Numeri ufficiali Covid-19. Il trend dell’epidemia in Italia è in lento calo. Non abbassiamo la guardia

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I dati Covid-19 comunicati dal Dipartimento della Protezione Civile alle ore 18.00 di oggi 9 maggio 2020

In isolamento domiciliare: 69.974 (-2.183)
Ricoverati con sintomi: 13.834 (-802)
In terapia intensiva: 1.034 (-134)
Deceduti: 30.395 (+194)

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 385 (-2)

Grazie al nostro sistema “Tutor”, che indica la media giornaliera dei decessi dal 21 febbraio 2020 (giorno del primo decesso italiano), si evince che sin dal 25 aprile u.s. il trend è in diminuzione lenta ma costante. Noi segnaliamo questo dato con piacere, nella speranza che la riapertura delle gabbie non vanifichi tutti i sacrifici in termini di isolamento profusi negli ultimi due mesi.

Sin dal 21 febbraio 2020 nostro sistema “Tutor” ha rilevato il “picco” negli ultimi giorni del mese di aprile 2020, in una curva crescente lunga circa 65 giorni. Dal 25 aprile il trend è in lenta diminuzione. Quindi, possiamo dire che il trend è in lento calo. Secondo i calcoli del sistema “Tutor” la curva del calo misurerà tempi lenti per la “discesa” e i tempi della “discesa” saranno simili a quelli della “salita”. Quindi, se ci sono voluti circa 65 giorni per raggiungere il picco ne serviranno altrettanti per giungere a risultati vicini allo zero. Seguendo i dati del lento trend in discesa, presumibilmente si arriverà, salvo imprevisti, a raggiungere un valore vicino allo zero nei giorni a cavallo tra giugno e luglio 2020. Ripetiamo, salvo imprevisti dovuti alle maglie restrittive troppo blande da Fase 2.

Nella giornata di ieri è stata superata quota 30.000 decessi, dati che ricordiamo devono sempre essere confermati dal Istituto Superiore della Sanità e confrontati doverosamente con i decessi dei dati ISTAT dell’anno precedente, poiché non è chiara la causa effettiva del dato dei decessi delle morti avvenute “per” coronavirus e “con” coronavirus.

Altro elemento fondamentale che va evidenziato è l’assenza di autopsie effettuate in questo periodo al fine di avere certezze medico legali per dichiarare un dato certo comunicato ufficialmente sui decessi italiani causati da Covid-19.

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi
[A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]
Numero giorno -Data – Decessi del giorno [*] (Totale decessi) – Media giornaliera dei decessi (arrotondata)

1 – 21.02 – 1 (1) – 1
2 – 22.02 – 1 (2) – 1
3 – 23.02 – 1 (3) – 1
4 – 24.02 – 3 (6) – 1
5 – 25.02 – 1 (7) – 1
6 – 26.02 – 5 (12) – 2
7 – 27.02 – ? (?) – ?
8 – 28.02 – ? (21) – 3
9 – 29.02 – 8 (29) – 3
10 – 01.03 – 5 (34) – 3
11 – 02.03 – ? (?) – ?
12 – 03.03 – ? (79) – 7
13 – 04.03 – 28 (107) – 8
14 – 05.03 – 41 (148) – 11
15 – 06.03 – 49 (197) – 13
16 – 07.03 – 36 (233) – 15
17 – 08.03 – 133 (366) – 22
18 – 09.03 – 97 (463) – 26
19 – 10.03 – 168 (631) – 33
20 – 11.03 – 196 (827) – 41
21 – 12.03 – 189 (1.016) – 48
22 – 13.03 – 250 (1.266) – 58
23 – 14.03 – 175 (1.441) – 63
24 – 15.03 – 368 (1.809) – 75
25 – 16.03 – 349 (2.158) – 86
26 – 17.03 – 345 (2.503) – 96
27 – 18.03 – 475 (2.978) – 110
28 – 19.03 – 427 (3.405) – 122
29 – 20.03 – 627 (4.032) – 139
30 – 21.03 – 793 (4.825) – 161
31 – 22.03 – 650 (5.475) – 177
32 – 23.03 – 602 (6.077) – 189
33 – 24.03 – 743 (6.820) – 207
34 – 25.03 – 683 (7.503) – 221
35 – 26.03 – 662 (8.165) – 233
36 – 27.03 – 969 (9.134) – 254
37 – 28.03 – 889 (10.023) – 271
38 – 29.03 – 756 (10.779) – 284
39 – 30.03 – 818 (11.597) – 297
40 – 31.03 – 831 (12.428) – 311
41 – 01.04 – 727 (13.155) – 321
42 – 02.04 – 760 (13.915) – 331
43 – 03.04 – 766 (14.681) – 341
44 – 04.04 – 681 (15.362) – 349
45 – 05.04 – 525 (15.887) – 353
46 – 06.04 – 636 (16.523) – 359
47 – 07.04 – 604 (17.127) – 364
48 – 08.04 – 542 (17.669) – 368
49 – 09.04 – 610 (18.279) – 373
50 – 10.04 – 570 (18.849) – 377
51 – 11.04 – 619 (19.468) – 382
52 – 12.04 – 431 (19.899) – 383
53 – 13.04 – 566 (20.465) – 386
54 – 14.04 – 602 (21.067) – 390
55 – 15.04 – 578 (21.645) – 394
56 – 16.04 – 525 (22.170) – 396
57 – 17.04 – 575 (22.745) – 399
58 – 18.04 – 482 (23.227) – 400
59 – 19.04 – 433 (23.660) – 401
60 – 20.04 – 454 (24.114) – 402
61 – 21.04 – 534 (24.648) – 404
62 – 22.04 – 437 (25.085) – 405
63 – 23.04 – 464 (25.549) – 406
64 – 24.04 – 420 (25.969) – 406
65 – 25.04 – 415 (26.384) – 406
66 – 26.04 – 260 (26.644) – 404
67 – 27.04 – 333 (26.977) – 403
68 – 28.04 – 282 (27.359) – 402
69 – 29.04 – 323 (27.682) – 401
70 – 30.04 – 285 (27.967) – 400
71 – 01.05 – 269 (28.236) – 398
72 – 02.05 – 474 (28.710) – 399
73 – 03.05 – 174 (28.884) – 396
74 – 04.05 – 195 (29.079) – 393
75 – 05.05 – 236 (29.315) – 391
76 – 06.05 – 369 (29.684) – 391
77 – 07.05 – 274 (29.958) – 389
78 – 08.05 – 243 (30.201) – 387
79 – 09.05 – 194 (30.395) – 385

[*] Dati forniti dal Dipartimento della Protezione Civile.
[?] Dati non forniti dal Dipartimento della Protezione Civile (invece, nei totali complessivi sono inclusi i dati dei decessi mancanti).

I DPI nello Stato della Città del Vaticano

Un nostro lettore ci segnala, che al suono delle campane di San Pietro delle ore 19.00 agli ingressi della Città del Vaticano, le Guardie Svizzeri e i Gendarmi SCV si tolgono le mascherine e si prosegue senza. Sono stati messi appositi cestini per i “rifiuti speciali ospedalieri” per buttare i Dispositivi di Protezione Individuali usati.

Come abbiamo riferito ieri, è soltanto dal 4 maggio scorso, dopo quasi 60 giorni dall’inizio dell’emergenza Covid-19, che il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano aveva disposto che le Guardie Svizzere e i Gendarmi vaticani di servizio agli ingressi dello Stato indossino i noti DPI (mascherine chirurgiche e guanti in lattice), mentre non vengono indossati dagli stessi in altre postazioni di servizio all’interno dello Stato e nei sacri palazzi. Molti nostri sostenitori e lettori interni alla Città del Vaticano ci hanno segnalato questo fatto e che c’è un luogo in particolare, dove i DPI non devono essere indossati dalle Guardie Svizzere e dai Gendarmi vaticani in servizio lì, per espressa volontà di Papa Francesco. Questo luogo è la Domus Sanctae Marthae, la residenza pontificia pro tempore.

L’indice di contagio R+0 e l’indice di contagiosità R+t per il Sars-CoV-2

Secondo il Robert Koch Institute (RKI), l’indice R+0 in Germania è tornato al di sopra del segno critico 1: al 9 maggio è salito a 1,10.

In Italia, il livello di circolazione del nuovo coronavirus è ancora significativo in alcune zone del paese. L’ha confermato ieri l’Istituto Superiore di Sanità. Quindi, in vista della Fase 2 e la graduale riapertura come sta davvero andando l’epidemia di Sars-CoV-2 in Italia?

Il principale valore con cui dobbiamo fare i conti è l’indice di contagio. Se l’indice R+0 è al di sotto di 1, l’infezione può essere contenuta. Ieri, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, ha spiegato che attualmente a livello nazionale l’indice di contagiosità R+0 è fra 0,5 e 0,7. Tuttavia, ci sono notevoli differenze tra le regioni.

Per tenere sotto controllo i focolai, è importante tenere sotto controllo un altro indice di contagio, il parametro R+t, che si riferisce a un contesto contingentato e che rappresenta il numero medio di infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento dell’epidemia.
In particolare l’indice di contagiosità Rt in Italia oscilla molto nelle varie regioni. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, si va dallo 0,29 delle Marche allo 0,96 della Puglia. Spicca tuttavia il caso della Sicilia che presenta un valore di 1,12. “In Sicilia sono segnalati pochi casi di infezione con trend in riduzione nell’ultima settimana. L’R+t leggermente superiore ad 1 – hanno sottolineato gli esperti – potrebbe riflettere pregressi focolai limitati e di per sé non implica un aumento diffuso di trasmissione”.

Come confermato dallo stesso Brusaferro il trend indica come si stia andando verso un numero di casi segnalati molto basso in tutte le Regioni, ma ce ne sono alcune con un livello di circolazione ancora significativo. Ecco il dettaglio regione per regione:

Abruzzo R+t 0,75
Basilicata R+t 0,88
Bolzano R+t 0,44
Calabria R+t 0,80
Campania R+t 0,60
Emilia Romagna R+t 0,53
Friuli Venezia Giulia R+t 0,51
Lazio R+t 0,62
Liguria R+t 0,65
Lombardia R+t 0,57
Marche R+t 0,29
Molise R+t 0,42
Piemonte R+t 0,53
Puglia R+t 0,96
Sardegna R+t 0,48
Sicilia R+t 1,12
Toscana R+t 0,6
Trento R+t 0,44
Umbria R+t 0.83
Valle d’Aosta R+t 0,52
Veneto R+t 0,53

In ogni caso, a 4 giorni dall’inizio dall’allentamento delle misure restrittive contro il contagio da Covid-19, non vi possono essere ancora dati sull’impatto dell’avvio della Fase 2 sulla circolazione del virus.

Una particolare attenzione dovrà essere sempre posta nei contatti interpersonali e poco importa se ci si sente in buona salute. Come ha spiegato l’ISS, un paziente Covid-19 su cinque non manifesta alcun sintomo dell’infezione da Sars-CoV-2.
Il 20,4% dei casi di Covid-19 diagnosticati in Italia sono asintomatici, ovvero non manifestano alcun tipo di malessere. Il 15% sono paucisintomatico, ovvero accusano tutt’al più qualche colpo di tosse. Inoltre solo il 33% sviluppa una lieve sintomatologia. Secondo l’ISS l’infezione da Sars-CoV-2 si sviluppa in maniera grave in circa il 16,9% dei soggetti e il 3,1% necessita della terapia intensiva.
Fonte: Today.it

Sui morti di Covid nessuna autopsia: la circolare del ministero ci ha fatto perdere tempo prezioso
di Massimiliano Mazzanti
Secoloditalia.it, 9 maggio 2020

Non è una fake: la circolare del Ministero della Salute che “indicava” agli ospedali italiani di non eseguire le autopsie sulle persone decedute per “casi conclamati di Covid-19″ esiste e fu diramata il 2 aprile 2020. A ben ricordare, nei primi giorni di aprile, ancora si discuteva sull’efficacia dell’Eparina o di altre terapie. Che, poi, si sono rivelate più o meno fondamentali per far invertire il trend di mortalità. Anzi, gli italiani ricordano come, a quella data, fosse ancora aperta la discussione circa l’opportunità di definire i deceduti “morti col Covid” e/o “per il Covid”.

Così sconsigliò il Ministero della salute.

Ebbene, in questo quadro di sostanziale incertezza, l’unico strumento scientifico che avrebbe potuto fornire risposte adeguate veniva sconsigliato. E proprio dallo “stato maggiore” che comandava le “truppe sanitarie” in quella che si definiva, appunto, una guerra. Per restare alla metafora bellica: non solo senza armi, ma i medici italiani sono stati mandati in battaglia anche senza il supporto dell’“intelligence”. E i medici, contrariamente al loro stesso Ministero di riferimento, hanno dimostrato tutta la loro serietà anche in questa occasione.
Infatti, i clinici del “Giovanni XXIII” di Bergamo, pur denunciando come grave l’indicazione di non procedere a un vasto programma di autopsie che li aiutasse a cogliere tutte le complicanze del Covid-19 che hanno portato alla morte migliaia di ammalati, a partire ovviamente dalle trombosi polmonari, usano il condizionale, quando trattano l’argomento nello studio che hanno preparato per la prestigiosissima rivista scientifica “Lancet”.
In parole semplici, riassumendo un pensiero che condividono coi colleghi del “Luigi Sacco” di Milano, oggi si ha la fondata idea che il Covid-19 “metta in moto una serie di effetti che, da un certo momento in poi, non dipendono più da lui”, come appunto le trombosi che dipenderebbero dal fatto che “il virus attacchi alcuni recettori che si trovano proprio lungo i vasi sanguigni”. È un’idea molto fondata, ma che, da scienziati, non offrono come “verità”, bensì come teoria da confermare.
Forse oggi piangeremmo meno vittime
Dunque, con la stessa serietà, chi ha diretto e dirige la battaglia, avrebbe dovuto orientarsi in maniera esattamente opposta, circa le autopsie, assicurando ai patologici le dotazioni di sicurezza, ma anche chiedendogli di fare al massimo il loro mestiere. Forse, sapendone di più fin dai primi morti di fine febbraio, oggi l’Italia non piangerebbe 30 mila vittime. Anche quest’ultima non è un’illazione giornalistica, bensì la logica conseguenza di quanto si legge a pagina 13 di un documento diramato il 22 marzo a cura della Società italiana di Anatomia patologica: “Qualora all’esito della valutazione preliminare si ritenga che un decesso possa essere dovuto a Covid-19, i successivi accertamenti devono essere orientati alla conferma della diagnosi e alla precisa definizione del ruolo dell’infezione da Sars-CoV-2 nel determinismo della morte”. I medici patologi indicarono la strada per aiutare i clinici a far meglio il loro mestiere; il Ministero la sbarra.

Il caso Di Matteo e Bonafede
dal profilo Facebook di Carlo Taormina

09.05.2020 – Continua il silenzio dei mezzi di informazione su quanto da me denunziato alla Procura di Roma. Voglio sapere, e penso di avere con me milioni di cittadini, se Bonafede è un ministro comandato dalla mafia come dice Di Matteo o se Di Matteo magistrato simbolo dell’antimafia abbia diffamato Bonafede ed abbia destabilizzato le istituzioni. FATTO È CHE BONAFEDE PARLA E PARLA MA NON QUERELA BONAFEDE. La rete si ribelli e chieda l’intervento della magistratura.

08.05.2020 – Bonafede al question time alla camera conferma la verità delle dichiarazioni di Di Matteo. Situazione davvero esplosiva perché il ministro ha glissato dove non doveva. Gli chiedo: ministro Bonafede, perché non querela Di Matteo? Tanto, davanti ai giudici di Roma dovrà andare perché c’è la mia denunzia, di cui nessuno vuole parlare, MA C’È!

08.05.2020 – Informazione schifosa serva dei padroni. Non una parola scritta o detta sulla pendenza in procura di Roma di un procedimento per accertare se Di Matteo sia un buffone o se Bonafede sia un ministro sollecito ai desideri della mafia. Paese da quinto mondo. Il fondo è toccato.

07.05.2020 – Il tribunale dei ministri interroghi subito Bonafede.

Le Brigate Rosse appoggiano il Governo Conte. Parla Franceschini.

Parlando di guanti… meglio esagerare e scrivere G.U.A.N.T.I. – Con delle postille sui diritti fondamentali e di “una bottiglia al mare”

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