Come ci “convinceranno” a impiantare il biochip in modo “volontario”, rendendolo obbligatorio poi attraverso la “Finestra di Overton”

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Il biochip è un microcircuito integrato in cui, invece del tradizionale silicio, viene utilizzato materiale organico costituito in particolare da proteine. Da oltre un decennio i ricercatori del settore microelettronico cercano una via di uscita al problema costituito dal limite fisico del silicio, il materiale con cui sono costruiti i chip. Il processo di miniaturizzazione, che finora ha consentito di integrare nei chip un numero sempre maggiore di transistor e componenti elettronici per aumentare velocità di elaborazione e capacità di memoria, ha come limite minimo le dimensioni degli atomi della materia stessa. Presto si arriverà a un punto di saturazione oltre il quale non è possibile spingersi, nonostante l’impiego delle nanotecnologie che permettono di lavorare su dispositivi microscopici, dell’ordine dei miliardesimi di m (nanometri). Facendo assumere a molecole biologiche i compiti degli “interruttori” elementari che stanno alla base degli elaboratori digitali, è possibile ottenere microchip ad altissima integrazione utilizzabili per computer di nuova concezione che, emulando il funzionamento del cervello umano, potranno raggiungere risultati come il riconoscimento del linguaggio naturale e delle immagini. Con queste tecnologie, gli specialisti di bioelettronica sono riusciti a realizzare diversi tipi di “biosensori”, strutture ibride composte da materiale organico ed elettronico, i cui campi di applicazione sono prevalentemente quelli della diagnostica medica e dell’analisi ambientale. I biosensori permettono di svolgere in pochi secondi migliaia di funzioni di analisi biologica, quali la decodificazione del DNA, l’analisi del sistema immunitario e dell’interazione tra le proteine e la lettura di variazioni genetiche. Si tratta di biosensori già utilizzati nella pratica, in grado di analizzare materiale genetico contenuto in un campione biologico e di riconoscere istantaneamente microrganismi come virus e batteri patogeni nell’acqua e negli altri alimenti. Sempre con i biochip è possibile riconoscere l’origine delle specie animali che compongono i prodotti alimentari o controllare le sementi e scoprire sequenze del DNA provenienti da organismi geneticamente modificati. Nel settore della genetica medica, i biochip potrebbero avere un ruolo importante anche nella diagnostica delle malattie infettive (Sapere.it).

Come ci convinceranno a impiantare il biochip
di Agostino Nobile
Stilum Curiae, 3 giugno 2020

Riportando la seconda parte dell’articolo pubblicato nel 2010, voglio precisare che prima di inserirlo nel libro “Quello che i cattolici devono sapere – Almeno per evitare una fine ridicola”, costituito da una quarantina di articoli, ho aggiunto la notizia relativa ai biochip sui neonati.

«Tattica probabile per impiantare il biochip. Le organizzazioni mondiali come l’ONU e le lobbies finanziarie, si concentreranno nella diffusione di particolari eventi col proposito di allarmare l’opinione pubblica e per infondere preoccupazione, se non paura. I mezzi di comunicazione mostreranno – lo fanno già – senza sosta la disperazione e le ingiustizie del mondo. I biochip, ci diranno, è il solo strumento che può liberare i cittadini dagli sporchi giochi finanziari che mettono in ginocchio i paesi del mondo. Le Nazioni Unite proporranno l’obbligo di impiantare il biochip a tutti. Alcuni politici si opporranno in base al diritto alla privacy. Così, in un primo tempo sarà impiantato per libera scelta. In seguito i media – come hanno sempre fatto dalla legalizzazione dell’aborto in poi – bombarderanno le nostre menti, fino a quando ci diranno le solite frasi vincenti: “chi non accetta di impiantare il biochip è un retrogrado, un incivile, un oscurantista, un egoista al quale non interessano le sorti di una società ormai in mano alla finanza criminale e ai politici corrotti. Solo gli stupidi e i male intenzionati lo possono rifiutare”.
Tra queste ipotesi non dobbiamo sottovalutare anche la possibilità di biochip impiantati ai neonati all’insaputa dei genitori (l’insegnamento dell’ideologia gender negli asili infantili senza informare i genitori è solo l’ultimo esempio).
Complottismo? Agli inizi del 2014 il capo della divisione di cardiologia della University of Southern California, Leslie Saxon, attraverso i media ufficiali ha annunciato che entro dieci anni sarà possibile installare sui neonati un microchip, una sorta di tatuaggio che monitorerà tutti i parametri vitali.
I poteri forti controllano i mezzi di comunicazione più seguiti del pianeta e perseguono un unico obiettivo: creare un Governo Mondiale che gestisce l’economia, l’etica e la nuova religione. La finanza è sempre più soggetta agli interessi di poche persone, le quali, attraverso le proprie banche, controllano il mercato globale. Il loro potere economico è stimato in cifre che possono portare al collasso l’intera economia del pianeta. E dato che stanno immettendo metodicamente nel mercato la moneta elettronica, l’impianto del biochip obbligatorio sembra inevitabile.
Si, la moneta contante forse tra poco sarà un romantico ricordo. Nelle maggiori città svedesi gli autobus non accettano contanti, i biglietti sono prepagati o pagati attraverso il cellulare registrato nella propria banca. Tutto bene? Mica tanto. Privare l’onesto cittadino dell’utilizzo del contante, rende la macchina coercitiva del fisco ancora più efficiente e micidiale. La politica sarà ancora più insignificante di adesso, poiché il potere sarà al 100% nelle mani dei multimiliardari.
Dunque, di questo passo, come già accade in tutti i supermercati e negozi con i prodotti contrassegnati dal codice a barre, nessuno potrà fare acquisti senza il biochip. Con una blanda anestesia locale, in pochi secondi s’impianta l’alieno elettronico. Nella testa, per controllare – come avviene già con altri strumenti elettronici – la salute e le emozioni. Un altro viene impiantato nella mano, per utilizzarlo come carta d’identità, di credito, etc. Ma forse avremo un solo tatuaggio che risolverà tutto con meno costi. Inquietante, vi direte, ma anche l’aborto era inquietante, eppure ci siamo abituati. E se oggi qualcuno osasse opporsi alla pratica dell’aborto, come minimo rischia l’ostracismo.
Tra l’altro, sembra che il codice di questo sistema sia lo stesso di quello a barre, utilizzato in tutti i prodotti che compriamo diariamente: il 666. Non capisco molto di elettronica, potremmo pensare che questi tre numeri siano stati concepiti per ridicolizzare l’Apocalisse di san Giovanni, ma di fatto non cambia niente. Circa duemila anni fa, l’Apostolo – che di elettronica e biochips non ne sapeva ovviamente nulla – lo aveva previsto: Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è 666 (Apocalisse 13-16,18). […]».

Non possiamo farci nulla? Non proprio. Penso che un modo ci sia. Lo vedremo nel prossimo articolo.
(continua)

Il caso dell’app Immuni

Succederà con il biochip come con l’app Immuni. Il ragionamento è semplice ed è stato espresso in modo tranquillissimo, esprimendo delle opinioni rispettabili, in commenti ad un mio post su quello che ho definito una fuffa.

“Onestamente l’indagine epidemiologica va fatta comunque… è un aiuto tecnologico nelle nostre mani, uno strumento in più che riduce enormemente errori e dimenticanze… Ho scaricato l’app immuni. Non da fastidio, è anche bella da vedere…
Non vedo gravi problemi di privacy (sicuramente inferiori rispetto all’iscrizione a facebook, instagram, google o altro).
La ritengo utilissima per gli operatori sanitari che dovranno fare indagini epidemiologiche.
Non traccia gli spostamenti ma solo i contatti a meno di 2 m per un periodo di tempo adeguato.
È fatta con i codici tra cellulari ed eventualmente, in caso di positività, invia, dopo contatto con operatore sanitario autorizzato, il messaggio ai contatti dei precedenti 14 giorni in maniera anonima senza nominare persona, luogo, ora dell’incontro.
Se saremo responsabili (come sono state la maggior parte delle persone) e i media aiuteranno a capire e a favorire che più persone possibile scarichiamo l’app a mio parere avremo un aiuto per l’indagine epidemiologica che ci permetterà di contenere eventuali focolai.
Noi medici però dovremo essere parte attiva per informare i nostri pazienti e favorire l’uso dell’app Immuni” (Cit.).

“A coloro che dicono, circa l’app Immuni, che: tanto ci sorvegliano lo stesso. Certo, se vogliono possono controllarci comunque. È vero. Se e quando vogliono sanno dove stiamo e che facciamo. Da molto tempo, ancor prima dei cellulari, se per questo, anche se con maggiore lentezza. Il punto è un altro: il consenso. Se tu mi spii senza mio consenso io posso dire no e reagire di diritto se lo fai comunque. Se dico sì scaricando un’app che oggi è per il Covid-19, poi sarà per mille altri ‘ragionevoli’ motivi, ti dò il mio pieno consenso. È la stessa differenza che può esserci tra il venire incatenati mentre si cerca di scappare oppure offrire le caviglie per la catena sorridendo. Nel primo caso verrai incatenato ribellandoti e pur in cattività resterai un Libero. Nel secondo caso sarai veramente uno schiavo ed in te nulla di umano resterà se non l’apparenza”.

Ovviamente, l’app Immuni è ancora “volontario”, per un motivo molto pratico: non tutti hanno uno smartphone o uno compatibile (il mio non lo è). Penso che prima di obbligare TUTTI di avere uno smartphone (e anche compatibile) e rendere obbligatorio di installare l’app – e di portare lo smartphone sempre con sé – faranno prima obbligarci a fare impiantare un biochip.

[*] La Finestra di Overton

Il Cardinale Angelo Bagnasco, nella Prolusione del 30 settembre 2015 al Consiglio permanente della Cei, nelle sue riflessioni sulla famiglia ha citato una tecnica di persuasione delle masse, la cosidetta “Finestra di Overton”, per dimostrare come con vere e proprie strategie di comunicazioni si riescono a fare accettare “l’introduzione e la successiva legalizzazione di qualsiasi idea o fatto sociale”.
La Finestra di Overton è uno schema di comunicazione-persuasione ideato da Joseph P. Overton (1960-2003), già Vice-presidente del centro studi statunitense Mackinac Center for Public Policy. In estrema sintesi, si tratta di uno spazio concettuale graduato all’interno del quale si individuano alcune fasi, sei per la precisione, in cui si può descrivere lo spostamento dell’atteggiamento dell’opinione pubblica rispetto a una certa idea. Si tratta quindi di una spiegazione di uno dei modi in cui avviene la persuasione politica e dei meccanismi che possono essere utilizzati. Sulla base della Finestra di Overton, si possono costruire e sono state costruite campagne a favore di alcune idee non ancora accettate dalla società. Le idee passano dalle seguenti fasi:
1. impensabili (inaccettabile, vietato)
2. radicali (vietato ma con eccezioni)
3. accettabili
4. sensate (razionalmente difendibili)
5. diffuse (socialmente accettabili)
6. legalizzate (introdotte a pieno titolo)
Il concetto di base è capire in quale finestra si trovi attualmente un’idea (ad esempio, la legalizzazione delle droghe, l’aborto o le relazioni omosessuali, l’introduzione di app Immuni o biochip) e farla progressivamente slittare verso quella successiva, in una serie di passi. Ovviamente, avere questo schema non consente molto di più di una fotografia della situazione, se non si è in grado effettivamente di influenzare l’opinione pubblica con esempi, testimonial, propaganda mirata, capacità di persuasione, narrazioni di episodi specifici, potere politico.

Per sapere di più sul biochip

«#BionicManDiary, Episodio 5: 10 risposte alla domanda “A cosa serve il biochip?”. Mi è stata fatta spesso questa domanda: “Ora che sei diventato un cyborg, com’è cambiata la tua routine?” Oggi darò ben 10 risposte a questa e ad altre domande» di Evgeny Chereshnev – Kapersky.it, 19 giugno 2015

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