Messa Crismale 2020 nelle diocesi italiane sì e nella Diocesi di Roma no. Il nuovo gattopardismo

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È verità italiana: “Tutto cambia perché nulla cambi”. Ossia: se tutto cambia esteriormente, tutto rimane com’è; se tutto rimane com’è, tutto può cambiare interiormente. Un verità che si rifà a “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il romanzo che uscì per Feltrinelli l’11 novembre del 1958.

Nello stesso giorno di cinque anni fa, Alberto Fraccacreta ne scrisse una recensione per Succedeoggi.it, in cui sottolineava come nel romanzo “lampi di chiaroveggenza esistenziale si mescolano a lucide riflessioni sulla politica dell’Italia unita e sul carattere essenziale della Sicilia. Si percepisce la crisi (krisis, in senso greco, “separazione”), tipica delle epoche di travaglio, segnate da tradimenti e oblii nel vago stagno della memoria, quando anche il marcio è cristallizzato in un’armonia idealistica”. Un libro come “Il Gattopardo” ci aiuta a capire quanto sia complesso e contraddittorio l’odierno quadro politico ed ecclesiale, in fondo ontologico della nostra esistenza («mai siamo stati tanto divisi da come quando siamo uniti»). A noi spetta di fare rivoluzioni interiori, mentre a chi ci governa – nel regno di Cesare, come nella Città di Dio – vanno amministrate delle lavande gastriche di responsabilità e di coerenza.

Cito come incipit di questo articolo – partendo da lontano – “Il Gattopardo” perché è famoso soprattutto per la frase pronunciata da Tancredi, il nipote prediletto del Principe Fabrizio Salina: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Appunto.

Tramontano i Borbone delle Due Sicilie, tramonta la vecchia aristocrazia, tramonta la Chiesa preconciliare. “L’uomo ama lo slogan più della verità, perché è comoda discolpa – osserva Fraccacreta -. Non possiamo lasciarci vivere da vocaboli che stanno lì fermi, muti, ai quali conferiamo autorità sul nostro destino, persino sulla nostra morte. (…) Il grande malessere che oggi vivono i giovani è il senso d’impotenza rispetto ad un sistema che non intendono combattere per apatia e rimozione di senso etico, aspetti connessi tra di loro. Sono drogati di io non c’entro.«Si muore con una maschera sul volto; anche i giovani»”. Oggi, non siamo per niente lontani dalla situazione descritto in “Il Gattopardo”.

Prima notizia, di oggi

Sala Stampa della Santa Sede
Bollettino N. 307, 30 maggio 2020
Lettera del Santo Padre Francesco ai Sacerdoti della Diocesi di Roma
Sabato, 30 maggio 2020 ore 16.30
Testo integrale: QUI.

Alcun estratti:

«Cari fratelli, in questo tempo pasquale pensavo di incontrarvi e celebrare insieme la Messa Crismale. Non essendo possibile una celebrazione di carattere diocesano, vi scrivo questa lettera. La nuova fase che iniziamo ci chiede saggezza, lungimiranza e impegno comune, in modo che tutti gli sforzi e i sacrifici fatti finora non siano vani».

«Sappiamo che in tali circostanze non è facile trovare la strada da percorrere, e nemmeno mancheranno le voci che diranno tutto quello che si sarebbe potuto fare di fronte a questa realtà sconosciuta. I nostri modi abituali di relazionarci, organizzare, celebrare, pregare, convocare e persino affrontare i conflitti sono stati modificati e messi in discussione da una presenza invisibile che ha trasformato la nostra quotidianità in avversità. Non si tratta solo di un fatto individuale, familiare, di un determinato gruppo sociale o di un Paese. Le caratteristiche del virus fanno scomparire le logiche con cui eravamo abituati a dividere o classificare la realtà. La pandemia non conosce aggettivi, confini e nessuno può pensare di cavarsela da solo. Siamo tutti colpiti e coinvolti».

«Le ore di tribolazione chiamano in causa la nostra capacità di discernimento per scoprire quali sono le tentazioni che minacciano di intrappolarci in un’atmosfera di sconcerto e confusione, per poi farci cadere in un andazzo che impedirà alle nostre comunità di promuovere la vita nuova che il Signore Risorto ci vuole donare. Sono diverse le tentazioni, tipiche di questo tempo, che possono accecarci e farci coltivare certi sentimenti e atteggiamenti che non permettono alla speranza di stimolare la nostra creatività, il nostro ingegno e la nostra capacità di risposta. Dal voler assumere onestamente la gravità della situazione, ma cercando di risolverla solo con attività sostitutive o palliative aspettando che tutto ritorni alla “normalità”, ignorando le ferite profonde e il numero di persone cadute nel frattempo; fino al rimanere immersi in una certa paralizzante nostalgia del recente passato che ci fa dire “niente sarà più come prima” e ci rende incapaci di invitare gli altri a sognare e ad elaborare nuove strade e nuovi stili di vita».

«Che siano le mani piagate del Risorto a consolare le nostre tristezze, a risollevare la nostra speranza e a spingerci a cercare il Regno di Dio al di là dei nostri rifugi abituali. Lasciamoci sorprendere anche dal nostro popolo fedele e semplice, tante volte provato e lacerato, ma anche visitato dalla misericordia del Signore. Che questo popolo ci insegni a plasmare e temperare il nostro cuore di pastori con la mitezza e la compassione, con l’umiltà e la magnanimità della resistenza attiva, solidale, paziente e coraggiosa, che non resta indifferente, ma smentisce e smaschera ogni scetticismo e fatalismo. Quanto c’è da imparare dalla forza del Popolo fedele di Dio che trova sempre il modo di soccorrere e accompagnare chi è caduto! La Risurrezione è l’annuncio che le cose possono cambiare. Lasciamo che sia la Pasqua, che non conosce frontiere, a condurci creativamente nei luoghi dove la speranza e la vita stanno combattendo, dove la sofferenza e il dolore diventano uno spazio propizio per la corruzione e la speculazione, dove l’aggressività e la violenza sembrano essere l’unica via d’uscita. Come sacerdoti, figli e membri di un popolo sacerdotale, ci spetta assumere la responsabilità per il futuro e proiettarlo come fratelli».

Seconda notizia, di marzo 2020

«2 – Messa crismale. Valutando il caso concreto nei diversi Paesi, le Conferenze Episcopali potranno dare indicazioni circa un eventuale trasferimento ad altra data» (Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 25 marzo 2020).

Terza notizia, di aprile 2020

Per quanto riguarda la celebrazione della Messa Crismale che non si è potuta officiare la mattina del Giovedì Santo, a conclusione dei lavori del Consiglio permanente della Cei, svoltosi in videoconferenza per l’emergenza coronavirus, il 17 aprile 2020, “il Consiglio Episcopale Permanente ha indicato, come orientamento unitario, che questa celebrazione avvenga, nelle forme possibili, nel Tempo Pasquale, che si concluderà domenica 30 maggio, Solennità di Pentecoste. Orientativamente entro l’ultima settimana. Nelle Diocesi in cui non si potrà procedere con questa celebrazione, verranno conservati gli olii sacri dello scorso anno.

Quindi, Papa Francesco quest’anno, a causa della pandemia da Sars-CoV-2, non celebra la Messa Crismale. Moltissimi (quasi tutti?) vescovi diocesani italiani sì.

«Non lo so. Secondo me, a mio modesto parere, il Papa può solo gioire se nelle diocesi, laddove è possibile chiaramente (Roma sarebbe più complicato) – ed ogni singolo Vescovo è “Giudice” e “liturgo” nella sua diocesi” -, si celebri in questi giorni la messa crismale. Peraltro penso che liturgicamente la messa crismale abbia proprio più accentuata la comunione ecclesiale e sacramentale delle singole chiese locali tra Vescovo, ministri e popolo di Dio, giammai in questo caso specifico quella “universale”. È interessante a riguardo rimandare alle “Premesse” del “Rito della Benedizione degli Oli” (n. 1) dove è il singolo Vescovo “il grande sacerdote del suo gregge” oltre che il ministro sempre menzionato per questo rito. Per tale ragione c’è Vescovo (quello di Roma compreso) che può e Vescovo che non può… insomma secondo le opportunità proprie… Io la vedrei semplicemente così…» (Cit. – Facebook, 28 maggio 2020).

«Milano è più grande di Roma… Napoli è poco più piccola di Roma. Occhio a fare esempi concreti che possono essere facilmente smentiti per smontare il tuo ragionamento. I fatti non cambiano: a Roma il vescovo che è il Papa, Primate d’Italia, non celebra la Messa Crismale a causa degli impedimenti dovuti al coronavirus; molti altri vescovi diocesani italiani hanno agito diversamente. Non solo quelli di diocesi più piccole di Roma. Si può, pertanto, affermare che anche in questo caso non c’è sintonia tra il Papa e la CEI. Dicono e fanno due cose opposte” (Cit. – Facebook, 28 maggio 2020).

Bergamo, Brescia, Chieti-Vasto, Perugia-Città della Pieve, Cesena-Sarsina, Foligno, Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Vicenza, Gerace, Bologna, Lecce, Acireale, Matera- Irsina, Cassano allo Ionio, Udine, Piacenza-Bobbio, Rossano-Cariati, Milano (Archidioecesis Mediolanensis ha 2.648 sacerdoti di cui 1.861 secolari e 787 regolari), Frosinone, Firenze, Monreale, Bari-Bitonto, Palermo, Sorrento, Napoli (Archidioecesis Neapolitana ha 1.053 sacerdoti di cui 454 secolari e 619 regolari), Spoleto-Norcia, Benevento, Oristano, Aosta… e l’elenco continua.

«Sono stati i mesi in cui abbiamo compiuto il cammino penitenziale della Quaresima e abbiamo poi celebrato i solenni riti pasquali. Ora siamo in attesa del dono dello Spirito santo, nella grande festa della Pentecoste. Le giuste regole imposte dall’emergenza sanitaria non ci hanno permesso, tra l’altro, di celebrare la S. Messa Crismale, sempre tanto attesa da tutti noi per il mattino del Giovedì Santo. Le condizioni attuali ci permettono di farlo, seppure con limitazioni ancora doverose. Vi comunico perciò, e la cosa mi fa molto piacere, che la celebrazione della S. Messa Crismale avverrà venerdì 29 maggio alle ore 9.30. Siamo all’antivigilia della Pentecoste ma anche nel giorno della memoria liturgica di san Paolo VI, che quest’anno coincide con il centesimo anniversario della sua ordinazione presbiterale. Ci è sembrata una data particolarmente significativa. La partecipazione diretta dovrà necessariamente rispondere al criterio della rappresentanza, ma tutti potranno seguire la celebrazione tramite il collegamento televisivo. Saranno invitati in modo particolare i presbiteri che festeggiano il loro anniversario di ordinazione, cui rivolgiamo sin d’ora il nostro affettuoso augurio. Insieme a loro, riceveranno l’invito i vescovi emeriti, tutti i membri del Consiglio Episcopale e Presbiterale, Canonici del Capitolo della Cattedrale, i sacerdoti novelli, i rappresentanti degli Istituti Religiosi, e altri presbiteri che verranno personalmente contattati. Attendo con gioia in cattedrale quanti saranno convocati, ma quel giorno ci sentiremo spiritualmente tutti uniti. Sarà l’occasione per rinnovare la nostra consacrazione al Signore, avvenuta tramite l’unzione del Sacramento dell’Ordine. Ci aiuti lo Spirito santo ad essere nella Chiesa e nel mondo veri servitori di Cristo, testimoni umili e lieti del suo Vangelo di salvezza» (dalla lettera del Vescovo di Brescia, Mons. Pierantonio Tremolada, 21 maggio 2020).

Dappertutto – e pure, cosa di non poco conto, anche a Brescia e Bergamo (una delle diocesi più colpite dal Covid-19 con 26 sacerdoti morti) – è stata celebrata la Messa Crismale. Nella Diocesi di Roma no. Perché? E la risposta non c’è nella lungo lettera firmata dal Vescovo di Roma, che non spiega niente.

Non sarebbe stato possibile, con un po’ di “fantasia” e “creatività”, celebrare la Messa Crismale anche nella Diocesi di Roma? Non sarebbe stato possibile nella Basilica di San Pietro, con una superficie calpestabile di circa 15.000 mq? Non sarebbe stato possibile farlo in Piazza San Pietro, con più di 76.000 mq? Eventualmente anche senza il concorso dei fedeli (o 50 fedeli come per la Messa di Pentecoste in Basilica di San Pietro), con solo i sacerdoti diocesani (Dioecesis Urbis seu Romana ha 3.702 sacerdoti di cui 1.524 secolari e 2.178 regolari)?

C’è chi nel caso della Messa Crismale negata alla Diocesi di Roma e invece celebrata nelle Diocesi italiane, vede un segno di mancanza di sintonia, nel poco come nel molto, tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Primate d’Italia.

Il paragone calzante è fare il paragone di quello che fa o non fa il Papa regnante, oltre che con la Conferenza episcopale italiana, con tutte le altre conferenze episcopali del mondo. Per esempio come si comporta la Conferenza episcopale argentina? O quella statunitense? Ma il paragone è sempre con la CEI, che ha la sua “autonomia” da nulla osta pontificio, concesso da chi veste di bianco al Cardinale Bassetti. Come abbiamo già visto, la CEI può fare, ma il Cardinal Vicario di Roma invece deve sottostare a quello che sono le volontà del Vescovo di Roma, come già visto a metà marzo nella misera vicenda, quando il Cardinal Vicario di Roma, Angelo De Donatis, aveva deciso dopo essersi consultato con il Papa di chiudere le chiese romane. Neanche un giorno dopo, quella decisione era stata disdetta da Francesco, che aveva spinto De Donatis a emanare un nuovo decreto, opposto al primo (bastone e carota). Il Cardinal Vicario prima aveva capito che le misure restrittive erano buone, quindi ha chiuso e poi quando è arrivata la bastonata pontificia, le misure drastiche sono diventate non più buone.

Saggezza e lungimiranza, queste parole sconosciute dall’uomo che veste di bianco, per cui prima le misure drastiche non erano sempre buone (QUI), poi tornano a essere drasticamente buone per Bose (QUI e QUI).

Pontificato da botafumeiro di Santiago de Compostela, che alterna decisioni diametralmente opposte, come un pendolo che sputa fuori incenso da una crociera all’altra a tutta velocità, nel Campus stellae iberico al termine del Camino de las estellas.

Sputa fumo come la prima locomotiva del Regno delle due Sicilie, che dal 3 ottobre 1839 sbuffava sulla ferrovia a doppio binario da Napoli a Portici. Risaltava l’eccellenza italiana-campana e italiana nel mondo; e bada bene non quella lombarda o piemontese o veneta, ma la migliore eccellenza italiana orgogliosamente terrona.

Se l’Italia uscirà fuori dall’emergenza Covid-19, dovrà imparare ad essere trainata da questa locomotiva di eccellenza del Sud, perché al Nord fanno il gioco delle tre carte, con i dati dei contagi alterati rispetto ai numeri effettivi.

La locomotiva, anche se sbuffa, almeno tiene una linea dritta, rispetto al pontificato altalenante, diametralmente opposto a se stesso. Poiché, chi veste di bianco altalena pensieri, altalena parole, altalena opere, altalena cacciate, con altre omissioni. Il tutto condito da gesti di apparente santità da smartworking, tra lettere di apparente lungimiranza e interesse per nuove strade e nuovi stili di vita. Con telefonate dove ci si saluta con la speranza di rivedersi all’inferno. Tutto fa capire che il fumo nasconde l’arrosto bruciato delle riforme da vetrina, delle cacciate gratuite che segneranno tristemente questo papato, da “tutto cambia perché nulla cambi”.

Ma se le onde del mare ci faranno presto dimenticare il recente passato di depressione psicologica da isolamento, ci penserà il virus con le seconde ondate autunnali a richiuderci in quarantena. Allora, con ogni probabilità le misure drastiche torneranno ad essere buone, nella misura dell’umore di chi veste di bianco, da come si sveglia la mattina in un pontificato incomprensibile, in cui neanche al miglior frate indovino è possibile capire come andrà a finire. Però, siamo tutti curiosi e ci sediamo ad aspettare sulla sponda del Tevere, a distanza sociale e mascherina, col Rosario in mano, aspettando che a’maronn ci faccia la grazia.

L’autonominato Prefetto della Casa Pontificio. Questo ne sa più del Cardinal Vicario… addirittura in autuno, quando con ogni probabilità ci sarà una ripresa dell’epidemia… Don Maurizio Mirilli, che Dio, ce ne scampi e liberi!

Postscriptum

Sala Stampa della Santa Sede
Info utile, 30 maggio 2020
Santa Messa nella Solennità di Pentecoste
Altare della Cattedra, Basilica Vaticana
31 maggio 2020, ore 10.00
Alla Celebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre Francesco saranno presenti circa 50 fedeli.
Diretta Vatican Media: dalle ore 10.00 alle ore 11.00 circa.

Anche qui, prima si era detto “senza concorso dei fedeli”, adesso si annuncia che ci saranno 50 fedeli. Perché 50 e non 500 o 1.000… visto la capienza della Basilica di San Pietro? Le misure drastiche sono di nuovo buone, in linea con la decisione drastica e negare alla Diocesi di Roma la Santa Messa Crismale.

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