Conti svizzeri della Segreteria di Stato congelati nell’ambito dell’indagine della giustizia vaticana su investimenti immobiliari

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Il giornale svizzero Neue Zürcher Zeitung am Sonntag, in un articolo di Lukas Häuptli del 23 maggio 2020, ha riferito che i pubblici ministeri della Santa Sede hanno inviato alle Autorità svizzere una rogatoria diplomatica con la richiesta formale di assistenza per esaminare l’investimento della Segreteria di Stato della Santa Sede di oltre 300 milioni di US dollari in una proprietà immobiliare di lusso a Londra. “L’Ufficio federale della giustizia ha ricevuto una richiesta di assistenza legale in materia”, ha affermato il portavoce Raphael Frei al NZZ am Sonntag. “Con una nota diplomatica del 30 aprile 2020, l’Ufficio federale ha inviato al Vaticano una prima parte dei documenti richiesti”.

Il giornale ha anche riferito che le sue fonti hanno confermato che decine di milioni di euro sono stati congelati in diverse banche svizzere, nell’ambito dell’indagine su un investimento immobiliare del Vaticano.

Gli investigatori dello Stato della Città del Vaticano stanno esaminando l’acquisto da parte della Segreteria di Stato del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue, a Londra. Nell’ottobre 2019, quattro funzionari del dipartimento sono stati sospesi a seguito di una perquisizione da parte della Gendarmeria vaticana in cui hanno sequestrato file e computer. Un’ulteriore perquisizione nel ufficio e nell’abitazione un ex alto funzionario della Segreteria di Stato fu eseguita in febbraio.

L’acquisto dell’immobile in questione è stato almeno parzialmente finanziato con prestiti di diverse banche svizzere, tra cui Credit Suisse e BSI. Nel 2016 BSI è stata oggetto di un rapporto negativo da parte delle autorità bancarie svizzere, secondo cui avevano riscontrato nella BSI “gravi violazioni dei requisiti legali di dovuta diligenza in relazione al riciclaggio di denaro e gravi violazioni dei principi di adeguata gestione del rischio e organizzazione appropriata”. La banca fu obbligata ad una fusione estintiva con EFG Group nel 2017, a condizione che nessun funzionario di BSI mantenesse un ruolo di gestione.

Il Credit Suisse ha riconosciuto a NZZ am Sonntag di essere coinvolto nelle indagini, ma ha affermato che non è oggetto di accuse da parte delle autorità svizzere o vaticane. “Il Credit Suisse non è soggetto delle indagini del Vaticano, ma sta lavorando con le autorità in conformità con le normative applicabili”, ha detto la portavoce della banca Anitta Tuure.

La Catholic News Agency ha riferito che l’edificio in Sloan Avenue fu acquistato dalla Segreteria di Stato a più riprese, nel corso di diversi anni, dall’imprenditore italiano Raffaele Mincione, che all’epoca gestiva centinaia di milioni di euro di fondi della Segreteria di Stato. Quando ha venduto alla Segreteria di Stato 30.000 dei 31.000 azioni del progetto, la holding di Mincione ha conservato le 1.000 azioni di voto necessarie per controllare la holding proprietaria dell’edificio. Alla fine, Mincione si offrì di separarsi da quelli, a prezzi molto gonfiati. Per completare la vendita, nel 2018 la Segreteria di Stato ha chiesto aiuto ad un altro uomo d’affari, Gianluigi Torzi, che ha agito da intermediario per l’acquisto delle restanti azioni. Torzi ha guadagnato 10 milioni di euro per il suo ruolo nell’accordo.

L’11 maggio 2020 la CNA ha riferito inoltre, che uno dei cinque dipendenti della Segreteria di Stato che furono sospesi, Fabrizio Tirabassi, incaricato di gestire gli investimenti della Segreteria di Stato, fu nominato direttore di una holding lussemburghese di proprietà di Torzi. Fonti vicine alla Prefettura per l’Economia della Santa Sede hanno detto alla CNA che Tirabassi è stato coinvolto nella gestione di diverse transazioni finanziarie per conto della Segreteria di Stato, che ora sono sotto la lente degli investigatori finanziari vaticani.

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