Il bastone e la carota. Cosa ci insegna il caso “Navigli”… anche

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Riprendo la riflessione sul caso “Navigli” a Milano, con un articolo dell’amico e collega Renato Farina su Libero di ieri. Seguito da un breve “una parola del giorno per oggi” su il binomio lessicale “il bastone e la carota”.

Perché disubbidiamo
Questo governo però non può trattarci da irresponsabili
di Renato Farina
Libero, 9 maggio 2020

Perché così in tanti – irresponsabilmente – si sono accalcati sui navigli? C’è una ragione semplice. Lo Stato ha trattato gli italiani come farebbe un’istitutrice prussiana con bambini affidati alle sue cure. Lo Stato tutore davanti alla minaccia del Covid 19 invece di comunicare con chiarezza i rischi a persone adulte e tendenzialmente perbene, ha agito atttraverso limitazioni totali della libertà di movimento, istituendo la regola del permesso, del controllo soffocante e poliziesco. Chi si spostava era comunque visto come un furbetto uscito dalla gabbia, che cercava di farla franca.
Nel momento in cui poni la tua autorevolezza nella potenza delle multe e nell’intransigenza dei controlli crei dei sudditi fanciulli. Quando apri i cancelli della ricreazione a persone trattate come non si fa più neppure all’asilo, come comunità di monelli da costringere all’obbedienza invece che appellarsi al senso di responsabilità, la guerra è perduta. Le energie per riprendere a costruire, a intraprendere, a risollevarsi risultano annichilite dalla considerazione che lo Stato ha avuto di te. Tolto il lucchetto dalla credenza con la marmellata ti avventi, ti comporti proprio come le autorità ti hanno programmato. Un idiota da multa.
Durante questa lotta al Covid-19 siamo stati costretti, chiusi in appartamenti soffocanti, a non far nulla, lasciando il privilegio della libertà a pochi eroi in camice e a ministri e virologi armati di carota e bastone come si fa con i somari. A differenza degli asini che hanno un certo senso della dignità e scalciano il padrone prepotente,siamo stati tutti in casa avviliti. Inutili. Marc Bloch, il grande storico francese, già cent’anni fa ammoniva: «L’inutilità quando la nazione è chiamata a battersi, è un sentimento insopportabile». Saltato il tappo, si esplode. Sbagliando.
Ora si eviti, davanti all’irresponsabilità dei Navigli, così irresponsabilmente coltivata dalle autorità, di trattarci tutti come una massa di imbecilli da ricondurre all’ovile. Si intervenga sul campo a dissuadere i raduni, ma si eviti la rappresaglia contro un popolo intero. Altrimenti addio rinascita, un popolo imbelle è destinato a fallire.

Un uomo rincorso da un altro uomo, che lo colpisce con un bastone al quale è legata una carota. L’uomo colpito cerca di difendersi e dice: “Ehi! Ricevo segnali contrastanti!”.

Il bastone e la carote

Il binomio lessicale (una coppia di parole della stessa categoria grammaticale, unite da una congiunzione, che si presentano in un ordine fisso) “il bastone e la carota” (in inglese si dice all’inverso, “carrot and stick”) è una metafora che indica l’alternanza di metodi di persuasione: maniere forti, con minacce e punizioni alternate a maniere dolci, con lusinghe e premi. Una politica del bastone e della carota, coniuga imposizioni e ricerca del consenso.
Anche se l’espressione fa riferimento alla carota appesa a un bastone e fatta penzolare davanti agli occhi di un asino, che per cercare di raggiungerla continuerà a camminare, non badando ad altro, non è un modo di dire contadino sul comportamento da tenere con gli animali da soma, ma un calco dall’inglese, relativamente recente.
Si dice in seguito a un discorso del 1943 di Winston Churchill, che aveva dichiarato che per spingere alla resa l’Italia (“l’asino italiano”) bisognava agire su entrambe le estremità, con una carota e con un bastone (“We shall continue to operate on the Italian donkey at both ends, with a carrot and with a stick”). Prima degli anni ‘40 in inglese si usava solo un’altra espressione (“carrot on a stick”(, che però ha un significato diverso: è un allettamento per far entrare in azione.

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