Mons. Suetta critica la legge sull’omofobia

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Secondo il report annuale ‘Rainbow Map&Index’ di ILGA-Europe, l’International Lesbian & Gay Association, l’Italia garantisce alla comunità LGBTQ+ solo il 22% dei diritti di cui godono gli altri individui (dove per ‘altri individui’ si intendono evidentemente i maschi bianchi eterosessuali). Posizionato al 35^ posto su 49 Paesi, l’Italia ottiene bassi punteggi in quasi tutte le categorie oggetto dello studio, che evidenzia problematiche soprattutto in tema di famiglia, sicurezza e uguaglianza.

Ora il disegno di legge in discussione nel Parlamento italiano, composto da due articoli, prevede l’allargamento della sfera di applicazione della già esistente ‘Legge Reale-Mancino’, che punisce i reati e i discorsi d’odio fondati su caratteristiche personali come la nazionalità, l’origine etnica e la confessione religiosa, anche alle istigazioni e violenze di tipo omotransfobico, basate cioè sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Il ddl Zan-Scalfarotto si propone di contrastare l’omofobia e la transfobia, tantoché pochi giorni fa, l’esecutivo ha inaugurato un portale ad hoc per il benessere e la salute delle persone transgender.

E per contrastare tale legge il vescovo della diocesi di Sanremo e Ventimiglia, mons. Antonio Suetta, ha espresso molte perplessità in una lettera, intitolata ‘Misericordia e verità si incontreranno’ nel giorno della memoria  liturgica dei Santi Carlo Lwanga e Compagni Martiri:

“I santi martiri ugandesi subirono il martirio nel 1886 per ordine del kabaka Mwanga II, re di Buganda (Uganda), infastidito anche per il rifiuto di quei suoi sudditi di soddisfare le sue pulsioni omosessuali. La loro  condizione di cristiani non solo non consentiva di cedere alle richieste immorali del sovrano, ma li portava a dichiararne illecite le imposizioni.

Il progetto di legge che vorrebbe sanzionare le accuse di omo e trans-fobia, interpella la mia coscienza di pastore. Per amore della verità che ‘rende liberi’ e alla quale ho consacrato la mia vita, ritengo opportuno e doveroso intervenire, riaffermando alcuni concetti fondamentali della dottrina cattolica”.

Il vescovo sottolinea il valore della dignità umana: “Innanzitutto, desidero richiamare con forza e determinazione il valore del rispetto della dignità di ogni uomo e la condanna per ogni gesto o atto di discriminazione e violenza verso chi si trovi a vivere una peculiare condizione”.

E ripropone l’insegnamento della Chiesa: “Come sa bene chi ha a cuore il bene di una persona, amare non significa sostenere tutto ciò che fa l’altro, ma volere il meglio, aiutarlo ed orientarlo, soprattutto se rischia di sbagliare. Chi, invece, sbrigativamente e semplicisticamente accusa la Chiesa di omofobia e di oscurantismo, non rende un buon servizio alla verità delle cose”.

La misericordia però si deve coniugare con la verità: “D’altra parte, i cristiani renderebbero un parziale servizio all’uomo se si limitassero alla proclamazione della misericordia, dimenticando di annunciare tutta la verità: essa infatti costituisce la prima ed ineludibile forma di carità e di attenta benevolenza.

E’ dovere di ogni persona, soprattutto in relazioni e dinamiche educative, testimoniare e trasmettere la verità onestamente riconosciuta dalla propria coscienza evitando di piegarla a convenienze, condizionamenti e ricatti”.

Per il vescovo questa legge non è necessaria: “In riferimento alla proposta di legge, dall’esame  delle relazioni emerge una duplice premessa che ne vorrebbe motivare l’urgente necessità di  approvazione: da una parte il bisogno di colmare un vuoto normativo; dall’altra una emergenza sociale, cioè una significativa quantità di offese, anche gravi, tale da giustificare una risposta punitiva mirata”.

Ha sottolineato che la normativa italiana in atto non è lacunosa: “Al riguardo, illustri giuristi hanno ampiamente evidenziato come non ci sia alcuna lacuna normativa nel nostro ordinamento poiché già contiene tutta una articolata serie di norme in grado di tutelare da qualsiasi tipo di offesa alla persona (i delitti contro la vita, contro l’incolumità personale, contro l’onore, contro la personalità individuale, contro la libertà personale, contro la libertà morale).

Anche per quanto riguarda l’emergenza sociale dei cosiddetti hate crimes in Italia, i dati del Ministero dell’Interno, rilevati dall’OSCAD (Osservatorio  per  la  Sicurezza  Contro  gli  Atti  Discriminatori),  rilevano la bassissima incidenza (tra il 2010 e il 2018 le discriminazioni per ragioni di orientamento sessuale o di identità di genere sono 212, pari cioè a 26,5 segnalazioni all’anno)”.

Pur condannato ogni violenza discriminatoria il vescovo ribadisce pericolosa questa legge: “A queste considerazioni, si aggiunge invece il rischio, assai più concreto e pericoloso che deriva dall’approvazione di una legge di questo tipo, la quale introdurrebbe nel sistema normativo uno squilibrio nel rapporto tra la libertà di opinione e il rispetto della dignità umana, che può dar luogo a derive liberticide”.

Ed infine un appello: “Desidero rivolgere, pertanto, un appello accorato a tutti i politici cattolici e a coloro che perlomeno si ispirano a principi cristiani, affinché facciano sentire la loro voce e nel dibattito politico in corso rivendichino la libertà di pensiero di tutti e dei cristiani.

Non si può accettare infatti che una legge, perseguendo un obiettivo ‘ideologico’, metta a rischio la possibilità di annunciare con libertà la verità dell’uomo, sia pur con l’obiettivo di prevenire forme di discriminazione contro le quali, come già ricordato, è sufficiente applicare le disposizioni già in vigore, unitamente ad una seria prevenzione, non necessariamente penale, per scongiurare l’offesa alla persona, chiunque essa sia”.

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