“Che cosa ci fa lieti? L’uomo alla ricerca della felicità”. Che cos’è la felicità, la vera felicità?

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“Durante il grande Giubileo dell’anno 2000, anch’io ho preso parte alla Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi a Roma, dal 15 al 20 Agosto. Di quelle giornate di festa, tutti noi giovani convocati dal papa Giovanni Paolo II abbiamo compreso che è in Gesù «la felicità sognata da ogni uomo, la vera bellezza», in molti ricordiamo le parole al termine dell’omelia del Papa. Parafrasando una lettera di SantaCaterina da Siena (Cfr. lettera 368), Giovanni Paolo II, ci disse: «Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo»”.

Don Giovanni Emidio Palaia inizia così l’introduzione al suo sesto libro, pubblicato nel centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, “Che cosa ci fa lieti? L’uomo alla ricerca della felicità: l’amore libera la libertà nell’uomo, lo rende capace di gioia” edito da Tau Editrice (2020, 120 pagine), con prefazione del Cardinale Matteo Maria Zuppi, invito alla lettura di Beatrice Fazi e postfazione del Cardinale Giovanni Lajolo.

«”Che cosa ci fa lieti?” è la domanda così personale e decisiva che si pone Giovanni Emidio Palaia. Una domanda che accompagna sempre la vita di ogni uomo, che appassiona i giovani, ma che diventa ricerca fino all’ultimo respiro. Palaia ha scritto queste pagine all’indomani del Sinodo dei giovani, voluto da Papa Francesco, che sempre ha messo in guardia i giovani dal cercare la felicità che delude, restando sul divano, nelle tante gioie offerte dal consumismo. È un piccolo contributo, che può aiutare il giovane ad interrogarsi su quello che è il desiderio più profondo che porta nel cuore: l’essere felice. In filigrana si intravvedono le domande che costituiscono l’ordito di tutta la pubblicazione: “È possibile essere felici ed essere nella gioia, nonostante le fatiche e le difficoltà? Quali sono le condizioni che permettono una vita lieta?” Per rispondere a questi interrogativi l’autore parte dalla ricerca di felicità che abita il cuore di ogni uomo e, passando attraverso l’esperienza dell’Antico e del Nuovo Testamento, trova il centro della sua esposizione nel legame profondo tra felicità, libertà e amore. L’autore presenta i tratti di alcune figure cristiane di varie epoche, da San Francesco d’Assisi a San Martino De Porres, da Giorgio La Pira ai “santi della porta accanto”, come Chiara Corbella, Niccolò Bizzarri o la propria mamma, tutti attenti a cogliere i segni dell’amore nella propria vita.» (dalla prefazione del Card. Matteo Maria Zuppi)

«Questo libro di Don Giovanni Emidio Palaia è un grande gesto d’amore, un autentico dono fraterno per tutti noi che lo stiamo sfogliando» (dall’Invito alla lettura di Beatrice Fazi).

Giovanni Emidio Palaia è vicario parrocchiale, attualmente ricercatore di Etica politica e docente di Teologia Morale all’Università di Roma LUMSA. Ha insegnato Filosofia, Storia e Religione nei Licei. Collabora, come docente e come membro del Comitato scientifico, al Master di primo livello per operatori nell’ambito politico organizzato dalla LUMSA e dalla Diocesi di Noto. Allievo del Pontificio Seminario Romano Maggiore, ha conseguito il Baccellierato in Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense. Gli studi precedenti lo hanno visto iscritto ad Architettura, conseguire il Baccellierato in Teologia presso l’Università Gregoriana, la Laurea Specialistica in Filosofia presso l’Università di Roma Tre e il Dottorato in Filosofia Politica presso l’Università Lateranense. Collaboratore dell’Accademia di studi storici Aldo Moro, della rivista Temi Romana dell’Ordine degli avvocati di Roma e dell’Osservatore Romano, ha pubblicato “I fondamenti della persona umana in San Tommaso D’Aquino” (Solfanelli, 2014), “Il valore della persona umana nel pensiero filosofico-politico di Giorgio La Pira” (Pontificia Università Lateranense, 2017), “La stazione di arrivo dell’uomo” (Editoriale Scientifica, 2017. Giunto alla 7̊ ristampa nel 2019). È fra gli autori dell’opera miscellanea Giorgio La Pira tra diritto e fede (Nuova Editrice Universitaria, 2019). Ha pubblicato “The village of education (edited by), An encounter between the children of Abraham on man creature of God” (Cittadella Editrice, 2020).

Il video della presentazione.

Come capire che cosa è la felicità alla scuola dei santi e dei poeti
di Caterina Maniaci
PADOVA, 17 aprile, 2020 / 6:00 PM (ACI Stampa).-
“Cosa sarà che ci fa uscire di strada di notte? Che ci fa dire dei no, non ci sto?”. Lo cantavano Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Sono versi di una canzone famosa e amata, che contiene la domanda essenziale, la domanda su “cosa sarà”, quale sarà la forza speciale, indefinibile che rende la vita di ciascuno unica, diversa. Che non ci fa stare tranquilli, che ci spinge a fare cose impossibili, che ci fa compiere grandi cose, oppure commettere grossi errori.
La domanda è quella che si rincorre da sempre, da uomo a uomo, di civiltà in civiltà, di poesia in poesia, di pensiero in pensiero. Che cos’è la felicità, la vera felicità? Avere tutto per non avere niente? Rincorrere sogni di bellezza, gloria, potere, per non raggiungerli mai, oppure per vederli sfumare, o cadere infranti, alla prima tempesta esistenziale… E più sono alti i piedistalli da cui si cade più rovinosa è questa caduta. Niente sembra dare soddisfazione fino in fondo, la gioventù finisce, l’amore spesso è una crudele illusione, gli onori passano e passano le ricchezze. Che cosa dà la forza di alzarsi ed andare incontro al nuovo giorno? Oggi stiamo amaramente sperimentando che un virus sta mettendo in ginocchio il nostro modo di vivere, le nostre certezze più incrollabili, tutto quello che davamo per scontato.
Giacomo Leopardi pensava che il maggior segno di grandezza e di “nobiltà” dell’animo umano è “il non per essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, della terra intera; considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio”. Quel senso di domanda infinita, quel che spinge sempre più in là (altra citazione poetica, da Montale); quel che non si può contenere, è la ricerca della vera felicità. Non a caso le parole di Leopardi sono poste ad epigrafe, diciamo così, al libro di Giovanni Emidio Palaia, dal titolo “Che cosa ci fa lieti?”, pubblicato da Tau Editrice. Si tratta di un itinerario che segue le orme dell’uomo alla ricerca della felicità: l’amore che lo rende veramente libero e gli dona l’unica già che non si esaurisce, che non si consuma, come tutte le esperienze e le vicende che ci è dato vivere su questa vita.
Le riflessioni dell’autore, attraversando le pagine del Vecchio e Nuovo Testamento, abbracciano i secoli, si incarnano nelle vite di uomini e donne che hanno scelto di cercare fino in fondo ciò che davvero “rende lieti”. Vite come quelle di Giorgio La Pira, San Francesco d’Assisi, Chiara Corbella, madri e padri che accettano situazioni difficili, come ad esempio l’arrivo in famiglia di un figlio down, giovani che non vogliono sprecare la propria esistenza e decidono di dedicarla al servizio degli altri.
Testimonianze e meditazioni che si riflettono anche nella prefazione scritta dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, dell’invito alla lettura di Beatrice Fazi, attrice e conduttrice tv, nella postfazione del Cardinale Giovanni Lajolo.
L’uomo vuole essere felice, il suo cuore anela a questo giorno e notte, come si legge nel Qohelet, che l’autore cita all’inizio del suo percorso letterario. Tendere alla gioia è la condizione su cui si sono interrogati filosofi e scrittori, dall’antica Grecia a Roma, dal Medioevo, fino a oggi. Ma è la gioia cristiana a dare una risposta convincente. Ed è a Nazaret che avviene: Maria dice sì a Dio, si abbandona totalmente alla Sua volontà e perciò è pienamente restituita alla gioia. “Rallegrati Maria”, le dice infatti l’angelo Gabriele, come sottolinea l’autore. Dire di sì a Dio, al Suo progetto, fa entrare Gesù nella storia e fa iniziare la storia della salvezza, inscritta nel cristianesimo.
La gioia della fede non è certo definibile come un “accontentarsi”, o tanto meno un “rassegnarsi”, e neppure la ricerca di qualcosa che si possa dare per acquisita una volta per tutte. Il cristiano “gioisce perché c’è stata un’irruzione nella sua vita, un evento che ha capovolto il senso del suo esistere, il significato stesso del suo vivere quotidiano, l’incontro con una Persona che muta radicalmente la vita, donandole una nuova via“, spiega Palaia, dunque l’origine della gioia è l’incontro con l’amore, l’incontro con Cristo. E vengono citate, a conferma, le parole di Benedetto XVI: ”All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che da’ alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.

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