La Coldiretti chiede una ‘ripartenza’ turistica

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Ammontano a 31.000.000 le presenze turistiche italiane e straniere perse a maggio per effetto dell’emergenza coronavirus che ha praticamente azzerato i flussi dei viaggiatori come pesanti effetti sull’economia: è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat dalla quale si evidenzia che senza l’attesa riapertura tra regioni e alle frontiere ai turisti il commercio non riparte come evidenziano anche i dati di Confcommercio.

L’impatto economico a maggio è stato infatti drammatico con l’azzeramento della spesa turistica e una perdita stimata dalla Coldiretti in quasi € 8.000.000.000 per l’alloggio, la ristorazione, il trasporto e lo shopping che ha colpito bar, ristoranti e negozi:

“A pagare il conto più salato è l’alimentare con il cibo, che è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa 1/3 della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche.

La ripartenza turistica della ristorazione si ripercuote a valanga sul sistema produttivo industriale ed agricolo, Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

Il cibo è diventato il vero valore aggiunto della vacanza Made in Italy con l’Italia che è leader mondiale incontrastato nel turismo enogastronomico grazie al primato dell’agricoltura più green d’Europa con 299 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60.000 aziende agricole biologiche e il primato della sicurezza alimentare mondiale”.

Inoltre la Coldiretti ha chiesto l’immediata apertura delle frontiere italiane ai cittadini europei senza obbligo di quarantena aiuta a salvare i raccolti nelle campagne italiane con il ritorno dei circa 150.000 lavoratori stagionali comunitari provenienti da Romania, Polonia e Bulgaria e altri Paesi europei rimasti fino ad ora bloccati per la pandemia:

“Si tratta di una decisione che consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane grazie al coinvolgimento temporaneo delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese.  

Secondo le stime della Coldiretti più di ¼ del Made in Italy a tavola viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370.000 lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore: “La comunità di lavoratori agricoli europei più presente in Italia è quella rumena con 107591 occupati ma tra gli europei ci sono tra gli altri anche polacchi (13134) e bulgari (11261)”.

Numeri che contribuiscono a colmare il gap attuale dopo che su sollecitazione della Coldiretti sono già stati prorogati fino a fine anno i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza ed è stato ottenuto nel decreto ‘Cura Italia’ prevede che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito:

“Con il mese di giugno si intensifica l’attività nelle campagne: dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) con l’aprirsi della stagione i prodotti di serra hanno lasciato il posto a quelli all’aperto, partendo dal sud per arrivare al nord.

Le raccolte di frutta stanno partendo con le ciliegie e le albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, grazie ai tempi di maturazione differenziati delle diverse varietà, fino a settembre.

E’ iniziata la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia e a giugno le prime pere, ad agosto le prime mele e poi l’inizio della vendemmia mentre a ottobre inizia la raccolta delle olive e a novembre quella del kiwi”.

La Coldiretti ha sottolineato un crollo dei raccolti di frutta estiva con un taglio che varia dal -28% per pesche e nettarine al -56% per le albicocche ma in forte calo sono anche le ciliegie con effetti anche sui prezzi al consumo: “E a peggiorare la situazione è la previsione complessiva per la produzione di frutta nell’intero Vecchio Continente con una contrazione europea del raccolto del 37% per le albicocche e del 19% per pesche e nettarine rispetto al 2019.

A pesare è la situazione climatica avversa che ha tagliato le produzioni sulle quali gravano peraltro le preoccupazioni per la carenza di lavoratori per le raccolte che potrebbe comportare ulteriori perdite a carico dell’offerta nazionale. 

Per gli agricoltori italiani al danno si aggiunge la beffa di essere costretti a lasciare i già scarsi raccolti nei campi per la mancanza di manodopera a seguito della pandemia Covid 19 che ha portato alla chiusura delle frontiere ai lavoratori stranieri che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale in agricoltura per poi tornare nel proprio Paese”.

(Foto: Coldiretti/Gambero Rosso)

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