Torino si affida a Maria ausiliatrice

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Domenica 24 maggio Torino ha festeggiato santa Maria ausiliatrice, di cui san Giovanni Bosco era particolarmente devoto: “Per essere cari a Maria Ausiliatrice, bisogna onorare il Figlio, e vi indico alcuni mezzi per farlo. Per essere a Lei cari bisogna accostarsi con frequenza ai santi sacramenti, ricevere il più sovente possibile la Santa Comunione e non potendo riceverla, fare le comunioni spirituali; poi ascoltare la Santa Messa, fare visite a Gesù Sacramentato: assistere alla benedizione, compiere opere di carità in onore di N.S.J.C, perché al Signore piace che si pratichi la carità”.

In questo particolare momento le ‘indicazioni’ del santo torinese sono necessarie per i fedeli come ha detto nella conclusione dell’omelia l’arcivescovo della città, mons. Cesare Nosiglia: “Mi auguro dunque di riflettere su questo e di confermare la nostra fiducia nel Signore che, malgrado tutto, ama questo nostro mondo e per questo mondo continua ad offrire il suo Figlio come Salvatore.

La festa di Maria Ausiliatrice ci invita, come ha detto ai servi delle nozze di Cana: fate quello che il mio figlio vi dirà e l’acqua sarà trasformata in vino spumeggiante, il che vuol dire che la vostra vita carica di sofferenza e di preoccupazione sarà trasformata in gioia e serenità nel nostro cuore”.

L’arcivescovo di Torino ha incentrato l’omelia sul dubbio che insiste nella mente degli apostoli: “La risurrezione del Signore appariva un evento così unico e sorprendente che lasciava perplessi la fede dei discepoli. I loro occhi lo vedevano come prima, che dialogava e mangiava addirittura con loro, ma gli occhi della fede e del cuore erano lontani dall’accoglierlo come Figlio di Dio risorto dai morti, come del resto aveva predetto”.

Per questo Gesù affida loro un compito pieno di fiducia: “Malgrado ciò Gesù non toglie loro la sua fiducia e li chiama a portare nel mondo il suo vangelo, affida a loro il compito di proseguire la sua opera portando il vangelo che avevano ricevuto da lui in tutta la Terra. Un compito che solo con la forza dello Spirito Santo potranno adempiere perché Lui, il Paraclito, come lo definisce Gesù il difensore dunque e il consolatore, avrebbe dato loro il coraggio e la volontà di mettere in pratica il comando del Signore”.

Però consegna loro la promessa della Sua continua presenza: “Gesù poi li rassicura facendo capire loro che non li avrebbe abbandonati, ma restava con loro ogni giorno e per sempre. Tornava al Padre dunque e lasciava a loro la missione di evangelizzare tutte le genti, ma il loro compito (giudicato certamente molto difficile e complesso da poveri pescatori come erano, senza mezzi umani ma contando solo sulla loro fede) sarebbe stato sostenuto dal suo Spirito e da lui stesso.

Tutto ciò fa comprendere il senso dell’ascensione al cielo di Gesù ma anche quanto noi, poveri peccatori e scarsi anche di fede, possiamo e dobbiamo accogliere il suo invito perché lui si fida di noi e si affida a noi per portare a compimento la sua opera di salvezza”.

Anche in questo tempo particolare credere nella presenza di Gesù è impegnativo: “In questi tempi travagliati e complessi molti, anche credenti, dubitano come gli apostoli dell’amore e della vicinanza del Signore e non hanno più occhi per vederlo e riconoscerlo accanto a sé, fonte di speranza e di forza per affrontare serenamente e con coraggio la situazione di epidemia che semina morte e tante preoccupazioni nelle persone riscontrate positive al coronavirus.

La fede in Gesù morto e risorto, che abbiamo celebrato nella sua e nostra Pasqua, e la forza dello Spirito Santo ci aiuta ad andare oltre il proprio travagliato vissuto e a scoprire che c’è anche in questa pandemia un appello del Signore a non cedere allo scoraggiamento, ma a confermare la convinzione che niente e nessuna pur tragica esperienza umana potrà mai separarci dall’amore di Cristo”.

Inoltre la fede è sostenuta dalla presenza costante della Madre di Dio: “La festa di oggi di Maria Ausiliatrice ci conforta e ci conferma in questa certezza di fede perché siamo sicuri che la sua intercessione potente presso il Signore è fonte di grazia e di coraggio, di cui abbiamo tanto bisogno.

Ci rassicura il fatto che è Gesù stesso sulla croce che ci ha affidati a Maria, che veglia dunque sui suoi figli con quella dolcezza e aiuto proprio di una madre. Essa infatti (ci ricordano gli Atti degli Apostoli) era insieme agli apostoli nel cenacolo e pregava con loro e per loro in attesa dello Spirito Santo. Alla Ausiliatrice vogliamo dunque offrire il nostro ringraziamento e affetto sincero, ma anche la nostra supplica perché ci liberi dal coronavirus adesso e sempre e mantenga in noi la fede e la speranza nel Signore”.

Per l’arcivescovo la vita di Maria è uno specchio della nostra vita quotidiana, perché tutto ‘concorre’ al bene: “Mi riferisco in particolare al nostro stile di vita, ritenuto fino a ieri con un certo orgoglio all’avanguardia nella tecnologia, nella medicina, nelle previsioni del futuro, nell’uso smodato dei mezzi più sofisticati per la propria felicità…

Insomma una società che credeva molto nelle conquiste della scienza e che aveva fatto in questi ultimi anni in diversi campi un progresso enorme sia sul piano economico che sociale e sanitario, e se ne gloriava perché era frutto della sua potenza e grandezza ritenuta invincibile…

Sì, le grandezze umane che sembrano assicurarci una vita bella e ricca di felicità sono come la torre di Babele che illudeva l’umanità di aver conquistato il cielo, in realtà sono solo all’apparenza invincibili perché esaltano con orgoglio se stesse, dimenticando il detto di Gesù…

La roccia stabile e sicura della vita è Gesù, è la sua Parola, è il Vangelo. Solo il suo Vangelo apre il nostro cuore a Dio e agli altri e resiste nel tempo, perché può contare sulla sua forza divina, questa sì invincibile ed eterna”.

(Foto tratta da youtube)

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