Papa Francesco: la Chiesa è per il popolo

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Con il ritorno della messa quotidiana con la presenza del popolo è terminata la celebrazione eucaristica in streaming da Santa Marta di papa Francesco con i ringraziamenti di molti fedeli, accompagnati in questi mesi di ‘chiusura’, dedicandola ad una delle categorie sotto pressione dalla pandemia.  

Le celebrazioni eucaristiche sono state chiuse dalla messa celebrata per i 100 anni della nascita di san Giovanni Paolo II, sottolineando il suo rapporto con la giustizia e la misericordia, che non si possono separare: “E parlando dell’uomo della giustizia e della misericordia, pensiamo quanto ha fatto San Giovanni Paolo II perché la gente capisse la misericordia di Dio.

Pensiamo come lui ha portato avanti la devozione a santa Faustina la cui memoria liturgica dal giorno di oggi sarà per tutta la Chiesa. Lui aveva sentito che la giustizia di Dio aveva questa faccia di misericordia, questo atteggiamento di misericordia.

E questo è un dono che ci ha lasciato lui: la giustizia-misericordia e la misericordia giusta. Preghiamolo oggi, che dia a tutti noi, specialmente ai pastori della Chiesa ma a tutti, la grazia della preghiera, la grazia della vicinanza e la grazia della giustizia-misericordia, misericordia-giustizia”.

E proprio in questo particolare giorno papa Francesco ha promulgato la decisione di celebrare la memoria di santa Faustina il 5 ottobre nel Calendario Generale Romano: “Questa nuova memoria sia inserita in tutti i Calendari e Libri liturgici per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore” con un decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, firmato dal card. Robert Sarah.

Inoltre ha inviato un videomessaggio ai giovani polacchi, ricordando la Giornata Mondiale della Gioventù del 2016 proprio nel Paese del papa santo: “Da studente sperimentò le atrocità del nazismo, che gli portò via tanti amici. Dopo la guerra, come sacerdote e vescovo dovette affrontare il comunismo ateo.

Le difficoltà, anche dure, sono una prova della maturità e della fede; prova che si supera solo basandosi sulla potenza di Cristo morto e risorto. Giovanni Paolo II lo ha ricordato a tutta la Chiesa fin dalla sua prima Enciclica, ‘Redemptor hominis’, dove dice: ‘L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo… deve, con la sua inquietudine e incertezza e anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso’. Cari giovani, è questo che auguro ad ognuno di voi: di entrare in Cristo con tutta la vostra vita”.

Ed al rettore della Pontificia Università ‘san Tommaso d’Aquino’ papa Francesco ha ricordato il compito affidato alla cultura da san Giovanni Paolo II come funzione missionaria, come disse all’Unesco nel 1980: “Ci accostiamo in pari tempo a tutte le culture, a tutte le concezioni ideologiche, a tutti gli uomini di buona volontà. Ci avviciniamo con quella stima, quel rispetto e quel discernimento che, sin dai tempi degli Apostoli, contrassegnavano l’atteggiamento missionario e del missionario. Basta ricordare San Paolo e, ad esempio, il suo discorso davanti all’Areopago di Atene”.

Quindi papa Francesco, ricordando papa Giovanni Paolo II, sottolinea l’universalità della Chiesa, come aveva detto nell’omelia di giovedì 7 maggio: “Il cristianesimo non è solo un’etica. Sì, è vero, ha dei principi morali, ma non si è cristiani soltanto con una visione di etica. E’ di più. Il cristianesimo non è un’élite di gente scelta per la verità…

No, il cristianesimo non è questo: il cristianesimo è appartenenza a un popolo, a un popolo scelto da Dio gratuitamente. Se noi non abbiamo questa coscienza di appartenenza a un popolo, saremo cristiani ideologici, con una dottrina piccolina di affermazione di verità, con un’etica, con una morale (sta bene) o con un’élite”.  

(Foto: Vatican Media)

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