Numeri ufficiali Covid-19. Arcuri: “Si goda della libertà, ma anche con una mascherina si può farlo”. Precauzioni non sono mai abbastanza

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Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

“Al 31 dicembre il 28 per cento degli italiani sarà stato sottoposto a tampone, ove necessario, un italiano su tre quasi”. Lo ha detto Domenico Arcuri, Commissario per l’emergenza Coronavirus, in conferenza stampa alla Protezione civile. Il commissario ha anche risposto a una domanda sulle manifestazioni politiche dei giorni scorsi alle quali molti dei partecipanti si sono presentati senza mascherine. “Mi hanno fatto più effetto – ha detto Arcuri – gli assembramenti dei giovani nelle piazze della capitale senza il distanziamento dovuto. Approfitto per un appello ai giovani perché si goda della libertà, ma anche con una mascherina si può farlo”.

Ecco, per coloro che chiamano “terrorismo mediatico” osservare che il virus c’è ancora: una turista proveniente da Roma si stava dirigendo verso la spiaggia a Sperlonga con la febbre a 39.2 ̊C. Il titolare del lido l’ha rimandato a casa. Sarà andata a caso o continuata ad andare a zonzo, infettando altri? “Purtroppo in questo momento storico le precauzioni non sono mai abbastanza in particolare in giornate come il 2 giugno in cui sono arrivati turisti da tutta la regione”, ha raccontato il titolare del Lido a Il Messaggero.

I dati Covid-19 comunicati dal Dipartimento della Protezione Civile alle ore 18.00 di oggi 4 giugno 2020

In isolamento domiciliare: 32.588 (-614)
Ricoverati con sintomi: 5.503 (-239)
In terapia intensiva: 353 (-15)
Deceduti: 33.689 (+88)

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 321 (-2)
Il valore è al livello del 1̊ aprile 2020.

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi
[A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]
Numero giorno – Data – Decessi del giorno [*] (Totale decessi) – Media giornaliera dei decessi (arrotondata)

1 – 21.02 – 1 (1) – 1
2 – 22.02 – 1 (2) – 1
3 – 23.02 – 1 (3) – 1
4 – 24.02 – 3 (6) – 1
5 – 25.02 – 1 (7) – 1
6 – 26.02 – 5 (12) – 2
7 – 27.02 – ? (?) – ?
8 – 28.02 – ? (21) – 3
9 – 29.02 – 8 (29) – 3
10 – 01.03 – 5 (34) – 3
11 – 02.03 – ? (?) – ?
12 – 03.03 – ? (79) – 7
13 – 04.03 – 28 (107) – 8
14 – 05.03 – 41 (148) – 11
15 – 06.03 – 49 (197) – 13
16 – 07.03 – 36 (233) – 15
17 – 08.03 – 133 (366) – 22
18 – 09.03 – 97 (463) – 26
19 – 10.03 – 168 (631) – 33
20 – 11.03 – 196 (827) – 41
21 – 12.03 – 189 (1.016) – 48
22 – 13.03 – 250 (1.266) – 58
23 – 14.03 – 175 (1.441) – 63
24 – 15.03 – 368 (1.809) – 75
25 – 16.03 – 349 (2.158) – 86
26 – 17.03 – 345 (2.503) – 96
27 – 18.03 – 475 (2.978) – 110
28 – 19.03 – 427 (3.405) – 122
29 – 20.03 – 627 (4.032) – 139
30 – 21.03 – 793 (4.825) – 161
31 – 22.03 – 650 (5.475) – 177
32 – 23.03 – 602 (6.077) – 189
33 – 24.03 – 743 (6.820) – 207
34 – 25.03 – 683 (7.503) – 221
35 – 26.03 – 662 (8.165) – 233
36 – 27.03 – 969 (9.134) – 254
37 – 28.03 – 889 (10.023) – 271
38 – 29.03 – 756 (10.779) – 284
39 – 30.03 – 818 (11.597) – 297
40 – 31.03 – 831 (12.428) – 311
41 – 01.04 – 727 (13.155) – 321
42 – 02.04 – 760 (13.915) – 331
43 – 03.04 – 766 (14.681) – 341
44 – 04.04 – 681 (15.362) – 349
45 – 05.04 – 525 (15.887) – 353
46 – 06.04 – 636 (16.523) – 359
47 – 07.04 – 604 (17.127) – 364
48 – 08.04 – 542 (17.669) – 368
49 – 09.04 – 610 (18.279) – 373
50 – 10.04 – 570 (18.849) – 377
51 – 11.04 – 619 (19.468) – 382
52 – 12.04 – 431 (19.899) – 383
53 – 13.04 – 566 (20.465) – 386
54 – 14.04 – 602 (21.067) – 390
55 – 15.04 – 578 (21.645) – 394
56 – 16.04 – 525 (22.170) – 396
57 – 17.04 – 575 (22.745) – 399
58 – 18.04 – 482 (23.227) – 400
59 – 19.04 – 433 (23.660) – 401
60 – 20.04 – 454 (24.114) – 402
61 – 21.04 – 534 (24.648) – 404
62 – 22.04 – 437 (25.085) – 405
63 – 23.04 – 464 (25.549) – 406
64 – 24.04 – 420 (25.969) – 406
65 – 25.04 – 415 (26.384) – 406
66 – 26.04 – 260 (26.644) – 404
67 – 27.04 – 333 (26.977) – 403
68 – 28.04 – 282 (27.359) – 402
69 – 29.04 – 323 (27.682) – 401
70 – 30.04 – 285 (27.967) – 400
71 – 01.05 – 269 (28.236) – 398
72 – 02.05 – 474 (28.710) – 399
73 – 03.05 – 174 (28.884) – 396
74 – 04.05 – 195 (29.079) – 393
75 – 05.05 – 236 (29.315) – 391
76 – 06.05 – 369 (29.684) – 391
77 – 07.05 – 274 (29.958) – 389
78 – 08.05 – 243 (30.201) – 387
79 – 09.05 – 194 (30.395) – 385
80 – 10.05 – 165 (30.560) – 382
81 – 11.05 – 179 (30.739) – 379
82 – 12.05 – 172 (30.911) – 377
83 – 13.05 – 195 (31.106) – 375
84 – 14.05 – 262 (31.368) – 373
85 – 15.05 – 242 (31.610) – 372
86 – 16.05 – 153 (31.763) – 369
87 – 17.05 – 145 (31.908) – 367
88 – 18.05 – 99 (32.007) – 364
89 – 19.05 – 162 (32.169) – 361
90 – 20.05 – 161 (32.230) – 358
91 – 21.05 – 156 (32.486) – 357
92 – 22.05 – 130 (32.616) – 355
93 – 23.05 – 119 (32.735) – 352
94 – 24.05 – 50 (32.785) – 349
95 – 25.05 – 92 (32.877) – 346
96 – 26.05 – 78 (32.955) – 343
97 – 27.05 – 117 (33.072) – 341
98 – 28.05 – 70 (33.142) – 338
99 – 29.05 – 87 (33.229) – 336
100 – 30.05 – 111 (33.340) – 333
101 – 31.05 – 75 (33.415) – 331
102 – 01.06 – 60 (33.475) – 328
103 – 02.06 – 55 (33.530) – 326
104 – 03.06 – 71 (33.601) – 323
105 – 04.06 – 88 (33.689) – 321

[*] Dati forniti dal Dipartimento della Protezione Civile.
[?] Dati non forniti dal Dipartimento della Protezione Civile (invece, nei totali complessivi sono inclusi i dati dei decessi mancanti).

Si è dimenticato? Era a Bergamo. Era il 9 (N O V E) marzo 2020. Da non crederci. Quindi tra un giovane e una persona anziana… la scelta viene da se. Sbagliamo se scriviamo che il numero altissimo di anziani deceduti è abbastanza comprensibile? Questa intervista ha il valore di una testimonianza in un processo penale.

L’INTERVISTA
Coronavirus, il medico di Bergamo: «Negli ospedali siamo come in guerra. A tutti dico: state a casa»
Christian Salaroli, anestesista rianimatore a Bergamo: «Si decide in base all’età e alle condizioni di salute. Alcuni di noi, primari o ragazzini, ne escono stritolati… State a casa. Vedo troppa gente per strada».
di Marco Imarisio
Corriere.it, 9 marzo 2020

«All’interno del Pronto soccorso è stato aperto uno stanzone con venti posti letto, che viene utilizzato solo per eventi di massa. Lo chiamiamo Pemaf, ovvero Piano di emergenza per il maxi-afflusso. È qui che viene fatto il triage, ovvero la scelta».
Non è un colloquio facile, quello con Christian Salaroli, 48 anni, una moglie, due figli, dirigente medico, anestesista rianimatore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno dei più sollecitati di queste settimane, distante appena sette chilometri dal cluster di Alzano Lombardo, uno dei più misteriosi e persistenti di questa epidemia. Non lo è per l’argomento che tratta, non lo è per l’emotività che ci scorre dentro, che abbiamo il dovere di asciugare, anche se pure dice molto di quello che sta avvenendo dove si combatte per davvero. «Si decide per età, e per condizioni di salute. Come in tutte le situazioni di guerra. Non lo dico io, ma i manuali sui quali abbiamo studiato».
Allora è vero?
«Certo che lo è. In quei letti vengono ammessi solo donne e uomini con la polmonite da Covid-19, affetti da insufficienza respiratoria. Gli altri, a casa».
Poi cosa succede?
«Li mettiamo in ventilazione non invasiva, che si chiama Niv. Il primo passo è quello».
E gli altri passi?
«Vengo al più importante. Al mattino presto, con i curanti del Pronto soccorso, passa il rianimatore. Il suo parere è molto importante».
Perché conta così tanto?
«Oltre all’età e al quadro generale, il terzo elemento è la capacità del paziente di guarire da un intervento rianimatorio».
Di cosa stiamo parlando?
«Questa indotta dal Covid-19 è una polmonite interstiziale, una forma molto aggressiva che impatta tanto sull’ossigenazione del sangue. I pazienti più colpiti diventano ipossici, ovvero non hanno più quantità sufficienti di ossigeno nell’organismo».
Quando arriva il momento di scegliere?
«Subito dopo. Siamo obbligati a farlo. Nel giro di un paio di giorni, al massimo. La ventilazione non invasiva è solo una fase di passaggio. Siccome purtroppo c’è sproporzione tra le risorse ospedaliere, i posti letto in terapia intensiva, e gli ammalati critici, non tutti vengono intubati».
A quel punto cosa succede?
«Diventa necessario ventilarli meccanicamente. Quelli su cui si sceglie di proseguire vengono tutti intubati e pronati, ovvero messi a pancia in giù, perché questa manovra può favorire la ventilazione delle zone basse del polmone».
Esiste una regola scritta?
«Al momento, nonostante quel che leggo, no. Per consuetudine, anche se mi rendo conto che è una brutta parola, si valutano con molta attenzione i pazienti con gravi patologie cardiorespiratorie, e le persone con problemi gravi alle coronarie, perché tollerano male l’ipossia acuta e hanno poche probabilità di sopravvivere alla fase critica».
Nient’altro?
«Se una persona tra gli 80 e i 95 anni ha una grave insufficienza respiratoria, verosimilmente non procedi. Se ha una insufficienza multi organica di più di tre organi vitali, significa che ha un tasso di mortalità del cento per cento. Ormai è andato».
Lo lasciate andare?
«Anche questa è una frase terribile. Ma purtroppo è vera. Non siamo in condizione di tentare quelli che si chiamano miracoli. È la realtà».
Non è sempre così?
«No. Certo, anche in tempi normali si valuta caso per caso, nei reparti si cerca di capire se il paziente può recuperare da qualunque intervento. Adesso questa discrezionalità la stiamo applicando su larga scala».
Chi viene lasciato andare muore di Covid-19 o di patologie pregresse?
«Questa che non muoiono di coronavirus è una bugia che mi amareggia. Non è neppure rispettosa nei confronti di chi ci lascia. Muoiono di Covid-19, perché nella sua forma critica la polmonite interstiziale incide su problemi respiratori pregressi, e il malato non riesce più a sopportare questa situazione. Il decesso è causato dal virus, non da altro».
E voi medici, riuscite a sopportare questa situazione?
«Alcuni ne escono stritolati. Capita al primario, e al ragazzino appena arrivato che si trova di prima mattina a dover decidere della sorte di un essere umano. Su larga scala, lo ripeto».
A lei non pesa essere arbitro della vita e della morte di un essere umano?
«Io per ora dormo la notte. Perché so che la scelta è basata sul presupposto che qualcuno, quasi sempre più giovane, ha più probabilità di sopravvivere dell’altro. Almeno, è una consolazione».
Cosa ne pensa degli ultimi provvedimenti del governo?
«Forse sono un po’ generici. Il concetto di chiudere il virus in certe zone è giusto, ma arriva con almeno una settimana di ritardo. Quello che conta davvero è un’altra cosa».
Quale?
«State a casa. State a casa. Non mi stanco di ripeterlo. Vedo troppa gente per strada. La miglior risposta a questo virus è non andare in giro. Voi non immaginate cosa succede qui dentro. State a casa».
C’è carenza di personale?
«Tutti stiamo facendo tutto. Noi anestesisti facciamo turni di supporto nella nostra sala operativa, che gestisce Bergamo, Brescia e Sondrio. Altri medici di ambulanza finiscono in corsia, oggi toccherà a me».
Nello stanzone?
«Esatto. Tanti miei colleghi stanno accusando questa situazione. Non è solo il carico di lavoro, ma quello emotivo, che è devastante. Ho visto piangere infermieri con trent’anni di esperienza alle spalle, Gente che ha crisi di nervi e all’improvviso trema. Voi non sapete cosa sta succedendo negli ospedali, per questo ho deciso di parlare con lei».
Esiste ancora il diritto alla cura?
«In questo momento è minacciato dal fatto che il sistema non è in grado di farsi carico dell’ordinario e dello straordinario al tempo stesso. Così le cure standard possono avere ritardi anche gravi».
Mi fa un esempio?
«Normalmente la chiamata per un infarto viene processata in pochi minuti. Ora può capitare che si aspetti anche per un’ora o più».
Trova una spiegazione a tutto questo?
«Non la cerco. Mi dico che è come per la chirurgia di guerra. Si cerca di salvare la pelle solo a chi ce la può fare. È quel che sta succedendo».

Coronavirus: si continua a morire di infarto, ma sui ricoveri vince la paura del contagio
Pharmastar.it, 1̊ aprile 2020

Il Presidente GISE Giuseppe Tarantini: “Per la riduzione del danno cardiaco ogni minuto è prezioso. I protocolli ospedalieri Covid-19 dedicati al paziente cardiopatico permettono di gestire le urgenze, evitare la dilatazione delle liste d’attesa e salvare vite in sicurezza”
“Gli accessi per infarto miocardico nei Pronto Soccorso italiani, diretti o con chiamata al 118, si sono ad oggi dimezzati. Una riduzione correlata ad un aumento della mortalità globale, non spiegabile con la sola sottostima dei casi COVID-19. Arrivi tardivi che aumentano esponenzialmente la percentuale di pazienti compromessi, bisognosi di interventi più complessi e rischiosi, quindi meno efficaci. Un ulteriore prezzo da pagare nell’emergenza Coronavirus”. Questo l’allarme lanciato dal Prof. Giuseppe Tarantini, Presidente del GISE, la Società italiana di Cardiologia Interventistica.
“Tra le motivazioni principali della drastica riduzione dei ricoveri per sindrome coronarica acuta e della presentazione sempre più tardiva dei pazienti – spiega Tarantini – al di là del rischio determinato dall’esistenza di due malattie che hanno lo stesso identikit di paziente colpito, vi è la paura del contagio ospedaliero. Per il timore di contrarre l’infezione, si sottovalutano i sintomi e si richiede troppo tardi l’intervento dei sanitari, giungendo in ospedale già in condizioni critiche. A dimostrazione di questo, in tutta Europa sono aumentati gli infarti con complicazioni meccaniche, segno proprio di presentazione ospedaliera tardiva dei pazienti”.
“Tuttavia – assicura Tarantini – pur nella complessa situazione di emergenza sanitaria che stiamo affrontando, in tutta Italia sono regolarmente attive le reti per l’infarto e sono stati creati percorsi protetti per i pazienti affetti da problemi cardiologici acuti che necessitano di assistenza in urgenza. Dobbiamo ricordare che, secondo i dati Istat, ogni giorno nel nostro Paese muoiono di malattie del sistema cardiocircolatorio 638 persone”.
“Il GISE – aggiunge il Presidente della Società – ha inoltre emanato il protocollo ufficiale Covid-19, uno strumento rivolto ai Dipartimenti di Cardiologia comprensivi di laboratori di Emodinamica in cui si effettuano procedure di cardiologia interventistica. Questo documento, motivo di grande soddisfazione ed orgoglio per tutta la nostra società scientifica, ha raccolto per primo a livello mondiale le raccomandazioni per poter eseguire gli interventi salvavita di angioplastica coronarica in massima sicurezza. Tali indicazioni (disponibili sul sito www.gise.it) sono già state messe a disposizione dell’intera comunità scientifica e sono in corso di pubblicazione sulla rivista della Società Americana di Emodinamica. Esiste anche un Webinar dedicato di facile consultazione”.
“Nell’era Covid-19 – spiega Tarantini – abbiamo provveduto a creare percorsi differenziati tra i pazienti e realizziamo una gestione rapida dell’emergenza cardiovascolare, garantendo al massimo la cura dell’infarto miocardico. Tutto questo in assoluta sicurezza sia per i pazienti che per gli operatori sanitari impegnati nei Laboratori di Emodinamica”.
“L’infarto è un evento altamente tempo-dipendente – avverte Tarantini – e più si indugia, maggiore è la compromissione del muscolo cardiaco. Ogni minuto è prezioso: per ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento, la mortalità aumenta del 3%. All’insorgenza dei primi sintomi, i più frequenti sono dolore al petto, spesso esteso al braccio sinistro e poi nausea, vomito, sudorazione fredda, bisogna chiamare immediatamente il 118. Sarà poi cura degli operatori rilevare il percorso idoneo”.
“Siamo nel pieno di una delle più gravi emergenze sanitarie del Paese e tutti ci stiamo impegnando a fondo per garantire ai cittadini cure e assistenza, nonostante le enormi difficoltà del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Anche se in questo momento l’attenzione di tutte le strutture è focalizzata nel combattere l’epidemia di Covid-19, non possiamo buttare al vento anni di lavoro sulla prevenzione delle patologie cardio-vascolari – conclude Tarantini -. Stiamo lavorando ad un portale dedicato alle persone affette da patologie cardiovascolari, presto consultabile sul sito GISE. I pazienti cardiologici devono poter sentirsi sicuri di ricorrere alle strutture ospedaliere in caso di infarto e di usufruire di percorsi diagnostici e terapeutici che siano efficienti ed efficaci. Questo nell’interesse dei malati, di noi cardiologi interventisti, di tutti gli operatori sanitari dei reparti di cardiologia e della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, sottoposto in questa emergenza a incredibili pressioni”.

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