le sue tracce, quindi che si sarebbe di fatto sottratto alla giustizia vaticana, Tirabassi sarebbe da considerare un “latitante”. Alla faccia di quei “bravi ragazzi che non c’entrano nulla” di cui si è parlato. Restiamo in attesa di comunicazioni in merito, di conferma o di smentita.

Gianluigi Torzi incontrò Papa Francesco il 26 dicembre 2018 nella Domus di Santa Marta, come mostra la foto pubblicata in esclusiva sul sito Adnkronos.com. Nella stessa occasione ci sarebbe stata una riunione, che aveva al centro la trattativa in corso con la Segreteria di Stato per convincere Torzi a cedere le mille azioni (le uniche con diritto di voto) della Gutt Sa con la quale aveva rilevato da Raffaele Mincione (per conto della Santa Sede) le quote della società che deteneva l’immobile londinese. All’incontro avrebbero partecipato, a quanto emerge dalle indagini, Mons. Edgar Peña Parra, Sostituto della Segreteria di Stato, Giuseppe Maria Milanese, che agiva nell’interesse della Segreteria di Stato, l’avvocato Manuele Intendente e Renato Giovannini, rettore vicario Università Guglielmo Marconi, mentre anche il Papa avrebbe fatto una rapida comparsa.

Invece, Gianluigi Torzi – su cui alcuni vorrebbero scaricare tutte le colpe e a cui la magistratura vaticana contesta vari episodi di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, in concorso con monsignori e funzionari della Segreteria di Stato e altri soggetti esterni, si era presentato alla convocazione come persona informato dei fatti – ha trascorso dieci giorni in uno dei confortevoli locali presso la Caserma del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano.

Secondo quanto riferito da Vatican News, la complessa vicenda dall’acquisizione del immobile londinese di Sloane Avenue da parte della Segreteria di Stato si può ricostruire in due fasi:

La prima “avviene nel 2014 e riguarda la sottoscrizione da parte della Segreteria di Stato del fondo Athena Capital Global Opportunities Fund, gestito da una Sicav [una società di investimento a capitale variabile] facente capo a Raffaele Mincione e proprietario del palazzo londinese in Sloane Avenue”.

La seconda “avviene tra la fine del 2018 e la prima metà del 2019, quando la Segreteria di Stato cerca di ottenere la disponibilità dello stesso immobile liquidando le quote del fondo di Mincione ma finisce per subire – con il concorso degli indagati – le azioni estorsive e la truffa di Torzi, chiamato in causa come intermediario”.

Al Messaggero, i difensori di Gianluigi Torzi, Ambra Giovene e Marco Franco hanno confermato con soddisfazione il provvedimento dei magistrati vaticani, sicuri di avere chiarito «ogni malinteso». «La posizione di Torzi è stata verificata, accertata, spiegata in ogni passaggio e facendo attenzione a ogni minimo particolare e poi messa nero su bianco in una memoria difensiva che abbiamo depositato ieri. Si tratta di oltre 50 pagine di relazione e circa 110 allegati; documenti, appunti, passaggi utili a fare luce su ogni vicenda di quel passaggio», ha spiegato al Messaggero l’avvocato Franco.

«Il comunicato che hanno emesso i Pm, relativo al rilascio del mio cliente, dimostra che tanti aspetti si sono chiariti. I Pm hanno agito in base a quello che avevano raccolto, in totale buona fede, evidentemente qualcuno non aveva detto la verità. A Torzi è stato dato atto di avere fornito tutti gli elementi utili per andare avanti con questa indagine», ha spiegato l’avvocato Franco al Messaggero, che ha chiesto come è stato trattato in questi nove giorni Torzi. Risponde l’avvocato Franco: «Benissimo. Con grande umanità. Aveva una cella comoda e un bagno. Noi legali potevamo andare quando volevamo e lui ha potuto incontrare la moglie. Una modalità di custodia eccellente, lo devo dire con grande onestà. Per lavorare a questa memoria (un lavoro enorme, che ha necessitato anche di 8-10 ore di riunioni con Torzi) ci è stata messa a disposizione una saletta in grado di accogliere anche i nostri collaboratori. Quando abbiamo avuto bisogno di una stampante, ci hanno dato la stampante. Un comportamento ineccepibile», ha sottolineato l’avvocato Franco e aggiunge: «E adesso si vedrà come andrà avanti l’inchiesta. I magistrati da parte nostra hanno avuto tutta la documentazione possibile. (…) paradossalmente questo provvedimento restrittivo è stato utile. A novembre avevamo già presentato una memoria. Poi c’è stato l’arresto. Se non ci fosse stata la possibilità di lavorare con Torzi tutti i giorni, per ore e ore come è stato fatto, lui che è sempre in giro per affari, con ritmi assurdi.. beh, sarebbe stato complicato. E invece questa situazione paradossale ci ha dato la possibilità di fare un lavoro eccellente». Per quanto riguarda la domanda se Torzi verrà rinviato a giudizio, l’avvocato Franco osserva: «Ora dovranno valutare. Noi abbiamo la certezza che la ricostruzione fatta è servita a fugare ogni dubbio».

Segnaliamo, in riferimento al “giallo (e i sospetti dei magistrati) sulla super offerta sul palazzo di Londra”, anche l’articolo a firma di Mario Gerevini e Fabrizio Massaro su Corriere.it di ieri, 15 giugno 2020, che rivelano l’esistenza di una lettera alla Segreteria di Stato del fondo londinese Fenton Whelan per rilevare l’immobile di Sloane Avenue 60 – il palazzo al centro dell’indagine della magistratura vaticana che ha portato all’arresto e il rilascio in libertà provvisoria del broker Gianluigi Torzi, e i legami con il finanziere Raffaele Mincione.
«Abbiamo il piacere di presentare un’offerta di acquisto per il palazzo al 60 di Sloane Avenue… nell’ordine di 275-300 milioni di sterline». La lettera, su carta intestata della società immobiliare londinese Fenton Whelan, è arrivata a inizio maggio via Pec al Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin, che non ha risposto, rivela Corriere.it. Eppure, concludono Gerevini e Massaro, in apparenza, potrebbe risolvere un gigantesco problema alla Santa Sede che su quel palazzo ha investito centinaia di milioni. Se non è un giallo poco ci manca.
Al Corriere risulta che a proporre l’affare a Parolin, forse per conto terzi, sia appunto Fenton Whelan, sviluppatore immobiliare londinese fondato e diretto dall’americano Sanjay Sharma e dall’inglese James van den Heule. I due mettono sul piatto «un investimento immediato di 30-50 milioni di sterline — è scritto nella lettera di cui il Corriere ha una copia — per evitare che il Vaticano debba mettere ulteriori capitali nel progetto, per pagare debiti o altri motivi». Dicono di essere in grado di «affrontare» il debito del Vaticano con il fondo Cheyne Capital (mutuo da 128 milioni a tassi alti) «con cui storicamente abbiamo avuto discussioni su Sloane Avenue». E fissano un’offerta «nell’ordine di 275-300 milioni di sterline… che eviti perdite».
I sospetti aumentano – scrive Corriere.it quando si nota il mittente della Pec: Andrea Zappalà e Gigi Giuliano. Sono gli avvocati di Raffaele Mincione, il finanziere italo-inglese che tra il 2014 e il 2018 aveva fatto investire al Vaticano 200 milioni di dollari proprio in quel palazzo di Chelsea, ex magazzino di Harrods. A lui gli immobiliaristi della Fenton si sarebbero rivolti come «tramite» per la Santa Sede. Forse non il migliore biglietto da visita: i rapporti della Segreteria con Mincione si erano interrotti bruscamente a fine 2018 per le performance deludenti dell’investimento. E la coda di quella rottura ha generato l’inchiesta penale nella quale da una settimana risulta indagato anche Mincione. Da Fenton Whelan non hanno risposto alla richiesta telefonica di contatto con il Corriere mentre l’avvocato Giuliano ha confermato la ricostruzione specificando che la mail è stata spedita il 7 maggio.
Mario Gerevini e Fabrizio Massaro rivelano su Corriere.it inoltre, che “non sarebbe peraltro l’unica offerta arrivata Oltretevere. Più fonti parlano di una cordata di immobiliaristi italiani disponibili a trattare su una cifra simile. Proprio Mincione all’Adnkronos ha parlato di un’offerta da 300 milioni arrivata in Vaticano: «Avrebbero ancora un margine di guadagno di 23 milioni rispetto al prezzo pagato inizialmente». Un buon affare, dunque? Il promotore di giustizia Gian Piero Milano e il sostituto Alessandro Diddi ne dubitano. «Alcune cordate di imprenditori — scrivono i due magistrati, secondo quanto appreso — si starebbero organizzando per proporre alla Segreteria di Stato l’acquisto dell’immobile a valori iperbolici»; e ciò «è inquietante» e impressionante». Anzi è «a dir poco sospetto» che «vi sia qualcuno che propone di rilevare a prezzi addirittura superiori a quelli ai quali la Segreteria di Stato ha acquistato, in tutt’altra congiuntura economica, l’immobile»”. Fin qui le rivelazione del Corriere.

Vaticano – Ricatti, minacce, ‘mazzette’ e video alti prelati nell’inchiesta che scuote la Santa Sede
AdnKronos, 16 giugno 2020


Ricatti, mazzette, minacce, pressioni, video di alti prelati: sembra nascondersi una trama alla Dan Brown dietro lo scandalo che scuote il Vaticano. Le indagini, innescate dall’acquisto da parte della Segreteria di Stato della Santa Sede dell’immobile di Sloane Avenue 60, a Londra, avevano portato all’arresto, il 5 giugno scorso, del broker anglo-molisano Gianluigi Torzi, da ieri in libertà provvisoria dopo aver avviato un’ampia collaborazione con gli investigatori dell’Ufficio del promotore di giustizia Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi.
Ed è proprio dalle importanti rivelazioni che avrebbe fatto Torzi (difeso dagli avvocati Ambra Giovene e Marco Franco) agli inquirenti che, a quanto apprende l’Adnkronos, emergerebbero alcuni dettagli clamorosi che potrebbero dare nuovo impulso all’azione di pulizia che Papa Francesco sta portando avanti già da tempo con energia Oltretevere.
Nel lungo interrogatorio e anche in una memoria con allegata una corposa documentazione a supporto delle affermazioni del broker (memoria di cui hanno parlato alla stampa sia Franco al Messaggero che Giovene al Corriere della sera) Torzi darebbe una sua versione dei fatti che getterebbe ulteriore luce sugli ulteriori, e clamorosi, sviluppi delle indagini condotte dalla procura vaticana che in parte si erano tradotte nel mandato di cattura emesso nei suoi confronti.
Lo spaccato che verrebbe fuori dalle indagini e dalle nuove rivelazioni è di quelli da brividi: giri di (presunte) tangenti sotto forma di “provvigioni” che coinvolgerebbero persone molto vicine alla Santa Sede ma ai quali il broker non si sarebbe mai voluto prestare, ricavandone prima blandizie (addirittura la promessa di una escort o di opere d’arte o di affari lucrosi, a cui comunque non avrebbe mai ceduto), e poi finanche minacce e ricatti, rispediti anche in questo caso al mittente. E, a suffragare e riscontrare le rivelazioni di Torzi e a rendere il quadro se possibile ancora più complesso, sempre a quanto risulta all’Adnkronos, ci sarebbero decine di chat e di scambi di messaggi e di email con personaggi importanti del Vaticano, e non solo.
Tra l’altro, il broker sarebbe in grado di provare in maniera documentale che i suoi interlocutori nei palazzi vaticani fossero a conoscenza delle famose mille azioni (le uniche con diritto di voto) della Gutt Sa, la società che deteneva l’immobile di Londra, che Torzi si era tenuto (le altre 30mila quote le aveva vendute per un euro ciascuna alla Segreteria di Stato Vaticana) e che, nel mandato di cattura, venivano considerate come lo strumento attraverso il quale avrebbe messo a segno l’estorsione da 15 milioni alla Santa Sede.
Così emergerebbe anche la sussistenza di un accordo verbale con emissari della Santa Sede circa l’affidamento di un remunerativo contratto di gestione del palazzo di Sloane Avenue in cambio della sua attività di intermediazione.
Dalle indagini della procura vaticana si profilerebbe l’ipotesi che sia esistito Oltretevere un vero e proprio “sistema” grazie al quale nel tempo si sarebbero riuscite a incassare “stecche” e provvigioni non dovute, con fiumi di denaro finiti in Svizzera, a Dubai o in America Latina. Ipotesi che necessitano di approfondite verifiche sullo sfondo un clima di ‘ricatti’ incrociati, addirittura con alti prelati ‘sotto schiaffo’ di personaggi senza scrupoli che magari, in alcuni casi arrivando a usare materiale audio-video compromettente, sarebbero riusciti a fare il bello e il cattivo tempo, lucrando in modo spregiudicato sui fondi delle finanze vaticane. Il riferimento a questi presunti video, per l’avvocato Franco non corrisponde a realtà. Contattato dall’Adnkronos il legale di Gianluigi Torzi ha smentito che ne sia stato fatto cenno nell’interrogatorio del suo assistito così come nella memoria consegnata alla magistratura vaticana.

Infine, c’è da segnalare il Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede di questa mattina circa la “Designazione dei componenti della ‘Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa’”, con cui si apprende che il Papa ha confermato nell’Ufficio di Presidente della Pontificia Commissione, Mons. Luigi Mistò, Presidente della Fondo di Assistenza Sanitaria (FAS) della Santa Sede, argomento di cui abbiamo già trattato più volte in passato.

“Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato, in forza del mandato conferitogli dal Santo Padre Francesco, in data 1̊ giugno 2020, ha provveduto a designare i nuovi componenti della “Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa” per il triennio giugno 2020 – giugno 2023.
Il Santo Padre Francesco ha confermato nell’ufficio di Presidente della Pontificia Commissione, Mons. Luigi Mistò, Presidente della Fondo di Assistenza Sanitaria (FAS) della Santa Sede.
Sono poi stati nominati membri della Commissione:
1) Rev.do Mons. Segundo Tejado Muñoz, Sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale;
2) Prof. Renato Balduzzi, Professore Ordinario di Diritto Costituzionale nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano;
3) Prof. Avv. Giovanni Barbara Professore di Diritto commerciale, Avvocato;
4) Prof. Saverio Capolupo, Magistrato tributario;
5) Dott. Fabrizio Celani, Presidente Nazionale dell’Associazione Cattolica Operatori Sanitari;
6) Dott. Maurizio Gallo, Imprenditore nel settore della consulenza e delle relazioni istituzionali.
Nello stesso tempo, il Rev.do Don Marco Belladelli, Assistente ecclesiastico dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani, è stato nominato Direttore dell’Ufficio della Commissione, con diritto a partecipare, con voce e voto, alle attività della medesima.
È stata confermata nell’incarico di Segretaria della Commissione la Rev.da Suor Annunziata Remossi, O.M.V.F., Officiale della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

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