La rapina di Stato nel piano di Colao, l’uomo di Bilderberg: tassa su contanti. Per il resto solo banalità e supercazzole

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Riassumendo, Manuel Fondato scrive su Il Tempo del 9 giugno 2020: “Il comitato di esperti ha consegnato il rapporto al governo. L’obiettivo è sempre lo stesso: controllare gli italiani”. Mentre Marco Tosatti su Stilum Curiae del 11 giugno 2020 definisce Bilderberg Colao un privato signore, che si trova a Londra e non in Italia, che prepara il piani di rilancio del Paese, operazione che dovrebbe essere dei politici, degli eletti dal popolo, del Parlamento, quello strano residuo polveroso di una roba che si chiamava democrazia.

Il Comitato di esperti in materia Economica e Sociale, guidato da Vittorio Colao, l’uomo imposto dal Gruppo Bilderberg a Giuseppe Conte, ha consegnato al Presidente del Consiglio dei ministri il rapporto finale sul lavoro. Non sappiamo quanto Giuseppe Conte, mai troppo entusiasta di questa task-force, terrà in considerazione il documento ma se venisse applicato – scrive Fondato – sarebbe una vera e propria dichiarazione di guerra alla circolazione del contante, anzi una «guerra sporca» considerando i metodi suggeriti.

La ricetta si annida nel capitolo dedicato a «Imprese e Lavoro, motore dell’Economia», nel paragrafo «Passaggio a pagamenti elettronici» in cui testualmente sono stati vergati i seguenti punti: Incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici (PA, esercizi commerciali e soprattutto servizi e prestazioni) tramite deduzioni/detrazioni dall’IRPEF, lotterie instant win, credito d’imposta per gli esercenti e accordi con il sistema bancario per riduzione delle commissioni; Rendere effettive ed eventualmente inasprire le sanzioni per gli esercizi commerciali e servizi privi di POS o con POS non funzionante; Scoraggiare l’uso del contante per ammontari rilevanti attraverso la riduzione dei limiti ai pagamenti in contanti nonché disincentivi al ritiro e all’utilizzo degli stessi (ad es. anticipo fiscale a valere sui prelievi di contante). Anticipo fiscale sui prelievi, tradotto, significa mettere le mani in tasca a chi oserà prelevare contanti da un bancomat.

Intanto, il piano di Colao ha già provocato malumori tra i ministri. A infastidire diversi esponenti del Governo – riferiscono fonti di primo piano all’Adnkronos – aver letto il contenuto del documento dai lanci delle agenzie, perché ai ministri il dossier per il «rilancio 2020-2021» non è ancora arrivato.

Il piano Colao, due mesi di lavoro per pianificare una rapina
di Franco Bechis
Iltempo.it, 9 giugno 2020

Italiani tremate, tremate, perché le proposte sono arrivate. Da ieri è nelle mani di Giuseppe Conte infatti il piano per la ripresa elaborato dalla task force guidata da Vittorio Colao e da cui proprio alla fine è sparita la firma della più importante “quota rosa” del gruppo: la professoressa Marianna Mazzuccato, consigliera economica dello stesso Conte. Un particolare che fa apparire molto fragili le 53 pagine del documento finale di Colao accompagnate da 121 slides.
Da giorni circolavano voci sulla scarsa propensione sia del premier che di buona parte dei ministri a mettere cappello su quelle proposte, anche per non fare diventare Colao il salvatore della Patria, e la mancata firma della Mazzuccato ora ci dice che buona parte di quelle idee resteranno lettera morta. Ve ne riferiamo nelle pagine interne, e a dire il vero sembrano in larga parte l’enciclopedia della banalità. Ma c’è una scheda che può affascinare buona parte del consiglio dei ministri, soprattutto quella Pd-Leu. Il tema è quello della economia sommersa da fare riemergere, e Colao in sostanza propone il solito condono che anche se chiamato «voluntary disclosure» è più o meno in linea con le proposte lanciate qualche giorno fa da Matteo Salvini. Quindi possiamo stare certi che finirà direttamente nel cestino. Non tutto però: perché avrà le sue truppe di tifosi la parte che propone di incentivare il passaggio ai pagamenti elettronici e ridurre al minimo l’uso del contante. Questa invece è molto cara alla sinistra, e dentro ha una piccola bomba: una sostanziale tassa sull’utilizzo del contante che scatterebbe oltre una certa soglia prelevandolo al bancomat o allo sportello quando l’operatività degli istituti di credito tornerà ad essere normale (oggi non lo è). Colao lo scrive in modo generico, proponendo di abbassare le soglie di legge per l’utilizzo del denaro contante, chiedendo al contempo alla Ue di mettere fuori corso le banconote da 200 e 500 euro. E poi di stabilire «disincentivi al ritiro e all’utilizzo dei contanti, ad esempio con un anticipo fiscale a valere sui prelievi di contante».
Una tassa sulle banconote, dunque. E con le idee che già frullavano in testa ai vari Andrea Orlando e compagnia Pd, possiamo stare certi che questa parte del piano Colao non è destinata affatto al cestino della spazzatura. Avranno problemi gli italiani più anziani, che senza banconote di sentono perduti e che ben poco si fidano ancora dei pagamenti con la moneta elettronica. Ma soprattutto diventerebbe nel momento sbagliato una nuova mazzata per bar e piccoli esercizi commerciali che già stanno affogando per colpa del lockdown e della riapertura a motori spenti a cui sono costretti dalle norme governative. Perché ovviamente scatterebbe subito l’obbligo di pagamenti elettronici anche per il più piccolo acquisto o consumazione, e per un barista grazie alle commissioni esistenti su carta di credito e bancomat diventerebbe in perdita ogni caffè venduto. Idea geniale in questo momento.
Ma al piano degli esperti guidati da Colao non puoi dire che manchino le soluzioni: soldi a fondo perduto, protezione sociale e incentivi fiscali a tutti, tali da compensare anche questi nuovi problemi che si creerebbero. Non c’è una cifra però nelle slides e nelle pagine che le illustrano, e a occhio e croce quelle proposte dovrebbero presupporre una banca centrale in grado di stampare moneta (virtuale) a ciclo continuo, perché servirebbero per realizzarle centinaia di miliardi di euro.
Altre a parte avere un costo non prevedibile sono ragionevoli supercazzole se mi passate il termine. Come il «Piano Turismo Italia»: «Pianificare un miglioramento strutturale di qualità, sicurezza e competitività del Turismo in Italia, sviluppando al più presto un piano strategico di lungo periodo, articolato sulle leve di intervento prioritarie: portafoglio prodotti, trasporti, sistema ricettivo, canali di vendita/distribuzione, formazione, branding e strategia di comunicazione e promozione, assetto normativo».
Se poi volete sapere pure che la pubblica amministrazione deve essere «alleata di cittadini e imprese» e non loro avversaria, beh anche questo Colao l’ha scritto. E con scioltezza potreste passare al denso capitolo «Individui e famiglie, in una società più inclusiva ed equa» (eroicamente fuggita la tentazione di disegnarne una che esclude con grandissime ingiustizie) denso di colpi di scena come «Il signore degli anelli», con vette travolgenti nelle parti che affrontano la parità di genere: «Il Comitato ritiene necessario investire con decisione nella valorizzazione delle risorse femminili». Ma ce ne è anche per le infrastrutture che sono «il volano del rilancio» mentre invece Colao ha scoperto che oggi in Italia «soffrono di lentezze e resistenze burocratiche che non permettono la tempestiva realizzazione delle opere, frenando la crescita del Paese». Un vero Scherlock Holmes l’ex capo di Vodafone, forse facilitato in questo dall’avere vissuto il lockdown in Inghilterra.
Ma la fiera delle banalità è tali che ti chiedi davvero se mai ne avrebbe simili in un piano industriale del colosso della telefonia mobile. Ma la risposta è per forza no: con un documento simile non avrebbe venduto una sola scheda telefonica in più…

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