Cottolengo: l’Amore è più forte

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Giuseppe Agostino Benedetto Cottolengo ha fondato la Piccola Casa della Divina Provvidenza e delle congregazioni ad essa collegate: fratelli, suore e sacerdoti del Cottolengo. E’ stato proclamato santo da papa Pio XI nel 1934. La sua memoria liturgica è il 30 aprile ed è considerato uno dei santi sociali torinesi.

La sua intuizione ebbe origine il 2 settembre 1827 quando a Torino fu chiamato al capezzale di una donna francese al sesto mese di gravidanza, tale Giovanna Maria Gonnet, affetta da tubercolosi e morente. Ella era stata portata dal marito in più ospedali torinesi, ma in nessuno era stata accettata per il ricovero perché le inevitabili perdite di sangue avrebbero potuto innescare un’epidemia tra le altre madri e i neonati (allora non esistevano gli antibiotici).

Di fronte alla tremenda agonia della giovane, lasciata morire in una misera stalla circondata dal dolore dei suoi figli piangenti, Cottolengo sentì l’urgenza interiore di creare un ricovero dove potessero essere accolti e soddisfatti i bisogni assistenziali che non trovavano risposta altrove. Con l’aiuto di alcune donne, il 17 gennaio 1828 aprì nel centro di Torino il Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini.

Dopo tre anni, in seguito ai timori di un’epidemia di colera, il governo gli ordinò di chiudere il ricovero. Sì trasferì in Borgo Dora, dove il 27 aprile 1832 fondò, con l’aiuto del dottor Lorenzo Granetti, quella grande realtà tuttora esistente: la Piccola Casa della Divina Provvidenza.

Mercoledì 29 aprile, vigilia della festa del santo torinese il padre generale della Piccola Casa, don Carmine Arice, ha celebrato la messa nella Chiesa Grande del Cottolengo per tutta la famiglia carismatica cottolenghina presente nel mondo.

Nell’omelia il padre generale il tema pastorale: “Quando abbiamo scelto il tema pastorale di quest’anno: ‘Insieme nella Piccola Casa. Molti un sol corpo’, nessuno avrebbe immaginato che molte membra di questo corpo avrebbero dovuto vivere isolate, in quarantena, passare attraverso una malattia seria, e per tante di esse vedere la morte in faccia; chi immaginava che la fedeltà al proprio lavoro avrebbe potuto significare rischiare la vita.

Magari, se avessimo saputo, avremmo scelto un altro tema, forse più legato al dolore, alla sofferenza, al senso del male, all’aiuto reciproco in tempi di difficoltà, sul valore della sofferenza o altro … tutte riflessioni utili!”

Ed ha ricordato le opere del Santo torinese: “Il Cottolengo è stato un uomo che sempre si è lasciato interpellare dalle situazioni: la Piccola Casa non è nata a tavolino da un piano strategico. Lui aveva un solo pensiero fisso nella sua mente e nel suo cuore: annunciare il Vangelo e, spinto dalla carità di Cristo, prendersi cura di chi era più in pericolo a credere all’Amore paterno di Dio. Per rispondere a questa esigenza evangelica prima che solidaristica, è nata la Piccola Casa”.

Poi ha raccontato le cure offerte ai malati: “E così vediamo ospiti accuditi con cura, ammalati che guariscono, altri che concludono serenamente la loro giornata terrena, penso in particolare alle nostre Sorelle che hanno raggiunto la casa del Padre in questo periodo; constatiamo generosità senza risparmio di operatori che si donano, magari si infettano, guariscono e non vedono l’ora di tornare in servizio e vediamo anche la fantasia della carità che coglie anche questa dolorosa circostanza come occasione anche per aprire nuovi servizi come la terapia intensiva che domani 30 aprile inaugureremo… e l’elenco potrebbe essere ancora lungo.

Come non ringraziare, poi, la Divina Provvidenza che si manifesta attraverso la generosità di benefattori che in questo periodo hanno voluto far sentire il loro sostegno e la loro vicinanza in modo concreto…

Tutto questo è annuncio di Cielo, è un segno di ciò che viene dall’Alto e che ci indica la meta verso cui stiamo camminando. Tutto questo è fede pasquale dove ci viene rivelato che il venerdì santo non è lontano dalla domenica di resurrezione e l’uno non sta senza l’altra”.

Mentre nella solennità del Santo Cottolengo l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha presieduto la messa affermando che l’Amore è più forte: “L’amore che si vive e agisce nelle Piccole Case della Provvidenza sparse oggi in tutto il mondo è un amore che rivela la Provvidenza del Padre e nasce dalla fede nella sua benevolenza verso ogni suo figlio bisognoso e sofferente, nella sua misericordia senza limiti, nel suo amore infinito, e diventa azione concreta di con-divisione fino a farsi carico in prima persona e senza remore del prossimo, fino a dare la vita per lui.

E’ un amore quello che il Cottolengo ha voluto fosse al centro della sua opera che si fa carico di quelli che vivono nelle periferie delle periferie e quindi verso gli ultimi degli ultimi, i disabili psichici o fisici che nessuno vuole o che fanno problema per la società e che si cerca persino di nascondere agli occhi di tutti o che fanno compassione ma che non si ha il coraggio di assumere come fratelli e sorelle a cui donare non solo servizi e accoglienza, ma la propria stessa vita momento per momento, giorno per giorno fino a consumare se stessi per loro come Cristo che ha consumato se stesso per ogni sofferente, povero, derelitto, e per ogni uomo senza ma e senza se , senza preconcetti rifiuti o semplici gesti consolatori”.

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